Recensione: La memoria de las mariposas
- BERLINALE 2025: L’opera prima di Tatiana Fuentes Sadowski è un film-saggio che fa un uso intelligente delle immagini d’archivio, offrendo una visione alternativa del periodo coloniale peruviano

Presentato nella sezione Forum della 75ma Berlinale, La memoria de las mariposas [+leggi anche:
intervista: Tatiana Fuentes Sadowski
scheda film] di Tatiana Fuentes Sadowski si incarica di riflettere sul doloroso passato coloniale dell’Amazzonia. In particolare la zona del Rio Putumayo, ricca di alberi di gomma e teatro di un genocidio perpetrato ai danni delle popolazioni indigene, usati come schiavi dal potente mercante Julio Cesar Arana. Il film è composto da immagini in Super 8 riprocessate e da filmati appartenenti a vari archivi, come ad esempio quelli del British Film Institute, o da film girati anch’essi in ottica estrattiva, come Amazonas, o maior rio do mundo (1922) del regista portoghese Silvino Santos. Quest’ultimo film dato per scomparso era stato recentemente ritrovato al Národní filmový archiv di Praga. Uno dei compiti che La memoria de las mariposas si pone è proprio quello di rivelare grazie a queste immagini come esse stesse facciano parte del sistema di sfruttamento delle materie prime che produsse il boom della gomma in Brasile e Perù nei primi anni del Novecento.
In particolare Tatiana Fuentes Sadowski parte dalle poche fotografie di Omarino e Aredomi, due indigeni condotti in Europa dall’avvocato Roger Casement per denunciare la schiavitù di cui fu vittima la popolazione locale. Questo viaggio di andata e ritorno diventa la pista principale di un film che grazie al montaggio si ramifica in più direzioni, toccando i nervi scoperti di un passato coloniale che un’ampia gamma di opere (soprattutto provenienti dal Sud America, ma non solo) si sta premurando di raccontare, sovente da diversi punti di vista che si oppongono al discorso egemone. E quindi anche le istanze umanitarie della parte più progressista della borghesia europea, qui incarnata dal rivoluzionario irlandese Casement, si rivelano come una delle mille facce del colonialismo. Allo stesso tempo la regista, che è anche la voce narrante, intreccia la storia di Omarino e Aredomi col vissuto personale che la vuole madre di uno dei discendenti di una delle famiglie che più ha tratto vantaggio dal boom della gomma. Questa complessità di visioni e di questioni, scaturite dal desiderio di analizzare e comprendere un passato così pesante, si mescola con la l’eredità culturale dei sopravvissuti al genocidio e al loro modo di mettersi in relazione con la storia.
Le sperimentazioni visive di Fuentes Sadowski offrono allo spettatore un’altra forma di pensiero, intricata, intuitiva. È un film che tende a dare spazio a più voci, che sono il controcampo della storia ufficiale, il suo rimosso. Che questa operazione sia stata fatta usando immagini d’archivio girate in origine con lo scopo opposto, e cioè quello di catalogare una popolazione ed opprimerla, dimostra come il linguaggio del cinema abbia ancora la capacità di sovvertire la narrazione predominante, ponendosi come strumento di conoscenza e di lotta.
La memoria de las mariposas è prodotto da Miti Film (Perù) con Perpetua Cine (Perù) e Oblaum Filmes (Portugal).
Photogallery 17/02/2025: Berlinale 2025 - The Memory of Butterflies
6 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.



© 2024 Dario Caruso for Cineuropa - dario-caruso.fr, @studio.photo.dar, Dario Caruso
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