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TRIESTE 2025

Recensione: I diari di mio padre

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- Con sensibilità e rispetto, il regista italo-bosniaco Ado Hasanovic ricorda il genocidio di Srebrenica attraverso i ricordi e i filmati d’epoca del padre montati con materiale nuovo

Recensione: I diari di mio padre

Kafka, Turgenev, sui libri, e sullo schermo Big Fish di Tim Burton, il capolavoro russo Il ritorno di Andrej Zvjagincev, persino Luke Skywalker e Darth Vader nella saga Star Wars... La difficoltà nel parlare di e con il padre è uno dei tabù più visitati da letteratura e cinema, di volta in volta derivato da differenze generazionali e aspettative diverse, il ruolo paterno percepito come autoritario o distante, traumi personali o storici che ostacolano il dialogo. Ado Hasanovic, regista italo-bosniaco noto per cortometraggi premiati a livello internazionale, ne ha fatto il centro del suo debutto al lungometraggio, I diari di mio padre, presentato a Visions du Reel e proiettato dopo a Sarajevo e oggi fuori concorso al Trieste Film Festival. Intrecciando filmati d’archivio e nuove riprese il film raccontare una delle pagine più oscure della storia europea recente: il genocidio di Srebrenica.

Nel 1993, durante la guerra in Bosnia, Bekir Hasanovic scambia una moneta d’oro con una videocamera e inizia a filmare la vita quotidiana nella sua città natale, Srebrenica, assediata dalle forze serbe. Con il supporto di un’improvvisata troupe, i “Dzon, Ben & Boys", Bekir documenta le difficoltà di una comunità intrappolata in un conflitto brutale. Le sue riprese, spesso fuori fuoco e accompagnate dal tipico ronzio dei nastri VHS, immortalano un’umanità spezzata ma resiliente, che si aggrappa al sostegno reciproco, alla fiducia nel futuro e ad una sana ironia balcanica.

Quasi trent’anni dopo, Ado Hasanovic decide di “rivisitare” quei filmati, integrandoli con i diari del padre e un dialogo con la madre Fatima. Il risultato è un racconto personale e toccante che esplora la memoria del genocidio e il peso del passato sulla vita dei sopravvissuti. Hasanovic figlio non si limita a montare il materiale d’archivio, ma lo trasforma in una vibrante testimonianza universale, mettendo a confronto la storia della sua famiglia con la tragedia collettiva vissuta dal popolo bosniaco. Il lavoro di montaggio della esperta Esmeralda Calabria, con Elisabetta Abrami e Anna Zagaglia, è semplicemente magistrale.

Il genocidio di Srebrenica, riconosciuto ufficialmente nel 2007 dalla Corte Internazionale di Giustizia, rimane una delle più gravi atrocità avvenute in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’11 luglio 1995, le truppe serbo-bosniache guidate da Ratko Mladic presero il controllo della città, dichiarata “zona protetta” dalle Nazioni Unite. Oltre 8.000 uomini e ragazzi musulmani furono uccisi, mentre il resto della popolazione tentò disperatamente di fuggire. Le immagini di Bekir, girate durante l’assedio, testimoniano il dramma di chi fu costretto ad abbandonare case, affetti e radici, trovando rifugio in condizioni disumane.

Nel film, scritto insieme ad Armando Maria Trotta e Anna Zagaglia, Hasanovic ricuce il tessuto di un dialogo tra il giovane padre che filma la tragedia e l’uomo di oggi, riluttante a rievocare quella guerra. Bekir, ora schivo e segnato da ferite non rimarginabili, rivive a fatica quei ricordi per il figlio. Il regista, con sensibilità e rispetto, utilizza i nastri VHS per riportare alla luce una memoria collettiva che rischia di affievolirsi, mentre ricorda al mondo la ferocia e la disumanità dei conflitti.

I diari di mio padre alterna immagini del passato, con la loro fragilità visiva e sonora, a riprese moderne che amplificano il valore emotivo del racconto. La voce narrante accompagna lo spettatore nei rifugi, nei boschi e tra le macerie, rendendo tangibili la paura, ma anche la sopportazione di chi ha vissuto quegli eventi. Ancora una volta, il cinema documentario ci invita a riflettere sull’importanza della memoria come strumento di denuncia e costruzione di una pace duratura.

I diari di mio padre è prodotto da Palomar e Mediawan Rights, che ne cura anche le vendite internazionali.

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