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IFFR 2025 Concorso Big Screen

Recensione: ¡Caigan las rosas blancas!

di 

- Il film di Albertina Carri su una regista porno lesbica che parte per un viaggio con le sue attrici è molto spiritoso, ma la sua mancanza di meta e le strane scelte di ritmo lo penalizzano

Recensione: ¡Caigan las rosas blancas!
Rocío Zuviría (a sinistra) e Carolina Alamino in ¡Caigan las rosas blancas!

La scrittrice e regista di Buenos Aires Albertina Carri torna all'IFFR con il suo ultimo film, ¡Caigan las rosas blancas! [+leggi anche:
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scheda film
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, per il quale ritrova alcuni membri dello stesso cast del suo film del 2018, The Daughters of Fire. Presentato in anteprima mondiale nel concorso Big Screen del festival olandese, ¡Caigan las rosas blancas! è un chiaro seguito tematico del suo precedente film, che è allo stesso modo un road movie lesbico con tendenze poliamorose. È un film che troverà sicuramente il suo pubblico a Rotterdam, ma alla luce del suo ritmo troppo lento e di alcune scelte narrative confuse, è improbabile che il suo fascino da cult vada oltre questo target demografico.   

Frustrata dalle limitazioni creative, la regista amatoriale di porno lesbici Violeta (Carolina Alamino) – in arte Viole – parte da Buenos Aires per un viaggio in auto con le sue attrici-amiche-amanti (Rocío Zuviría nel ruolo di Carmen, Mijal Katzowicz nel ruolo di Agustina e Maru Marcet nel ruolo di Rosario) per girare un nuovo film, sperando che l'ispirazione (e i posti dove alloggiare) sorgano lungo la strada. Tuttavia, il gruppo incontra diversi ostacoli che lo rallenta, proprio mentre iniziano a incontrare donne ancora più saffiche durante i loro viaggi – tra cui un’attraente meccanica e la sua compagna – che conoscono il lavoro di Viole e vogliono unirsi al divertimento. Nonostante l'approccio sconclusionato di Carri, l'autrice non si prende le stesse libertà sul piano visivo, il che rende l'opera più lenta del previsto.

Il gruppo non sembra avere un obiettivo o una direzione, ma il viaggio in sé è altrettanto vago e porta a chiedersi che cosa si possa ottenere da questa esperienza. Il film è pieno di battute metatestuali: gli uomini non appaiono mai sullo schermo, mentre Carri sfrutta la classica gag della comunità saffica secondo cui le donne del viaggio sono state tutte in qualche modo coinvolte sentimentalmente. Viole sfoglia ripetutamente i filmati registrati sull'oceano con la sua videocamera, come se cercasse qualcosa che le permetta di continuare il viaggio.

L'inaspettato cambio di tono del film durante l'ultimo quarto – che dura ben mezz'ora – consolida ¡Caigan las rosas blancas! come un'opera ben intenzionata ma bizzarra: senza meta e a volte umoristica, con colpi mirati alle strutture sistemiche che ci affliggono, ma senza fare centro. In questa parte molto più lenta, Carri cerca di colpire le strutture sistemiche alla base della nostra realtà eteropatriarcale – narrata da una figura vampirica in stile Pachamama che pronuncia parole d'ordine legate alla colonialità e all'eco-umanesimo – portando le cose a diventare decisamente più serie mentre stilisticamente ricordano di più un video o un'opera d'arte performativa.  Tuttavia, si ha la sensazione che avrebbe potuto essere un film del tutto diverso, lasciando infine lo spettatore spiazzato dalle immagini conclusive.   

¡Caigan las rosas blancas! è una produzione dell’argentina Gentil Cine, della brasiliana Punta Colorada de Cinema e della spagnola Doxa Producciones. Le vendite internazionali sono affidate a Split Screen.

(Tradotto dall'inglese)

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