Recensione: Tornando a Est
- Antonio Pisu riporta il suo trio di protagonisti in Europa dell’Est, stavolta dopo la caduta del muro di Berlino, in una commedia spy che con sensibilità bilancia leggerezza e riflessione

Pago, Rice e Bibi, capitolo secondo. Cinque anni dopo il loro viaggio in Romania, i tre protagonisti di Est - Dittatura Last Minute [+leggi anche:
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intervista: Antonio Pisu
scheda film] tornano in Europa dell’Est per una nuova avventura on the road, tra utopia e disillusione. Nella finzione sono passati solo due anni: dal 1989 al 1991. Il muro di Berlino è caduto, si pensava che il mondo sarebbe cambiato, e invece… Tornando a Est, diretto sempre da Antonio Pisu e nelle sale italiane dal 13 febbraio con Plaion Pictures, riprende lo schema di quel primo film (i tre amici un po’ naif catapultati in una realtà inaspettata e in situazioni più grandi di loro), ma vi aggiunge un tocco di azione e di suspense in più, sullo sfondo di un momento storico che ha segnato una generazione.
Risate e malinconia. È su questo filo sottile che Pisu (anche autore della sceneggiatura) tiene lo spettatore, tra un colpo di scena e l’altro. Ritroviamo Pago, Rice e Bibi (il collaudato trio Matteo Gatta, Lodo Guenzi e Jacopo Costantini) nella loro Cesena e nelle loro vite tranquille: Pago fa la guida turistica e sogna di aprire un cinema, Rice lavora in una banca, mentre Bibi si scambia lunghe lettere d’amore con una ragazza bulgara a cui, di tanto in tanto, manda anche dei soldi. Mentre sono allo stadio a tifare per la squadra della loro piccola città, hanno un’idea: perché non andare in Bulgaria a conoscere finalmente Yuliya, la “fidanzata” di Bibi? Così i tre saltano sulla loro sgangherata macchina, direzione Sofia.
Come nel primo film, la finzione si arricchisce di immagini vere tratte dai viaggi a Est compiuti in quegli stessi anni dai produttori del film Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi (i veri Pago e Rice), anche se stavolta la componente documentaristica è, purtroppo, meno presente. Prevale invece in questo sequel l’elemento spy story, quando una volta arrivati a Sofia i tre ragazzi scopriranno che la bella Yuliya (l’attrice bulgara Alexandra Vale) non è esattamente quello che pensavano e si ritroveranno coinvolti, loro malgrado, in un intrigo internazionale con protagonisti un gruppo di criminali italiani, una temibile gang bulgara, i servizi segreti che si mettono sulle loro tracce (e, di conseguenza, sulle tracce dei nostri eroi) e una giovane donna di Sofia partita per l’Italia con la prospettiva di un lavoro dignitoso e finita invece a battere i marciapiedi.
“Stupidamente pensavo che caduto il muro sarebbe cambiato tutto, che sarebbe cambiato il mondo, l’Europa, e magari anche noi”, dice Rice davanti agli scaffali vuoti di un supermercato della capitale bulgara. Il sogno infranto di una generazione destinata alla precarietà è l’amaro sottofondo di questa dramedy che torna a guardare ai problemi dei paesi dell’Est Europa, prima e dopo il regime sovietico, attraverso gli occhi di tre ragazzi della provincia italiana e che, giocando sugli equivoci, intrattiene e diverte grazie anche all’affiatato terzetto di protagonisti (nel cast spiccano inoltre Cesare Bocci e Zachary Baharov). Un secondo viaggio di formazione per Pago, Rice e Bibi che si meriterebbe un più ampio successo commerciale (il primo capitolo, lo ricordiamo, uscì in piena pandemia con tutte le difficoltà del caso, ma fu poi pluripremiato in numerosi festival internazionali). Una commedia generazionale in cui la Storia si intreccia con il personale e il passato risuona nel presente, e che con sensibilità bilancia leggerezza e riflessione.
Tornando a Est è prodotto da Stradedellest Produzioni con Rai Cinema.
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