Recensione: La Tour de Glace
di Ola Salwa
- BERLINALE 2025: Lucile Hadžihalilović propone un'interpretazione sensuale e particolare di La regina delle nevi, un mix di fiaba moderna e racconto di formazione

Lucile Hadžihalilović propone una miscela affascinante, ricca di sfumature e profondamente psicologica di fiaba moderna e racconto di formazione, che spera di incantare la 75ma edizione della Berlinale e aggiudicarsi l'Orso d'oro. Nel suo quarto lungometraggio, La Tour de glace [+leggi anche:
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intervista: Lucile Hadžihalilović
scheda film], l'autrice francese propone un'interpretazione idiosincratica di La regina delle nevi, ma invece di essere una storia per bambini, ruota intorno a un'orfana adolescente, Jeanne (l'ipnotica Clara Pacini). La ragazza fugge dalla sua casa adottiva e finisce in una piccola città. Non sapendo dove andare, si intrufola su un palcoscenico dove una troupe cinematografica sta lavorando a un adattamento della famosa fiaba di Hans Christian Andersen. Jeanne, che si presenta come Bianca (nome preso in prestito dopo un breve incontro con un impressionante sconosciuto), si assicura un ruolo come comparsa e cattura l'attenzione della capricciosa e irascibile Christine (Marion Cotillard), che interpreta la protagonista.
L'interesse e l'attrazione sono reciproci: Jeanne/Bianca proietta sogni e desideri su questa diva algida, la fa diventare una controfigura di sua madre, un idolo e, prima di tutto, un oggetto di fascino erotico. Allo stesso tempo, sembra che Christine non si limiti a recitare la parte della Regina delle Nevi, ma ne sia l'incarnazione moderna, con un cristallo lucente al posto dello specchio.
Come nei suoi lavori precedenti, anche nella sua nuova opera Hadžihalilović mescola atmosfere, toni e stili realistici e onirici. È un'efficace rappresentazione cinematografica delle esperienze di molte giovani ragazze: una fascinazione semi-erotica per le donne un po' più grandi e la consapevolezza inconscia che la presenza maschile può essere minacciosa. Hadžihalilović mette perfettamente a fuoco l'ambiguità del coming-of-age femminile, con tutte le promesse e i pericoli che ne derivano.
Inoltre, La Tour de glace è un film autoreferenziale; il cinema è diventato un erede delle fiabe, un dispositivo magico che crea sogni e personaggi di regine e mostri. Christine è un amalgama delle star del cinema hollywoodiano dell'epoca d'oro che dovevano – metaforicamente parlando – congelarsi in un'immagine perfetta di irraggiungibilità, che emanavano una luce che non era reale, bensì fabbricata dal reparto fotografia. Così, la storia e i temi offrono una riflessione idiosincratica ma disciplinata sulla creazione degli idoli e sviscerano le ragioni dell'attrazione reciproca, che di solito affondano le radici nei ricordi della prima infanzia.
Il mondo e l'immaginario particolari creati da Hadžihalilović non costituiscono un'offerta mainstream, né il film cerca di esserlo. Il pubblico che non ha familiarità con i precedenti lavori della regista potrebbe pensare che il film manchi di uno stile narrativo più convenzionale, ma chi è aperto alla singolarità e all'unicità dovrebbe vedere soddisfatto il proprio appetito cinematografico. La Tour de glace (lett. La torre di ghiaccio) è coerente, lussuoso e cerebrale, e non si scioglierà facilmente sotto l'occhio severo di un critico cinematografico.
La Tour de glace è un film franco-tedesco prodotto dalla società di Parigi 3B Productions, e coprodotto da Davis Films, Sutor Kolonko, Arte France e Bayerischer Rundfunk. Goodfellas cura le vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
Photogallery 17/02/2025: Berlinale 2025 - The Ice Tower
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