Il Best of 2024 di Cineuropa
di Cineuropa
- Ecco i risultati del sondaggio tra i giornalisti di Cineuropa. Quali sono le migliori opere europee dell'anno?

Quest'anno abbiamo davvero qualcosa da festeggiare. Non capita spesso che dall'industria europea (da parte di registi francesi, per la verità) arrivino delle vere e proprie eccellenze cinematografiche. Certo, possono essere ambientati rispettivamente a Hollywood e in Messico, e la mancanza di grandi produzioni statunitensi dovuta agli esiti degli scioperi di Hollywood può aver contribuito, ma è innegabile il loro livello di creatività senza pari ed è l'ingrediente speciale che li ha resi ciò che sono. L'anno scorso il cinema europeo ha ottenuto un successo clamoroso (come dimostrano i primi tre film della classifica Best of 2023 di Cineuropa) guardando verso l'interno dei confini, mentre quest'anno sta dimostrando ancora una volta la sua capacità di esaminare ogni parte del mondo e trarne ispirazione. Allo stesso tempo è proprio questo continente che continua a cercare di restituire ciò che gli è stato dato (e preso) nel corso della storia, contribuendo alla creazione di film sul resto del mondo - film sulla Palestina, sul Benin, sulla Repubblica Democratica del Congo, sul Brasile e sull'India, per citare solo alcuni dei Paesi che abbiamo imparato a conoscere un po' meglio attraverso i titoli di quest'anno.
Ecco ora arrivati i risultati del sondaggio dei giornalisti di Cineuropa. Quali sono le migliori opere europee (co)prodotte in anteprima mondiale quest'anno, secondo il nostro team?
25 La storia di Souleymane [+leggi anche:
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intervista: Boris Lojkine
scheda film], Boris Lojkine (Francia)

"La storia di Souleymane riesce a trattare molto bene tutte le sfaccettature della situazione psicologicamente provante dell'esule. È un'opera folgorante, toccante e affascinante, con una forza documentaria che Boris Lojkine trasforma in una fiction umanista che si muove a 100 km all'ora e che merita un plauso. (Fabien Lemercier)
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24 Tardes de soledad [+leggi anche:
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intervista: Albert Serra
scheda film], Albert Serra (Spagna/Francia/Portogallo)

"Il risultato è un film che si immerge in una sorta di atmosfera spontanea e diventa un'immersione ipnotica – con un certo tono psichedelico ed epico – attraverso i sensi nel mondo della corrida, nella verità e nella solitudine del torero. È un documentario singolare (capace di trascendere i generi e i codici più comuni) con uno sguardo poetico, personale e audace, lontano dal politicamente corretto, che, al di là di ogni moralismo o riflessione (non sforzatevi di cercare un messaggio, perché non c'è), cerca e trova quell'ipnotismo latente." (Júlia Olmo)
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22 Armand [+leggi anche:
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intervista: Halfdan Ullmann Tøndel
intervista: Renate Reinsve
scheda film], Halfdan Ullmann Tøndel (Norvegia/Paesi Bassi/Germania/ Svezia)

"La prima metà di Armand è svolta con la massima abilità, e la seconda metà decide di fuggire dalla sua claustrofobica premessa di un'opera da camera – una mossa che lascerà perplesso qualche spettatore. Detto questo, alcuni dei momenti migliori di qualsiasi film a Cannes 2024 si trovano sicuramente qui. Sia nonna Liv che nonno Ingmar approverebbero di cuore." (Jan Lumholdt)
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= The Devil's Bath [+leggi anche:
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intervista: Veronika Franz, Severin Fi…
scheda film], Veronika Franz & Severin Fiala (Austria/Germania)

"The Devil's Bath è un film che rimarrà impresso nello spettatore per un po'. È un dramma che attinge al ricco background horror di Franz e Fiala, pur emancipandosi dal genere per cui sono diventati famosi. La vastità della storia femminile segna ancora un vuoto, un trauma cancellato da un secolo, e questo film intende fare luce su un pezzo significativo di essa." (Susanne Gottlieb)
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21 Queer [+leggi anche:
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scheda film], Luca Guadagnino (Italia/Stati Uniti)

"Potrebbe essere troppo strano per i votanti agli Oscar. Non solo per la sessualità, ma perché Queer si trasforma da un elegante dramma erotico su un uomo che si innamora di uno sconosciuto più giovane in mezzo alla giungla. Improvvisamente non si tratta di cappelli fedora e sguardi rubati. Vengono assunte droghe sconosciute, spuntano animali esotici da ogni angolo e la gente vomita il proprio cuore pulsante. Che strana, sudata e tenera storia d'amore è questo film." (Marta Bałaga)
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20 A Fidai Film [+leggi anche:
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intervista: Kamal Aljafari
scheda film], Kamal Aljafari (Palestina/Germania/Qatar/Brasile/Francia)

