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IFFR 2025 Harbour

Recensione: Morlaix

di 

- Il nuovo film di Jaime Rosales parla di destino, amore e inevitabilità, riflettendo su un triangolo amoroso pieno di possibilità inesplorate

Recensione: Morlaix
Samuel Kircher e Aminthe Audiard in Morlaix

Le prime immagini in widescreen del nuovo film di Jaime Rosales, Morlaix [+leggi anche:
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, ci portano nella verde campagna bretone, con le case grigio-marrone della città del titolo comodamente incastonate tra gli alberi e l'erba. Quando inizia a suonare la dolce musica per pianoforte di Leonor Rosales March, i nostri nervi si calmano. Poi, però, il regista spagnolo ci proietta in una nuova cornice visiva tagliando sulla protagonista adolescente Gwen (Aminthe Audiard) mentre, in un nitido bianco e nero, partecipa al funerale di sua madre. Questo continuo cambiamento di mondo è la caratteristica più sorprendente di Morlaix, presentato in anteprima mondiale nella sezione Harbour dell'IFFR.

Tuttavia, anche questo viaggio in scala di grigi non dura a lungo. Non appena Gwen incontra l'affascinante Jean-Luc (Samuel Kircher) – da poco trasferitosi da Parigi con i suoi splendidi capelli lunghi e biondi – veniamo introdotti in un formato 4:3, sempre a colori. Il fidanzato di Gwen, Thomas (Alexis Keruzore), è sconcertato dall'immediata vicinanza tra Gwen e Jean-Luc; quest'ultimo liquida le loro interazioni come semplicemente amichevoli, mentre Thomas reagisce in modo quasi innaturalmente calmo (“Posso almeno abbracciarti un'ultima volta?”), come se i ricordi del passato di Gwen fossero colorati di rosa. Le foto in bianco e nero scattate durante una gita in barca e un campeggio con Gwen e gli amici di Jean-Luc catturano ancora una volta la natura transitoria della memoria: ciò che viene catturato in una singola immagine è solo un'istantanea di un insieme, spesso romanzato.

Quando il gruppo si reca al cinema locale, tutto cambia. Come nell'incipit del film di Rosales, vediamo di nuovo le immagini di Morlaix, ma poi qualcosa di più. I mondi delle molteplici realtà che il regista ci presenta iniziano a fondersi con il film che gli adolescenti guardano, ma non necessariamente in modo diretto o razionale, o, se vogliamo, mistico. Rosales utilizza tutti i mezzi tecnici per creare qualcosa che, sperimentalmente, a volte sembra arbitrario, ma che per il resto riflette in modo molto efficace il modo in cui il mondo di Gwen viene costantemente rimodellato, la sua lente sul mondo riorganizzata. Cos'è questo se non la crescita della mente adolescenziale?

Morlaix, a volte, può sembrare troppo artificioso e persino al limite del melenso, ma tutto ciò sembra far parte del grande progetto del regista di far pensare in modo più brechtiano. Rosales usa l'architettura distintiva della città a suo vantaggio, inclusa l'ambientazione delle scene più importanti sul ponte del viadotto che sovrasta l'insediamento, dove Gwen è costretta a prendere una decisione cruciale. Con questa scelta, il regista suggerisce che forse c'è qualcosa nel venire in questa stessa città che ci ha intrappolato, nel bene e nel male, in un bellissimo ma tragico ciclo di reminiscenza e nostalgia.

Quando in seguito una Gwen adulta (Mélanie Thierry) torna a Morlaix per rivedere la città, lo sceneggiatore-regista ci catapulta di nuovo nel mondo in bianco e nero iniziale del film, come per chiudere con un'ultima stoccata alla realtà e al pensiero lineare. Morlaix ci fa uscire dalla nostra intellettualizzazione binaria: non si tratta necessariamente della scelta dualistica che Gwen ha fatto quel giorno sul ponte. Forse è meglio vivere la vita nel regno delle possibilità che ci si presentano, piuttosto che costringerci a sceglierne solo una.

Morlaix è un film franco-spagnolo guidato da Iwaso Films e Fresdeval Films, e coprodotto con Les Productions Balthazar. Iwaso Films cura anche le vendite internazionali.

(Tradotto dall'inglese)

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