email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERLINALE 2025 Forum

Recensione: Canone effimero

di 

- BERLINALE 2025: Gianluca e Massimiliano De Serio esplorano diverse tradizioni sonore in varie regioni d’Italia con un documentario lirico, affresco di un mondo rurale e dimenticato

Recensione: Canone effimero

A quattro anni dal precedente film Spaccapietre [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Gianluca e Massimiliano De…
scheda film
]
, i gemelli Gianluca e Massimiliano De Serio tornano al grande schermo presentando la loro ultima opera nella sezione Forum della 75ma Berlinale, Canone effimero [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
. Un’opera che si presenta in undici atti, o precetti, e che vaga in giro per varie zone dell’Italia a documentare un mondo fragile, in via d’estinzione. Protagonisti del film sono gli abitanti locali che cercano di tenere in vita usi e costumi antichissimi. Ciò che dalle prime immagini si prefigura come un documentario dal gusto classico, con ambizioni artistiche suggerite dal formato accademico, si trasforma in un viaggio che si premura di documentare sì, ma con cura nello stile. Ai lunghi piani che catturano le performance toccanti dei cori Arbëresh in Lucania e i cori polifonici della Liguria interna, con la macchina da presa fissa sui visi degli artisti, si alternano brevi panoramiche che espongono il paesaggio a far da cornice. Una strada di campagna, luoghi innevati, paesi abbarbicati alla montagna. Posti che raccontano piccole storie che si intrecciano alla grande storia: la resistenza, lo sbarco degli Americani in Sicilia. Canone effimero si propone come un manuale di sopravvivenza.

La geografia disegnata dai fratelli De Serio è insolita. A volte segue gli itinerari fondativi dei pionieri Alan Lomax e Diegi Carpitella che negli anni ‘50 viaggiarono in Italia alla scoperta di tesori nascosti e metter le basi per la ricerca etnomusicale in Italia (vedi appunto Ceriana, in Liguria). A volte si sofferma a mostrare riti religiosi, mediati però dalle voci degli abitanti locali e dagli schermi dei telefoni in un’operazione che dimostra l’attenzione dei De Serio a non volersi intestare la proprietà delle immagini. Si va in Basilicata, in Sicilia, nelle Marche. Si denota il bisogno di visitare le zone più remote del paese, per mantenere il contatto con la realtà e per contrastare il proliferare di immagini da social media che descrivono l’Italia un country club esclusivo. E per il bisogno di immortalare certe tradizioni, esorcizzando la paura che scompaiano del tutto.

In questo senso Canone effimero è un documento prezioso. L’atto di filmare per conservare è nobile, anche se è un ossimoro, come suggerisce il titolo del film, perché le immagini da quando esiste la pellicola sono destinate al deperimento. Se da un lato il film avrebbe potuto giovare di maggior rigore - anche se antiche, non sempre le tradizioni hanno valore estetico - dall’altro non si vorrebbe smettere di ascoltare descrizioni appassionanti su come si fabbricano le zampogne in Calabria, come nascono e si tramandano i canti popolari o sul perché l’arrivo degli Americani in Sicilia durante la seconda guerra mondiale ha interrotto il commercio del carbone sui muli. Considerando il successo delle diverse scene musicali folk in giro per il mondo e un certo desiderio di revival presente nel folk horror degli ultimi anni potremmo affermare che Canone effimero è comunque figlio dei suoi tempi.

Canone effimero è prodotto da La Sarraz Pictures.

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy