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SUNDANCE 2025 Concorso World Cinema Dramatic

Recensione: Sukkwan Island

di 

- Swann Arlaud e Woody Norman brillano nel nuovo film di Vladimir de Fontenay, un survival incisivo e di alto livello, tanto brutalmente fisico quanto sottilmente psicologico

Recensione: Sukkwan Island
Swann Arlaud in Sukkwan Island

“Niente auto, niente telefoni, niente persone, niente strade. Un'isola tutta per noi”. È nel cuore di una “grande avventura” che ruota attorno a un rapporto padre-figlio nella natura selvaggia e isolata che si immerge il regista franco-americano Vladimir de Fontenay (rivelatosi alla Quinzaine des Réalisateurs 2017 con Mobile Homes [+leggi anche:
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), con il suo film di incredibile impatto Sukkwan Island, presentato al Festival di Sundance nel concorso World Cinema Dramatic.

Il sogno romantico di immergersi in una terra incontaminata dall'uomo è stato fonte di ispirazione per innumerevoli film, da Un tranquillo weekend di paura (1972) di John Boorman e Into the Wild (2007) di Sean Penn a Captain Fantastic (2016) di Matt Ross, solo per citare alcuni esempi, e sappiamo che raramente le cose vanno come previsto in queste utopie, e che quando si tratta di sopravvivere, il dramma è quasi inevitabilmente dietro l’angolo. E Sukkwan Island non ne fa mistero, con il suo prologo altamente suggestivo (l'arrivo in barca in mezzo a temperature glaciali, ore silenziose passate a guidare, giorno e notte, su strade innevate, la menzione di un funerale tenutosi dieci anni prima) sulle orme di Roy (Ruaridh Mollica), un giovane che è venuto a vedere uno chalet prima che venga distrutto. Un lungo flashback coinvolge i due protagonisti di questa storia, che il regista ha tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore americano David Vann: l'adolescente Roy (Woody Norman) e suo padre Tom (Swann Arlaud). Perché, sotto la superficie di questo film molto fisico (si taglia la legna per non morire di freddo, si pesca, si tira al fucile, si inciampa nella neve, e poi le ferite, la paura degli orsi, ecc.) che ricorda i western moderni, è il rapporto padre-figlio, oscillante tra l'amore e la crocifissione, il vero soggetto di questo film.

“Ho lasciato tutto, ho convinto tua madre, ho comprato questa casa per noi due”. Separatosi dalla moglie quando Roy era piccolo, Tom ha deciso di riallacciare i rapporti con il figlio trascorrendo un anno insieme sull'isola di Sukkwan. Così, vediamo il nostro duo padre-figlio scendere da un piccolo aereo e sistemarsi in un austero chalet (“andate dritto attraverso il bosco e poi girate a sinistra al lago”). Il paesaggio circostante è sublime, l'isolamento esaltante (“le nostre regole, possiamo fare quello che vogliamo”), con solo una radio a collegarli al mondo esterno e la luce mutevole con tanto di sole di mezzanotte e aurora boreale. Ma Roy percepisce presto strani segnali di allarme nel comportamento del padre (“non mi sento a casa da nessuna parte, ma stare qui con te renderà tutto migliore”). E quando arriva l'inverno, le complicazioni pratiche aumentano, la comunicazione diventa tesa e l'atmosfera si incupisce...

Raccontata dal punto di vista del figlio, la storia si compone in modo molto efficace, come un puzzle, svelando gradualmente il passato di Tom e la sua ricerca di un Eden perduto, come un Achab a caccia del suo Moby Dick. Questo nodo gordiano alimenta il dipanarsi di questa narrazione intelligente (c’è da aspettarsi qualche sorpresa), costellata di feroci alti e bassi che si svolgono all'interno di un ambiente visivo abbagliante in cui gli elementi (bufera di neve, ghiaccio, acqua del lago, pioggia, neve) pongono tutti le loro sfide individuali. Se si aggiungono i due brillanti attori principali e l'eccellente Amine Berrada alla direzione della fotografia, si ottiene un film intenso e coinvolgente che offre una perfetta miscela di azione e psicologia, ampi spazi e un tumultuoso epicentro di emozioni.

Sukkwan Island è prodotto dalla società francese Haut et Court e coprodotto da Maipo Film (Norvegia), Versus Production (Belgio) e Good Chaos (Regno Unito). mk2 Films guida le vendite internazionali.

(Tradotto dal francese)

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