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LES ARCS 2024

Recensione: Silver Star

di 

- I sorprendenti registi francesi Lola Bessis e Ruben Amar realizzano negli Stati Uniti un teso road movie, pieno di fascino e umorismo, alla Thelma e Louise

Recensione: Silver Star
Grace Van Dien e Troy Leigh-Anne Johnson in Silver Star

Sono apparsi per la prima volta al SXSW di Austin nel 2013 con Swim Little Fish Swim [+leggi anche:
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intervista: Ruben Amar, Lola Bessis
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, un lungometraggio d'esordio ambientato a New York che ha viaggiato in lungo e in largo nel circuito dei festival internazionali (fino a Rotterdam). I frenchies Lola Bessis e Ruben Amar hanno sicuramente gli Stati Uniti e il loro cinema indipendente nel sangue, e ora tornano con Silver Star, che naviga dal Connecticut al Kentucky passando per Cincinnati al seguito di due giovani donne poco viziate dalla vita e unite da circostanze improbabili in un road movie dinamico, divertente e in generale molto piacevole, presentato lo scorso settembre a Deauville e proiettato al 16mo festival di Les Arcs, nella sezione Playtime.

"Ci siamo incontrate in una banca". La laconica e impulsiva afroamericana Billie (Troy Leigh-Anne Johnson), proveniente da una famiglia di militari, è in libertà vigilata da un mese dopo un alterco con un poliziotto che le è costato un occhio. Costretta a sottoporsi a un programma di riabilitazione (che comprende test di salute mentale come "sei mai stata eccitata dalla violenza?", "hai amici o familiari su cui puoi contare?", "ti penti delle azioni che hanno portato alla tua incarcerazione?", "hai mai desiderato morire?"), è preoccupata soprattutto per la casa dei suoi genitori, che osserva da lontano e che sta per essere messa all'asta a causa sua e dei costi sostenuti per la sua difesa e le cure mediche.

Per risolvere la situazione e riguadagnare l'onore agli occhi del padre disabile, ex tenente dell'esercito americano con la Silver Star, decide di rapinare la banca che ostacola la sua famiglia. Ma è costretta a prendere un ostaggio per garantirsi la fuga, e si imbatte in un caso esemplare: la bionda e chiacchierona Franny (Grace Van Dien), un'ex tossicodipendente non sposata e al limite del cerebroleso, appena licenziata dal suo lavoro di insegnante di acquagym e partita per la tangente sotto la minaccia di essere reintegrata in un istituto per donne con precedenti penali. Le due intraprendono un viaggio pieno di eventi tumultuosi, con il denaro in testa, ma anche sentimenti che gradualmente si liberano...

Attraverso un'America tutt'altro che sfavillante, alla maniera di American Honey [+leggi anche:
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Q&A: Andrea Arnold
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, supportato da interpreti perfette e girato con una nervosa camera a mano, il film procede con ritmo, idee ed energia, come un moderno western. Un cavallo in un furgone, uno spacciatore molto cattivo, una rievocazione della battaglia di Camp Wildcat (episodio del 1861 della Guerra Civile Americana) che vide arruolarsi nell'esercito americano  la prima donna nera (travestita da uomo nei Buffalo Soldiers): la sceneggiatura combina abilmente il presente e il passato degli Stati Uniti in un cocktail ad alto potenziale di simpatia e umorismo basato sulla ricetta del duo antagonista. Un'immersione riuscita per i nostri due cineasti francesi nell'anima dell’America e nel cuore del cinema indipendente locale, erede di Bonnie e Clyde e Thelma e Louise.

Silver Star è prodotto dalle società francesi Les Films de la Fusée e MiddlemenPulsar Content si occupa delle vendite internazionali.

(Tradotto dal francese)

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