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BERLINALE 2025 Generation

Recensione: Christy

di 

- BERLINALE 2025: Brendan Canty dimostra che se serve un villaggio per crescere un bambino, serve un'intera comunità per aiutare un giovane a ritrovare la propria strada

Recensione: Christy
Danny Power in Christy

In Christy [+leggi anche:
intervista: Brendan Canty
scheda film
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di Brendan Canty, selezionato come film d’apertura della sezione Generation 14plus della Berlinale, ci sono dolore e solitudine, ma anche esplosioni di pura gioia e molto rap. Questa gioia è probabilmente la più grande forza del film, che lo distingue da molte altre storie ben intenzionate ma cupe sui problemi della classe operaia e dei bambini che crescono abbandonati a se stessi. Anche qui devono cavarsela da soli, ma hanno persone intorno a loro. Se ci vuole un villaggio per crescere un bambino, ci vuole un'intera comunità per aiutare un giovane a ritrovare la propria strada. Il protagonista di Canty, un diciassettenne (Danny Power) appena uscito da una casa famiglia, sta per sperimentarlo in prima persona.  

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Non sarà facile, visto che suo fratello (“fratellastro!”) Shane (Diarmuid Noyes) deve riportarlo a casa anche se non si conoscono nemmeno. E perché dovrebbero? Non si parlano. Non parlano del loro passato, delle loro paure o del dolore per la morte della madre. Non parlano dei problemi evidenti di Christy o delle preoccupazioni di Shane, la cui vita stabile di neo-papà e capofamiglia sta per essere stravolta. Si limitano a supporre, il che di solito non è una buona idea.

Christy non crede che resterà, sentendo parlare di un'altra famiglia affidataria, quindi si sforza appena. Tuttavia, con la sua faccia da bambino e la sua oscurità interiore (anche James Cagney era solito combinarle bene), non può certo farne a meno. Dopo un po', trova uno scopo: è un mago nel tagliare i capelli e improvvisamente non è più un estraneo. A tutti sembra ovvio che debba restare e continuare a offrire “il taglio speciale di Christy”. A tutti, tranne che a suo fratello.   

I drammi sociali non possono sfuggire alla ripetizione, e anche in questo caso ci sono trame familiari (o non necessarie), per non parlare del fatto che non tutti sono in grado di eguagliare la sottigliezza e lo sguardo spassosamente cupo di Power. Però, Canty conosce chiaramente il luogo di cui parla: North Cork. Dopo tutto, vi ha girato anche un cortometraggio. Il suo primo lungometraggio si intitola Christy, ma non si tratta solo della storia di questo ragazzo: ci sono storie di tutti i tipi, ispirate da ciò che Canty ha visto e da un'iniziativa no-profit chiamata Kabin Studio, che sostiene da anni.

Alcune di queste storie sono migliori di altre: l'attrice Alison Oliver, probabilmente il volto più riconoscibile del cast, si ritrova – ironia della sorte – con la storia meno riuscita. Nel complesso, il film funziona meglio come un pezzo d’ensemble inaspettato, che ti sorprende quasi per caso: prima che tu te ne accorga, il barbecue è pronto e la gara di rap è iniziata. Sentiamo battute come “Fare le cose in grande, farle funzionare: questa è la mia missione”, “In giro per Cork con un cappello” e “Guardo al futuro, perché il mio futuro è luminoso”. In una storia così triste, Christy non dimentica mai del tutto di divertirsi. E quando lo fa, i vicini di casa e gli aspiranti rapper si prendono la briga di ricordarglielo.

Christy è una coproduzione irlandese-britannica guidata da Sleeper Films, Wayward Films e Nite Owl Film & TV. Il film è venduto nel mondo da Charades.

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(Tradotto dall'inglese)


Photogallery 15/02/2025: Berlinale 2025 - Christy

10 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

© 2025 Dario Caruso for Cineuropa - dario-caruso.fr, @studio.photo.dar, Dario Caruso

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