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FILM / RECENSIONI Finlandia

Recensione: My Name Is Dingo

di 

- Mari Rantasila dipinge un quadro sensibile dei Dingo, gruppo rock finlandese degli anni '80 che ha conquistato l'intero paese ma è rimasto schiacciato dalla sua stessa fama

Recensione: My Name Is Dingo
Saku Taittonen in My Name Is Dingo

Il 25 dicembre, i fan della musica finlandese di tutte le età hanno ricevuto un regalo di Natale molto atteso, la prima mondiale di My Name Is Dingo. Il biopic, diretto dall'attrice e regista vincitrice di un premio Jussi Mari Rantasila (Parting, Risto Räppääjä [+leggi anche:
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), racconta la storia di una delle band di maggior successo nella storia del rock finlandese, i Dingo, ma con una forte attenzione alle lotte interiori del suo cantante Pertti “Nipa” Neumann (interpretato in modo convincente da Saku Taittonen).

I Dingo sono la colonna sonora della vita di molti finlandesi: il loro primo mixtape, il loro primo concerto, il primo bacio sul sedile posteriore di un'auto, e per i nuovi arrivati nel Paese una chiave per imparare la lingua. È quasi sorprendente che questo film non sia stato realizzato già vent'anni fa, ma il momento è quello giusto: arriva 40 anni dopo l'uscita dell'album di debutto dei Dingo, Nimeni on Dingo (“Il mio nome è Dingo”), e il film è così accattivante che risolleverà gli animi dopo un anno difficile.

Non c'è nulla di nuovo nei film che raccontano l'ascesa e il declino di una rockstar, eppure questo film è un gioiello, con tanta anima in tutti i reparti: l'attore Saku Taittonen esprime così bene la dualità del suo personaggio tra tumulto interiore, derivante da un trauma infantile causato da un padre dispotico, e orgoglio ferito che è quasi impossibile distinguere la sua performance dalla persona originale che interpreta – e sa anche cantare. Taittonen è affiancato da una serie di attori molto efficaci nei loro ruoli: Elias Salonen brilla nei panni del primo manager di Dingo, Lasse Norres (“Il mio stipendio è più alto di quello del Primo Ministro”), che può passare da 0 a 100 in pochi secondi e i cui scatti d'ira sullo schermo fanno venire la pelle d'oca. Lo stesso si può dire di Ronja Keiramo, che interpreta Marika, la prima compagna di Nipa, e che dice molto solo con gli occhi.

Il film non perde un colpo. I dialoghi scattanti della sceneggiatrice Hanna Leivonniemi, le scenografie vibranti e realistiche di Sasu Joutsi, il montaggio ben ritmato di Hanna Kuirinlahti e i costumi di Susse Roos trasportano il pubblico direttamente negli anni '80.

Se si dovesse muovere una critica a questo film, sarebbe l'assoluta concentrazione sul cantante Neumann, che relega gli altri membri della band al ruolo di comparse, anche se sarebbe stato interessante conoscere il loro punto di vista. Tuttavia, la Pertti-mania fu anche il motivo dello scioglimento dei “famosi cinque” (la band fece poi diversi ritorni nel corso degli anni, ma in altre formazioni). Come Pertti spiega ai suoi compagni di band Eve e Pepe a un certo punto del film, ogni band ha un capo e per i Dingo il capo è lui. Tuttavia, dentro di sé non si sente un capo e i commenti degradanti del padre lo seguono ovunque, anche quando il padre non c'è più.

My Name Is Dingo uscirà nei cinema finlandesi ed estoni, ma questo film potrebbe interessare anche il pubblico internazionale. Forse non capiranno i testi romantici, poetici e spiritosi, ma la musica è contagiosa.

Il film è prodotto da Yellow Film & TV, con il supporto del Finnish Film Foundation, Nordisk Film, YLE e la città di Pori, ed è distribuito da Nordisk Film.

(Tradotto dall'inglese)

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