Recensione: Il mio compleanno
- Il toccante esordio di Christian Filippi racconta la disillusione di un giovane ospite di una casa-famiglia che sogna di vivere con sua madre ma è costretto a fare i conti con la realtà

Riccardino vuole rivedere sua madre, a tutti i costi. Per raggiungere il suo obiettivo, minaccia persino di buttarsi dal tetto della casa-famiglia che lo ospita ormai da quattro anni, cioè da quando sua madre è stata rinchiusa in una clinica psichiatrica. Riccardino sta per compiere 18 anni e il giorno del suo compleanno è una data cruciale, perché una volta maggiorenne potrà finalmente realizzare il suo sogno. Il mio compleanno [+leggi anche:
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scheda film], il toccante lungometraggio d’esordio di Christian Filippi, fotografa in modo viscerale il passaggio dal sogno alla disillusione di questo ragazzo sfortunato (ma determinato come pochi) destinato come molti altri suoi coetanei a vivere ai margini della società e senza la guida dei genitori.
“L’approccio di questa generazione alle situazioni dolorose non è semplicemente scoraggiato o passivo”, specifica il 33enne regista romano, che ha scritto la sceneggiatura con Anita Otto partendo da un laboratorio di scrittura che ha tenuto nelle case-famiglia di Roma nel 2018, “ma è invece caratterizzato da un potente senso di ironia e umorismo irriverente, per proteggersi dai propri fantasmi”. Ed è proprio il sorriso coraggioso e beffardo di Riccardino (Zackari Delmas) a lasciare il segno dopo la visione di questo film piccolo e potente che, presentato alla Mostra di Venezia 2024 nell’ambito dei progetti di Biennale College Cinema e successivamente vincitore a Roma di una menzione speciale della giuria di Alice nella Città, è stato proiettato al 36mo Trieste Film Festival nella sezione INCinema, dedicata al cinema inclusivo.
Girato in un formato 4:3 che si stringe efficacemente attorno ai corpi e ai volti dei suoi personaggi, il film vede la sua prima parte svolgersi esclusivamente negli spazi della casa-famiglia, dove il ribelle e ostinato Riccardino si sente come in gabbia, costretto a seguire le rigide regole dell’istituto, ma anche seguito in modo amorevole ed empatico dai suoi educatori, incarnati da Simone Liberati e Giulia Galassi. Quest’ultima in particolare, completamente dedita al suo lavoro fino al punto di non avere una vita propria al di fuori della struttura, prende a cuore il caso di Riccardino, ma nemmeno lei riesce a distogliere il ragazzo dal suo unico proposito, quello di ricongiungersi con sua madre affetta da disturbo bipolare. La seconda parte del film si apre quindi all’esterno, ed è lì che conosciamo la giovane madre (Silvia D’Amico) con cui Riccardino si dà a un’irragionevole fuga, tra amore e disperazione, abbracci e rifiuto, senza soldi né un luogo dove dormire, alla guida di un’auto senza patente.
L’energia e l’autenticità del giovane protagonista, a cui ci si affeziona immediatamente, sono il motore del film, che con dialoghi semplici e con pochi mezzi riesce a prendere allo stomaco lo spettatore, trasmettendo il dramma di questo giovane affamato d’amore – e di riflesso quello di sua madre in preda al caos mentale – senza rinunciare però ad alleggerire il tutto con momenti più lievi. L’ossessione di Riccardino guida tutta la trama, e affrontare la realtà è tanto più doloroso quanto più ineluttabile è la scelta che fa, una volta diventato uomo, per trovare il suo posto nel mondo.
Il mio compleanno è prodotto da Schicchera Production in associazione con Media Flow. Il film è stato sviluppato e prodotto all’interno della 12ma edizione (2023-2024) di Biennale College Cinema.
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