Recensione: The Good Sister
di Olivia Popp
- BERLINALE 2025: Sarah Miro Fischer realizza una buona opera prima sul tumulto interiore ed esteriore che si scatena quando una persona cara viene accusata di qualcosa di terribile

Fresca di diploma all'Accademia tedesca di cinema e televisione di Berlino (DFFB), la regista esordiente Sarah Miro Fischer approda direttamente alla prestigiosa sezione Panorama della 75ma Berlinale con un film drammatico e rilevante – il suo solido saggio di diploma alla DFFB – su una giovane donna che risponde alle accuse di stupro mosse al fratello maggiore. Scritto da Miro Fischer e Agnes Maagaard Petersen, il film mette in discussione il modo in cui l'attuale sistema giudiziario tratta casi del genere e analizza il complesso impatto psicologico di veder messa in discussione l'intera visione del mondo e l'opinione che si ha di una persona cara quando questa viene improvvisamente accusata di qualcosa.
Appena uscita da una relazione e cacciata dall'appartamento dell'ex fidanzata, l'operatrice medica Rose (Marie Bloching) si trasferisce dal fratello maggiore Samuel (Anton Weil), riallacciando immediatamente il rapporto che li lega fin da bambini. Ma quando il suo amato Sami viene accusato di stupro da un'altra donna, Elisa (Laura Balzer), e lei viene chiamata a testimoniare, Rose non sa come reagire. Il caso la costringe a mettere in discussione tutto ciò che fino ad allora aveva ritenuto vero. Dovrà decidere se reagire come sorella o come donna, e come testimone parziale dell'aggressione.
Miro Fischer è meno interessato alle idiosincrasie del sistema legale che alla reazione emotiva di coloro che circondano l'accusato. In primo luogo, a chi credere quando per tutta la vita si è vista una persona diversa da quella che improvvisamente si rivela? E poi, come accettare questa nuova realtà senza tradire se stessi? La direttrice della fotografia Selma von Polheim Gravsen riesce a trovare il giusto equilibrio tra camera fissa e camera a mano per catturare lo stato emotivo della nostra eroina, interpretata da una Bloching a volte spumeggiante, a volte tesa, ma sempre ricca di sfumature. L'attrice deve spesso trasmettere lo stato d'animo di Rose solo con un'alzata di sopracciglia o un movimento della bocca, lasciando uno spazio marginale all'interpretazione in un mare di pensieri lasciati inespressi.
Mentre Rose cerca di mantenere una parvenza di normalità, le ripercussioni dell'incidente iniziano a influenzare altri aspetti della sua vita, come l'interesse per un uomo conosciuto a un corso d'arte e le sue relazioni in generale, che assumono dimensioni inaspettate mentre lei lotta per trovare un senso alla sua esistenza. In questa opera prima concisa e ben ritmata, Miro Fischer mette in luce in modo sintetico il fatto che non abbiamo ancora capito come parlare di atti traumatici quando sono commessi da chi ci è più vicino, perché tendiamo a tacere piuttosto che trovare il coraggio di affrontare le cose di petto.
The Good Sister è una produzione tedesco-spagnola della DFFB, la società di Potsdam Arkanum Pictures e la madrilena Nephilim Productions. La New Europe Film Sales di Varsavia si occupa delle vendite mondiali del film.
(Tradotto dall'inglese)
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