Recensione: Khartoum
- BERLINALE 2025: Il documentario ibrido di Ibrahim “Snoopy” Ahmad, Timeea Mohamed Ahmed, Rawia Alhag, Phil Cox e Anas Saeed racconta la storia di orrore e speranza che i suoi protagonisti hanno vissuto

La storia recente del Sudan è stata caratterizzata da dittature e dal maggior numero di colpi di stato dell'Africa moderna. Ma questi eventi complessi passano in secondo piano in Khartoum [+leggi anche:
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scheda film], un documentario ibrido realizzato dallo sceneggiatore e regista britannico Phil Cox, dall'istituto cinematografico indipendente Sudan Film Factory e dai registi sudanesi emergenti Anas Saeed, Rawia Alhag, Ibrahim “Snoopy” Ahmad e Timeea M. Ahmed. Il film, proiettato nella sezione Panorama della Berlinale dopo essere stato presentato in anteprima mondiale al Sundance, si concentra invece sulle esperienze dei cinque protagonisti, costretti a fuggire in Africa orientale quando, nel 2023, scoppia una nuova guerra civile tra esercito e milizia.
In quel periodo Cox aveva iniziato a lavorare con i registi, filmando con iPhone avuti in donazione, mentre la speranza illuminava la città che, secondo i protagonisti, unisce tutti i sudanesi, trascendendo lo scontro centrale tra identità araba e africana. Quando è iniziata la guerra, i fondi per la produzione sono stati utilizzati per portare fuori dal Paese sia i registi che i protagonisti per poi ritrovarsi in Kenya. Alla fine il film è stato completato utilizzando il green screen e l'animazione.
Alternando filmati privati del periodo prebellico, rievocazioni e racconti partendo da ricordi e speranze dei protagonisti, il film è una specie di montagna russa emotiva in cui la speranza è sostituita dalla paura e la bellezza si scontra con gli orrori della guerra, del razzismo e dello sfollamento. Nel montaggio iniziale, che combina tagli dinamici con sfondi psichedelici che rappresentano stati onirici, incontriamo Majdi, un funzionario di mezza età, il giovane Jawad, un volontario della resistenza, Khadmallah, 27 anni, venditrice di tè per strada e madre single, e i raccoglitori di bottiglie Lokain (11 anni) e Wilson (12 anni), amici per la pelle.
L'approccio adottato dai filmmaker con i loro protagonisti è estremamente ravvicinato e personale. Sono personaggi in carne e ossa, la cui presenza è ancora più intensa nei gioiosi primi piani dell'iPhone. Davanti allo schermo verde, recitano i loro ricordi, spesso al posto degli amici e dei familiari l’uno dell'altro. A volte queste scene ritraggono ambienti reali che compaiono sullo sfondo, mentre altre volte il green screen è utilizzato per le animazioni che raccontano i loro sogni: Majdi, un allevatore di piccioni, sorvola Khartoum su un piccione gigante, fumando shisha con un sorriso beato sul volto mentre si vede sdraiato a terra con il figlio da cui è ora separato. Lokain e Wilson cavalcano un leone alla ricerca di un tesoro nascosto. La qualità alternata delle immagini, provenienti da iPhone o da telecamere professionali, e la gamma dinamica emotivamente ampia della colonna sonora, che va dalla speranza e dal gioco alla suspense, riflettono adeguatamente gli alti e bassi dei loro viaggi.
La quarta parete spesso scompare quando vediamo la troupe con le attrezzature e li sentiamo discutere con i protagonisti su come procedere al meglio nelle rievocazioni attraverso il green screen. Non c'è infatti alcun muro tra i registi e i personaggi: quando uno dei protagonisti scoppia in lacrime dopo aver rievocato un ricordo doloroso, il regista entra nell'inquadratura e si unisce all'abbraccio del gruppo. Sono tutti sudanesi, indipendentemente dalla loro provenienza etnica e sociale, e Khartoum rispecchia questo fatto come un vero lavoro di collaborazione tra registi e protagonisti.
Khartoum è una coproduzione tra la sudanese Sudan Film Factory, la britannica Native Voice Films, e la tedesca Light Echo Pictures. Autlook si occupa dei diritti internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
Photogallery 19/02/2025: Berlinale 2025 - Khartoum
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© 2024 Dario Caruso for Cineuropa - dario-caruso.fr, @studio.photo.dar, Dario Caruso
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