Recensione: Two Times João Liberada
- BERLINALE 2025: Il lungometraggio d'esordio di Paula Tomás Marques è un solido esercizio sulla rappresentazione cinematografica della storia che apre le porte al regno delle possibilità

Un film nel film: Two Times João Liberada [+leggi anche:
trailer
scheda film] racconta la storia del personaggio fittizio João Liberada, una persona di genere non conforme perseguitata dall'Inquisizione nei processi del XVIII secolo, e di João (June João), l'attrice che interpreterà il suo ruolo come protagonista di un film. Questa è la base narrativa del primo lungometraggio di Paula Tomás Marques, presentato in anteprima nella sezione Perspectives della 75ma Berlinale, che segue la produzione cinematografica (fittizia) del biopic di questo personaggio, che diventa sempre più complicata, o tormentata.
Diviso in quattro capitoli, il preludio non ufficiale è la rivelazione del destino finale del regista (André Tecedeiro), che è quello di rimanere misteriosamente paralizzato. Seguendo la voce di João, la narrazione ripercorrerà ciò che precede quel momento, ma senza cercare di risolvere il mistero della paralisi (o almeno non troppo estesamente). La ricerca finale sarà invece una riflessione sui processi di quel (e di tutti i) film: ponendo domande – per lo più senza risposta – sulla giusta rappresentazione cinematografica e storica e sui modi di produzione.
João viene inizialmente coinvolto nel progetto perché ha bisogno di un nuovo lavoro come attore, ma anche perché, sulla carta, ha tutte le carte in regola per essere un buon progetto: un film con una figura storica LGBTQIA+ come protagonista, una troupe composta principalmente da persone queer, donne in ruoli di leadership, e la lista continua. Ma ben presto è chiaro che, anche in questo contesto, l'angolazione della sceneggiatura sulla storia di João Liberada si limita a seguire i racconti di coloro che hanno perseguitato Liberada. João cerca allora di pensare a diversi modi per rappresentare la parte mancante di questa storia, ma la sua voce diventa sempre più dissonante da quella del regista, creando un divario sempre maggiore tra ciò che ritiene giusto nei confronti del personaggio e il ruolo effettivo che sta interpretando. Man mano che si allontana dal ruolo, si avvicina a Liberada, un personaggio che non aveva spazio per parlare nella storia. Sottili ma toccanti tocchi soprannaturali emergono con lo sviluppo del progetto, mentre la presenza e l'influenza di Liberada si rafforzano, letteralmente. Il suo spirito trova un modo per entrare in contatto con João – soprattutto durante il sonno – ma anche con il resto della troupe, riuscendo persino a interferire elettricamente (e sonoramente), a disturbare e a cambiare il corso del film. Un nuovo destino reso possibile dalla squadra, come un collettivo che unisce le forze per forgiare un nuovo percorso per le immagini finali.
Percorrendo senza soluzione di continuità gli sviluppi di questo film – o di questo film nel film – con la sua intricata sceneggiatura (del regista e dell'attrice protagonista) unita all'eccellente montaggio (di Jorge Jácome), si giunge a un risultato finale che è un'opera con sguardi distinti (concettualmente, formalmente, visivamente e sonoramente) in gioco, che raggiunge un'efficace critica e autocritica, analisi e autoanalisi, del potere delle immagini, dell'impatto della rappresentazione e dell'importanza dell'ascolto.
Questo è anche un film su pellicola (16 mm) che mostra una profonda comprensione e apprezzamento per le possibilità della sua fisicità, diventando anche un archivio urgente, per il futuro, delle voci inascoltate del passato e del presente. Infine, questo è un film sul cinema stesso, e la presenza della troupe come parte del cast (e viceversa) crea un senso di familiarità che raramente si vede con questo livello di onestà (nella fiction), e che crea una sensazione calda e invitante. Ma questo calore non è sinonimo di facilità: invita a una riflessione collettiva, perché il lavoro di capire cosa può e deve essere il cinema si fa ogni giorno, con ogni film, con ogni persona. Questo film non fa altro che gettare le basi per un passo avanti.
Two Times João Liberada è prodotto da Cristiana Cruz Forte e dalla stessa Paula Tomás Marques, in coproduzione con Fúria de Boi e con la produzione associata di Casa Estrela e Elías Querejeta Zine Eskola. La distribuzione e le vendite sono a cura di Portugal Film.
(Tradotto dall'inglese)
Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.