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BERLINALE 2025 Perspectives

Recensione: Come la notte

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- BERLINALE 2025: Liryc Dela Cruz gioca con le ombre dell'esilio e della memoria in un primo lungometraggio personale e riuscito sul ricongiungimento in Italia di tre fratelli filippini

Recensione: Come la notte
Jenny Llanto Caringal, Tess Magallanes e Benjamin Vasquez Barcellano Jr. in Come la notte

Regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, montatore, scenografo e produttore: il minimo che si possa dire è che Liryc Dela Cruz, filippino residente in Italia, abbia messo cuore e anima, dimostrando un ampio ventaglio di talenti, nel suo primo lungometraggio, Come la notte, presentato nella sezione Perspectives della 75ma Berlinale. Il giovane cineasta (33 anni) ha oltretutto scelto di attingere a una storia molto vicina alle sue radici e alla sua condizione di esule per offrire un film ammaliante in bianco e nero, alimentato dai fantasmi del passato in un'atmosfera quasi senza tempo in cui il karma di un trio familiare viene lentamente svelato.

Per chi non lo sapesse, l'immigrazione dei filippini in Italia ai fini di impieghi domestici risale a decenni fa (ben prima dell'arrivo degli europei dell'Est), e la comunità filippina a Roma (spesso composta da ferventi cattolici) era solita incontrarsi la domenica intorno al laghetto del quartiere EUR, per mantenere vivo il ricordo della loro terra d'origine, condividere il cibo tipico delle loro isole e parlare della loro vita attuale al servizio della borghesia locale.

È con questo spirito e tuttavia lontano dalla capitale italiana che si svolge Come la notte, la cui cornice è un enorme edificio circondato da un immenso parco che Lila (Tess Magallanes) ha ereditato, con sua grande sorpresa, dopo più di 35 anni al servizio della signora Patricia, la sua datrice di lavoro italiana. "Siamo diventate come sorelle, come una famiglia", spiega la sessantenne, che vive da sola in casa, alla sorella Rosa (Jenny Llanto Caringal) e al fratello Manny (Benjamin Vasquez Barcellano Jr.), venuti da Roma a trovarla per la prima volta dopo anni. "Sorella, anche noi siamo la tua famiglia" le ricorda Rosa, mentre Manny considera questa eredità una gran fortuna e non capisce il rifiuto di Lila a vendere per poter finalmente tornare nelle Filippine.

Molto gradualmente, attraverso passeggiate giocose in giardino, pranzi sull'erba in autunno e tè in cucina, la visita della famiglia si trasforma in una riscoperta reciproca. Perché la porta dei ricordi di sofferenza e tristezza della loro giovinezza a Mansalay, dei segreti ("non puoi immaginare cosa ho passato"), dei rimpianti e del risentimento ("fin da quando eravamo piccoli, lei decide tutto per noi", "mi hai distrutto portandomi qui"), è aperta. E anche se "i conflitti tra fratelli e sorelle sono normali", nessuno sa cosa può realmente emergere dall'oscurità...

Composto da una trentina di bellissime inquadrature fisse (sofisticato ed elegante il gioco della profondità di campo, delle ombre e delle luci), il film plasma con pazienza (qualità che anche lo spettatore deve avere) un toccante ritratto esistenziale della tossicità corrosiva di un esilio economico a lungo termine, che ha i tratti di una moderna schiavitù. In un'atmosfera tombale che gioca sui contrasti, tra il comfort lussuoso e tranquillo dei luoghi e una misteriosa tensione di fondo, tra materialismo (cibo, patrimonio, salute) e misticismo (la fede cristiana, i fantasmi), Liryc Dela Cruz mette in scena una storia allo stesso tempo semplice (la costellazione familiare) e piuttosto insolita (i filippini in Italia) che, al di là della sua solidissima padronanza formale, riserva persino uno spettacolare colpo di scena finale.

Come la notte è prodotto dalla società italiana Pelircula e coprodotto da Ozono, Il Mio Filippino Collective e Reckless Natarjan Pictures. Alpha Violet guida le vendite internazionali.

(Tradotto dal francese)

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