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BERLINALE 2025 Forum

Recensione: Houses

di 

- BERLINALE 2025: Veronica Nicole Tetelbaum crea un paesaggio onirico oscuro con il suo racconto di una persona trans che intraprende un tour delle sue vecchie residenze di famiglia

Recensione: Houses
Yael Eisenberg in Houses

Pochissimi film israeliani contemporanei sono girati in bianco e nero come  Houses [+leggi anche:
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, per il quale la regista Veronica Nicole Tetelbaum e il suo direttore della fotografia Yaniv Linton hanno utilizzano anche un rapporto d'aspetto quadrato per completare il loro abile chiaroscuro. Ed essere così in grado di trasmettere visivamente la voragine di angoscia e disprezzo per se stessi che affligge vasti settori della società israeliana e di mostrare le fondamenta instabili su cui sono state costruite l'identità e l'unità nazionali. Uno dei film più impressionanti del Forum della Berlinale di quest'anno, con molti elementi interessanti e tempestivi che lo collegano alle tendenze globali del cinema d'autore, l'esordio di Tetelbaum si inserisce comunque in un mercato festivaliero e distributivo comprensibilmente ostile ai film israeliani; per intenderci, nel territorio d'origine di chi scrive, il Regno Unito, Ahed's Knee [+leggi anche:
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 di Nadav Lapid è stato l'ultimo film israeliano programmato al BFI di Londra fino ad oggi.

Scritto da Tetelbaum, Houses mescola l'attualità, lo speculativo e lo storico, mettendo insieme con cura una serie di filoni drammaturgici per creare un sobrio pay-off emotivo. Il giovane non-binario Sasha (Yael Eisenberg), che incontriamo per la prima volta mentre entra in un condominio abbandonato sotto il diluvio, ha lasciato il suo lavoro e ha intrapreso un viaggio fisico e interiore per correggere una scissione nel suo passato. Poiché la sua famiglia è emigrata dopo il crollo dell'Unione Sovietica quando era bambino e la sua instabilità li ha costretti a spostarsi regolarmente nel nord di Israele, Sasha vuole visitare le sue vecchie case, che siano o meno occupate da residenti nel presente. In un modo inquietantemente poetico e facilmente accessibile al pubblico, egli può solo essere un ulteriore fantasma in visita in questi ambienti spettrali, rivisitando questi spazi potentemente carichi nella realtà, piuttosto che nei suoi ricordi.

Sasha è un sopravvissuto ad abusi da parte di due fonti: il padre, di cui vediamo gli atteggiamenti crudeli e dominanti, che gli impongono di parlare ebraico anziché russo, attraverso frammenti di filmati con videocamera in stile anni '90 (in cui Sasha si presenta come una ragazza, anziché come la sua attuale preferenza); e anche un insegnante di scuola elementare, di cui è impossibile accertare l'esistenza durante una visita alla scuola nel presente. Una delle sue case è ora di proprietà dell'orafa queer Anna (Tali Sharon), che comprende il bisogno di rifugio di Sasha e gliene offre uno temporaneo - oltre alla crescente possibilità di un'intimità fisica, derivante dalla loro reciproca fiducia ed empatia - fino a quando la madre di lui, Nina (Evegnia Dodina), si presenta alla porta di casa preoccupata. Quando Sasha e Nina si ritrovano a conversare in russo, il labirinto, attraverso il quale le nostre identità sono in costante trasformazione, mostra le sue pareti inclinate che si chiudono.

I primi spettatori di Houses hanno sostenuto con pertinenza che l'identità trans di Sasha assume un valore eccessivamente metaforico - che il suo essere semplicemente un protagonista trans, un punto chiave non complicato dell'identificazione del pubblico, non è sufficiente. Eppure Tetelbaum - un regista cis, dobbiamo precisare - supera in qualche modo questa accusa opportuna sia attraverso la persistenza finale delle idee del film, sia attraverso il suo découpage sempre diverso, in cui il cane morto di Sasha può essere resuscitato. Inoltre le riprese digitali  ad alta e bassa risoluzione si mescolano quasi romanticamente, mostrando un'inquietudine essenziale all'interno di Israele, la cui insistenza sul conformismo e sul silenzio dei suoi cittadini  determina anche la sua posizione nei confronti dei suoi vicini.

Houses è prodotto da Israele e Germania con Marker Films, Zwillingfilm e Bona Productions.

(Tradotto dall'inglese)

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