Recensione: Reflet dans un diamant mort
di Ola Salwa
- BERLINALE 2025: Hélène Cattet e Bruno Forzani presentano un film di spionaggio barocco con colpi di scena pazzeschi, divertente e al tempo stesso estenuante

Se non esiste il termine "spaghetti spy thriller", bisognerebbe inventarlo proprio per Reflet dans un diamant mort [+leggi anche:
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scheda film], quarto film di Hélène Cattet e Bruno Forzani. E gli spaghetti dovrebbero essere consumati con una forchetta con 007 punte e serviti su un piatto fatto di fumetti. Se questa descrizione suona un po' eccessiva, è solo perché ci sembra appropriato mettere insieme una serie di frasi contorte si parla di questa partecipazione belga al concorso della 75ma Berlinale. L'amore della coppia di registi per il genere e lo stile fornisce certamente un carburante ad alto numero di ottani, e questo rende la visione del film una corsa eccitante per alcuni e stancante per altri. Quindi è meglio accettare i termini e le condizioni offerte dai conducenti, oppure saltare subito fuori dal veicolo.
Ma di cosa parla questa stranezza? In breve, di un settuagenario (Fabio Testi) che vive in un hotel di lusso nel sud della Francia, con la sola compagnia dei cocktail e degli echi della sua gloria passata. La vista inaspettata di una donna sdraiata sulla spiaggia, che si gode il sole e viene lambita dalle onde, lo spinge sul viale dei ricordi. Ricorda il periodo di massimo splendore del suo lavoro di spia internazionale negli anni '60 - l'intenso amalgama di violenza sanguinosa, tensione sessuale e la caccia all'identità di una misteriosa donna nascosta dietro una maschera.
La trama si frantuma come un vetro, e lo fa intenzionalmente. Potrebbe rappresentare la struttura sfaccettata di un diamante - un oggetto chiave della spy story - ma non è detto che lo sia. È altrettanto possibile che la narrazione rifletta il modo in cui funzionano alcune menti più anziane, che sostituiscono il freddo e duro ragionamento con una forma di logica basata su associazioni ed emozioni.
Mentre Reflet dans un diamant mort procede con il suo ritmo forsennato e le sue citazioni di altri film, diventa anche chiaro quanto spesso queste narrazioni possano essere distillate in una battaglia dei sessi (invece che in una battaglia tra bene e male). La violenza è esagerata in un modo che interesserebbe a Dario Argento, ma è comunque scioccante e soffocante, come un incubo da cui non ci si può svegliare. Non è del tutto evidente se si tratti di una critica deliberata a questo particolare aspetto della cultura pulp e pop, o se sia solo una delle tante letture che naturalmente si possono fare di questa storia così ricca di dettagli e con una struttura così libera. Dubbi come questo possono essere lanciati - come un dado o un diamante - su molti aspetti della storia ma, ancora una volta, questo non è veramente un problema, anche perché il montaggio coerente e ritmico facilita il nostro legame con questo film folle e intenso. In un mondo in cui gli uomini indossano cappelli fedora e le donne maschere di pelle, nulla può essere serio o definito.
Reflet dans un diamant mort è una coproduzione tra Belgio, Lussemburgo, Italia e Francia di Kozak Films con Les Films Fauves, Dandy Projects, Tobina Film, Savage Film e To Be Continued. Le vendite internazionali sono affidati a True Colours.
(Tradotto dall'inglese)
Photogallery 17/02/2025: Berlinale 2025 - Reflection in a Dead Diamond
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© 2024 Dario Caruso for Cineuropa - dario-caruso.fr, @studio.photo.dar, Dario Caruso
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