"Aljafari riesce recuperare alcuni materiali dell'archivio, tutt’ora in mani israeliane, e ad assemblarli in modo da raccontare una storia della Palestina che appartenga al popolo palestinese, evidenziando come lo stato israeliano abbia fatto un utilizzo distorto di queste immagini, adattandole a fini propagandistici. Questa gabbia di significato viene scardinata da A Fidai Film, che già dal titolo si propone come un film di resistenza e di lotta (fidāʾī significa “colui che si sacrifica” oltre che essere il titolo dell’inno nazionale palestinese)." (Roberto Oggiano)
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19 Querer [+leggi anche:
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intervista: Alauda Ruiz de Azúa
scheda series], Alauda Ruiz de Azúa (Spagna) (serie)

"Un mare di dubbi si abbatte sulle persone coinvolte. E anche sullo spettatore, che si chiede: “come mi comporterei io?”, “come sarebbe la mia vita se mi trovassi in una situazione simile?”, e persino “fino a che punto ho tollerato l'abuso psicologico nella mia sfera più intima?”. Tutta questa tensione emotiva permea una serie di travolgente maturità, coraggio e intensità, con un cast diretto in modo eccellente da Alauda Ruiz de Azúa, che ancora una volta osa scavare nelle pieghe più intime della famiglia." (Alfonso Rivera)
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18 La stanza accanto [+leggi anche:
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scheda film], Pedro Almodóvar (Spagna)

"L'atteso primo film in lingua inglese di Almodóvar non si è rivelato una grande e sfavillante produzione in studio, ma piuttosto quello che probabilmente è il suo film più intimo, calmo e riflessivo, un lungometraggio che affronta le grandi questioni della vita (e della morte) e che ricorda quelli dei maestri europei che prima di lui hanno fatto breccia nella scena statunitense. È come se il cinema classico fosse tornato: non ci sono ambientazioni innovative, né colpi di scena divertenti, né momenti esplosivi in grado di fare il giro dei social network; si tratta invece di un'opera magistralmente empatica, ancora fortemente legata all'epoca attuale, che può insegnare molto a chiunque sia disposto ad accogliere i sentimenti che trasmette.” (David González)
16 Soundtrack to a Coup d’Etat [+leggi anche:
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intervista: Johan Grimonprez
scheda film], Johan Grimonprez (Belgio/Francia/Paesi Bassi)

"Testo in maiuscolo ben formattato e allineato; filmati di vecchi cinegiornali a scatti; il rullante di una batteria: Soundtrack to a Coup d’Etat è un'immersione nella storia, ma non rinuncia a essere un'esperienza da assaporare come spettatore. Il film ha un "come" che è importante quanto il "cosa" e il "perché", che lo rendono un'esperienza estetica memorabile e allo stesso tempo un resoconto rigoroso della crisi del Congo e più ampiamente della guerra fredda." (David Katz)
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= Bird [+leggi anche:
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scheda film], Andrea Arnold (Regno Unito/Francia)

"Bird è profondamente radicato nella dura realtà delle parole violente e dei cicli di traumi familiari, così come nei legami mistici che legano gli uomini agli animali: in questi incroci, il film trova la salvezza. È proprio questa sinergia a rendere l'opera una meraviglia del cinema europeo contemporaneo." (Savina Petkova)
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15 Dahomey [+leggi anche:
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scheda film], Mati Diop (Francia/Senegal/Benin)

"Il documentario di Diop, che segue la restituzione di opere d'arte rubate in epoca coloniale, è un piccolo gioiello prezioso. Il film è un delizioso esercizio di commistione tra realtà e fantasia, ed è importante per presentare come il passato coloniale influenzi ancora il presente, quanto sia complicato e stratificato questo retaggio." (Ola Salwa)
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14 L'uomo nel bosco [+leggi anche:
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intervista: Alain Guiraudie
scheda film], Alain Guiraudie (Francia/Spagna/Portogallo)

"Guiraudie dimostra ancora una volta la sua deliziosa singolarità, meticolosamente realizzata con il bisturi di una formidabile sceneggiatura che dapprima compie ampie curve espositive prima di un susseguirsi di serrate svolte narrative prima di arrivare al cuore di nascosti sentieri nella foresta e stretti vicoli umani in cui ogni sorpresa è possibile." (Fabien Lemercier)
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13 The Sparrow in the Chimney [+leggi anche:
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intervista: Ramon e Silvan Zürcher
scheda film], Ramon Zürcher (Svizzera)

"Sorta di fiaba distopica dai toni horror, il film trasporta il pubblico in un mondo crudele e sincero dove tutti, liberandosi dai dettami di una società che, dalla nascita, assegna ad ognuno il proprio ruolo, ritrovano finalmente la loro vera natura, selvaggia, insolente, animale." (Giorgia Del Don)
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12 The Seed of the Sacred Fig [+leggi anche:
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intervista: Directors Talks @ European…
intervista: Mohammad Rasoulof
scheda film], Mohammad Rasoulof (Germania/Francia/Iran)

"Sezionando questo microcosmo familiare al centro di un caos imperante con una consumata arte per i colpi di scena, il regista ci fornisce magistralmente un film affascinante e una serie di informazioni e testimonianze speculari su una teocrazia in piena deriva autoritaria che sente crollare il terreno sotto i piedi quando le donne si uniscono per difendersi." (Fabien Lemercier)
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11 The Girl with the Needle [+leggi anche:
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intervista: Besir Zeciri
intervista: Directors Talks @ European…
intervista: Magnus von Horn
scheda film], Magnus von Horn (Danimarca/Polonia/Svezia)

"Tom Waits una volta disse: "Mi piacciono le belle melodie che mi dicono cose terribili". Questa citazione si adatta perfettamente a The Girl with the Needle, che racconta la sua macabra e inquietante storia d'epoca basata su eventi reali attraverso una squisita fotografia in bianco e nero, musica e sound design, una meticolosa messa in scena, costumi e trucco, ma soprattutto attraverso le indimenticabili interpretazioni di Vic Carmen Sonne e Trine Dyrholm. Raramente un materiale così devastante è stato trattato con tanta eleganza, fondendo finezza estetica e brutalità grintosa in un modo unico". (Vladan Petkovic)
10 Vermiglio [+leggi anche:
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intervista: Maura Delpero
scheda film], Maura Delpero (Italia/Francia/Belgio)

"Delpero torna a occuparsi del tema della maternità ambientando la sua nuova storia in una piccola comunità di montagna, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nella regia contemplativa di Delpero, definita dal rigore estetico della ricostruzione storica e dai dialoghi essenziali, la giovane protagonista rappresenta una figura femminile già in evoluzione, che da soggetto subordinato all’interno di una società maschilista, annuncia la donna che negli anni a venire scardinerà discriminazioni e ideologie obsolete e sessiste.” (Camillo De Marco)
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9 Toxic [+leggi anche:
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intervista: Directors Talks @ European…
intervista: Saulė Bliuvaitė
scheda film], Saulė Bliuvaitė (Lituania)

"È raro che un film con una narrazione molto uniforme riesca a mantenere l'attenzione dello spettatore dall'inizio alla fine. Con Toxic questo miracolo avviene, forse grazie ai ritratti genuini e ravvicinati di entrambe le protagoniste - ognuna delle quali è una narrazione a sé stante - e al crescente rapporto di affetto che le lega, e grazie al modo poetico del film di catturare i tentativi di sognare in un'epoca destinata al sogno, ma in un luogo privo di punti di partenza." (Mariana Hristova)
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8 The Substance [+leggi anche:
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intervista: Coralie Fargeat
scheda film], Coralie Fargeat (Regno Unito/Stati Uniti/Francia)

"Rilettura ultra-fisica e fantascientifica del classico atto di passare attraverso lo specchio e della pericolosa sete di immortalità, questo avatar post-moderno, al femminile, di Dorian Gray eccelle nei suoi eccessi: la carne si spacca, il sangue cola e tutto è “sopra le righe”. Non è certo una novità sul grande schermo, ma non è mai stata mostrata in modo così diretto e viscerale sotto forma di intrattenimento." (Fabien Lemercier)
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7 Grand Tour [+leggi anche:
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intervista: Marta Donzelli, Gregorio P…
intervista: Miguel Gomes
scheda film], Miguel Gomes (Portogallo/Italia/Francia/Germania/Giappone/Cina)

"Gomes realizza così un'opera cinematografica che rimane nella memoria. Grand Tour è un dramma on the road che racchiude - almeno in una certa misura, senza essere pretenzioso o troppo "highbrow" - elementi di colonialismo passato e presente, divisioni sociali, amore e paura. È un film coraggioso che non cerca l'approvazione del pubblico, rimanendo fedele al suo nucleo dall'inizio alla fine e trovando un buon equilibrio tra essere "elegante" e rimanere comprensibile. È un'impresa rara, di questi tempi." (Davide Abbatescianni)
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6 Io sono ancora qui [+leggi anche:
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scheda film], Walter Salles (Brasile/Francia)

