Recensione: Raptures
di David Katz
- Il dramma storico di Jon Blåhed esplora il declino del movimento Korpela in Svezia, una forma inquietante e infine tirannica di protestantesimo radicale

Con il suo secondo lungometraggio di finzione, Raptures [+leggi anche:
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scheda film], Jon Blåhed è approdato al concorso Big Screen dell'IFFR con un insolito esempio di cinema nordico, drammatizzando e romanzando leggermente la storia di uno scisma religioso all'interno della comunità finlandese della Svezia settentrionale. Sebbene la terminologia e i dettagli teologici possano risultare remoti per molti spettatori internazionali (e non credenti), la contropartita è un'affascinante immersione nella storia della regione in prossimità della Seconda guerra mondiale, con molti tratti del racconto di Blåhed e i suoi elementi contestuali che riecheggiano nel mondo di oggi. Tutto ciò arricchito da una recitazione “posseduta” meravigliosamente appassionata, con attori che urlano al cielo di arche dorate volanti che portano via 666 prescelti.
Perdonatemi se vi sembrerà condiscendente, ma se il movimento di rinascita luterano Laestadianism non vi suona familiare, aspettate di sentir parlare della setta separatista Korpela, che era presumibilmente simile, fatta eccezione per alcuni elementi nominali, ma che riuscì a screditare l'intera comunità, in particolare i finlandesi che si opposero alla piena integrazione nella società svedese. Inoltre, con un tocco meravigliosamente autentico, i dialoghi sono principalmente in Meänkieli, una lingua finnica tipica della regione del fiume Torne, dove il film è ambientato e da cui proviene Blåhed.
La rappresentazione degli eventi storici – e il declino del movimento Korpela in una setta familiare alla frangia dell'evangelismo statunitense – è seguita alla lettera, ma Blåhed (ispirandosi a un romanzo di Bengt Pohjanen) segue saggiamente la storia attraverso una coppia immaginaria, Rakel (Jessica Grabowsky) e Teodor (Jakob Öhrman). La prima è un'insegnante zelante ma di sani principi, mentre l'altro è un onesto uomo della comunità, che in seguito approfitta di un vuoto di potere quando Toivo Korpela lascia il movimento da lui inaugurato.
Il risultato è un'indagine spesso familiare e prevedibile, ma comunque coinvolgente, sulla coercizione, la radicalizzazione e la mascolinità più putridamente tossica. In primo luogo, Teodor adatta l'apocalittico Libro di Daniele per invocare l'imminente fine dei giorni, con la stravagante ma creativa arca d'oro per la Palestina che suscita una nuova frenesia di devozione e la tanto desiderata trascendenza. Con Rakel che assiste e si sente in colpa per non aver concepito un figlio da aggiungere alla figliastra avuta dal precedente matrimonio di Teodor, quest'ultimo cade in uno stato di ubriachezza e inizia a perseguitare in modo inquietante le altre donne della comunità.
Teodor viene fortunatamente arrestato alla fine, ma l'opera più convincente di Blåhed è il modo in cui il film colloca questi eventi in un contesto più ampio; infatti, fa sembrare il declino del movimento Korpela come un male tra i tanti. La politica contemporanea è stata ancora una volta dominata dal populismo nazionalista; anche in questa parte del mondo transcandinavo, che viene percepita come omogenea dagli stranieri, si insiste sull'assimilazione e sulla decimazione della cultura e del patrimonio. Con l’utilizzo di sottotitoli colorati per indicare Meänkieli, finlandese e svedese, il suono di quest'ultimo è sempre caratterizzato come una minaccia.
Oltre a questo, agli spettatori della regione e non verranno in mente i recenti horror “elevati” Midsommar e The Witch [+leggi anche:
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scheda film], per l'evocazione di rituali di culto in entrambi, così come per l'esplorazione delle tradizioni popolari scandinave nel primo e del rigido puritanesimo nel secondo. Raptures riporta anche questi resoconti speculativi in un ambito di fedeltà storica e di ridotto sensazionalismo, sebbene questi ostacoli lo rendano meno distintivo come film.
Raptures è una produzione finnico-svedese, guidata da Iris Film AB in coproduzione con Rabbit Films Oy. Le vendite mondiali sono a cura di Picture Tree International.
(Tradotto dall'inglese)
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