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FILM / RECENSIONI Bosnia-Erzegovina / Francia / Germania

Recensione: Cherry Juice

di 

- Il film d'esordio della regista e attrice bosniaca Mersiha Husagic basato sulla sua esperienza di rifugiata in Germania riflette sulle ferite e le relazioni umane in un contesto post-bellico

Recensione: Cherry Juice
Niklas Löffler e Mersiha Husagic in Cherry Juice

“Welcome to Hell” si legge su un muro di Sarajevo nelle immagini di repertorio inserite in Cherry Juice [+leggi anche:
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scheda film
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, il film d'esordio della regista e attrice bosniaca Mersiha Husagic basato sulla sua esperienza di rifugiata in Germania durante la guerra nell'ex Jugoslavia. Presentato in anteprima mondiale al Sarajevo Film Festival nel 2023 e poi in vari festival, è in uscita nelle sale italiane il prossimo 20 febbraio con Lo Scrittoio. “Sono fortunata perché sono sopravvissuta alla guerra o sono maledetta perchè l’ho vissuta?”, riflette amaramente la protagonista Selma (interpretata dalla regista), in un dialogo immaginario con l’amica Joe. Il film di cui Selma ha scritto la sceneggiatura è stato annullato quattro settimane prima delle riprese perché “hanno arrestato il regista”. Metacinema o autoreferenzialità biografica, e ci viene in mente Lo stato delle cose di Wim Wenders più che Effetto Notte di François Truffaut.

Parallelamente un giovane attore tedesco, Niklas Dietrich (Niklas Löffler) si sta preparando per una parte non facile, quella di una trans che lavora nel quartiere a luci rosse di Amburgo e lo fa incontrando appunto dei transessuali. Il personaggio è proprio quel Joe a cui si rivolge Selma, e nessuno l’ha avvertito che il film non si farà più. Atterra a Sarajevo e non trova nessuno ad aspettarlo all’aeroporto. L’incontro con Selma è all’insegna dell’imbarazzo, dissipato molto presto dall’alcool e dall’attrazione tra i due, che vivranno uno capodanno ad alta gradazione nella scintillante Sarajevo. Le riflessioni dolorose sfumano nella commedia romantica, con l’avventura notturna dei due nuovi amanti e incursioni comiche come la rapina della valigetta di Niklas da parte di tre balordi, risolta a colpi di pistola sparati in aria da Selma. Commedia continuamente squarciata però dai ricordi della guerra, le cui cicatrici sono ancora evidenti nella città: Selma indica a Niklas una finestra, è lì che vive un cetnico che ha ucciso tanta gente e l’ha fatta franca. Una vecchia VHS con le immagini atroci del conflitto, girata dal padre di Selma, è all’apice di una narrazione ben strutturata, toccante e memorabile. 

Ben girato nonostante il budget esiguo, con la bella fotografia soprattutto notturna di Oliver Nimz, le illustrazioni in animazione della stessa Husagic che concretizzano i suoi pensieri come uno storyboard e alcune soluzioni visive interessanti, come le immagini oniriche dei palazzi dalla geometria variabile e sghemba che riflette lo stato d’animo della protagonista. Convincente è l’interpretazione tormentata e allo stesso tempo pragmatica della protagonista, in un’opera prima promettente che riflette sulla complessità delle relazioni umane in un contesto post-bellico, il senso d’appartenenza, l’amarezza di chi è stato costretto a fuggire dalle bombe e il senso di colpa nei confronti di coloro che non ce l’hanno fatta. Un film che riporta alle guerre in corso oggi, dove alcuni rifugiati sono più fortunati di altri, come in un gioco d’azzardo. Ma con un profondo senso di pacificazione. “Se scegliamo l’amore al posto della paura, non ci può accadere niente di male, qualunque cosa accada”, dice la protagonista.

Cherry Juice è coproduzione indipendente tra Bosnia ed Erzegovina, Germania, Francia e Stati Uniti d’America di Mersiha Husagic e Birgit Gernböck con Niklas Löffler, Hurmeta e Senad Husagic, Bertrand Boisselier.

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