"Salles ha deciso di scommettere sulla Torres e sulla sua complessa interpretazione di Eunice. Una scelta molto riuscita, perché l'attrice riesce a interpretarla nel corso di 25 anni con grande profondità, fornendo una performance altamente credibile. Io sono ancora qui è un solido dramma familiare che fa luce su una pagina vergognosa della storia brasiliana - e la sua protagonista senza peli sulla lingua lo rendono un’opera cinematografica potente." (Davide Abbatescianni)
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5 All We Imagine as Light [+leggi anche:
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scheda film], Payal Kapadia (Francia/India/Paesi Bassi/Lussemburgo/Italia)

"Realismo e poesia si intrecciano magistralmente in questa opera prima di finzione, che conferma la nascita di un regista unico. L'abilità di Kapadia nel catturare la luce nell'oscurità è impareggiabile in questa deliziosa storia di sorellanza priva di prediche e di amore per se stessi e per l'altro al di là dei rigidi limiti imposti dalla società. È un racconto nella tradizione del cinema dell'Asia meridionale, in cui le città sono giungle e le giungle sono città, e gli esseri umani sono solo una piccola parte di tutto questo, che porta a uno dei finali più semplici e commoventi del cinema recente. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è l'amore, senza confini, senza pregiudizi, senza odio". (David González)
4 The Brutalist [+leggi anche:
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scheda film], Brady Corbet (Stati Uniti/Regno Unito/Ungheria)

"Un dramma d'epoca con celebrità riconoscibili? Un film sull'architettura - e sui mobili di design? Una storia d'amore? Parla di trauma, speranza, ossessione o forse di guerra? Chi se ne frega. Ci ha tremendamente colpito. In breve, Corbet ha fatto le cose in grande ma le ha fatte in modo incomprensibile. Non è ancora chiaro cosa sia realmente The Brutalist, ma è unico nel suo genere." (Marta Bałaga)
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3 No Other Land [+leggi anche:
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intervista: Basel Adra, Yuval Abraham
scheda film], Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham & Rachel Szor (Palestina/Norvegia)

"No Other Land diventa un pugno allo stomaco che continua a dare e in cui l'immaginario ossessionante non perde mai la sua forza. Il film diventa a volte persino così travolgente da instillare nello spettatore un senso di totale futilità: siamo davvero tutti così impotenti? Il film dà il meglio di sé quando raggiunge la mobilità cinematografica: la macchina da presa agisce come un'estensione di questa documentazione attivista della violenta occupazione israeliana e non come un osservatore distaccato. Alla fine del film, la misura dell'impotenza è palpabile, ma i registi offrono un briciolo di speranza in questo atto transnazionale di solidarietà e resistenza." (Olivia Popp)
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2 Flow - Un mondo da salvare [+leggi anche:
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intervista: Gints Zilbalodis
intervista: Red Carpet @ European Film…
scheda film], Gints Zilbalodis (Lettonia/Francia/Belgio)

"La storia di questo bellissimo film d'animazione, è tanto semplice quanto coinvolgente. Il mondo sembra volgere al termine, o almeno ci rendiamo conto che l'umanità e la civiltà sono state spazzate via. Le vestigia della presenza umana sono ancora visibili, ma gli animali e la natura tornano a dominare il nostro pianeta. Senza giri di parole, Flow è la vera gemma nascosta di questa edizione di Cannes. Si tratta di una storia incentrata sugli animali ma è così "umana" ed è così semplice entrare in relazione con essa da risultare toccante e commovente, e fa leva sulle corde del cuore, sia per i bambini che per gli adulti. Ha il potenziale per essere venduto in tutto il mondo, forse segnando l'inizio di un nuovo capitolo per l'animazione europea." (Davide Abbatescianni)
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(Leggi l'interview con Gints Zilbalodis)
1 Emilia Pérez [+leggi anche:
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scheda film], Jacques Audiard (Francia)

"Audiard ha deciso di compiere una nuova metamorfosi cinematografica, questa volta nel cuore del tribunale della coscienza piuttosto che nelle vere aule di giustizia, dove si annidano la corruzione del potere e l'ombra dei crimini impuniti. Questa volta si è imbarcato in un musical, un genere altamente rischioso. Se a questo si aggiunge una storia incentrata su un potente narcotrafficante che cambia sesso (e vita) per un suo desiderio profondo, è facile capire quanto la vicenda fosse difficile sulla carta, con un alto potenziale di caduta senza paracadute. E invece, bingo!" (Fabien Lemercier)
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(Tradotto dall'inglese)
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