email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

BERLINALE 2025 Berlinale Special

Recensione: Ancestral Visions of the Future

di 

- BERLINALE 2025: L’attesissimo nuovo lungometraggio di Lemohang Jeremiah Mosese è un'ode commovente al passato, presente e futuro del Lesotho e al suo complicato legame con esso

Recensione: Ancestral Visions of the Future

Lemohang Jeremiah Mosese apre il suo ultimo lungometraggio, Ancestral Visions of the Future,  presentato in anteprima nella sezione Berlinale Special della 75ma Berlinale, dicendoci che si tratta di “un'ode al cinema, un eterno accenno a mia madre”. Dopo il suo acclamato This is Not a Burial, It’s a Resurrection [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
, il regista berlinese originario del Lesotho ci offre uno pseudo saggio legato da immagini di persone e luoghi del suo Paese d'origine, chiedendoci di riflettere attentamente sulle storie e le riflessioni che condivide.

Il regista inizia con una narrazione che contestualizza il modo in cui è cresciuto, invidiando coloro che hanno vissuto la guerra per la facilità con cui può essere resa nostalgica. Il suo trauma è di natura diversa, dice Mosese, tanto che i suoi effetti possono essere avvertiti in tutti i diversi aspetti della vita. Ci racconta in modo colloquiale un mix di aneddoti e di poetica della sua infanzia, insieme a riflessioni sociali (la sceneggiatura è dello stesso Mosese) che riflettono ulteriormente sul passato coloniale del Lesotho, così come sul dislocamento e sulla resistenza che ne sono conseguiti. Il concetto di tempo diventa sempre più importante, come suggerisce il titolo del film, dove passato e futuro non sono esplicitamente scollegati.

Un aspetto potenzialmente frustrante per molti spettatori potrebbe essere lo scollamento tra le immagini innegabilmente suggestive - con la fotografia di Mosese e Phillip Leteka - e le porzioni di narrazione più saggistiche del film. Mentre assistiamo a momenti di comunità, vita quotidiana, lavoro e altro, lo sceneggiatore-regista usa la narrazione per dirci cosa pensare mentre ci mostra qualcosa di più atmosferico. Questo, a volte, può risultare straniante, dato il contenuto spesso denso e metaforico condiviso dalla voce fuori campo. I vuoti tra le sezioni parlate sono riempiti da alcuni suoni superiori alla realtà e dalla musica ronzante del sinth di Diego Noguera, che accentua i momenti più meditativi del film.

Altre parti vedono Mosese navigare con la camera tra le persone, tra cui il marciatore e artista di arti marziali Sobo Bernard, e i paesaggi urbani del paese dove molti sono stati costretti a trasferirsi per lavoro, come egli stesso nota. Queste sezioni più direttamente empiriche sono le più facili da cogliere, anche se il film si rifiuta di cadere in una modalità didattica che potrebbe accidentalmente spiegare troppo le cose. Il regista è più interessato ad allestire la scena e a creare uno stato d'animo e un paesaggio, ma mai romanzato. Al contrario, ci offre uno sguardo privilegiato su tipi di esperienze che non potremo mai fare, guidati dalla volontà di Mosese di farci entrare nella sua prospettiva.

Ancestral Visions of the Future è una coproduzione che coinvolge Francia, Lesotho, Germania, Qatar e Arabia Saudita con Agat Films & Cie / Ex Nihilo e Mokoari Street, in coproduzione con SEERA Films GmbH e il Red Sea Fund e con il supporto del Doha Film Institute. Memento International si occupa delle vendite internazionali.

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy