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BERLINALE 2025 Forum

Recensione: Minimals in a Titanic World

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- BERLINALE 2025: Il debutto al lungometraggio di Philbert Aimé Mbabazi Sharangabo è un melodramma che racconta gioie e dolori di un gruppo di giovani nella capitale del Ruanda

Recensione: Minimals in a Titanic World
Aline Amike in Minimals in a Titanic World

Presentato nella sezione Forum dell’ultima Berlinale, Minimals in a Titanic World è il debutto al lungometraggio di Philbert Aimé Mbabazi Sharangabo. Racconta di un gruppo di giovani di Kigali, la capitale del Ruanda, e in particolare di Anita (Aline Amike), la protagonista che aspira a fare la cantante. Il film parte dal rilascio di prigione di Anita per aggressione e piano piano rivela la trama: la morte recente del compagno Serge, l’amicizia col coinquilino Shema. Un trama schematica girata con uno stile molto convenzionale che attinge dagli elementi alla moda delle serie tv: piani medi di breve durata, luci colorate, ralenti. Alcune scene seguono la protagonista in soggettiva con la camera a mano, come se fosse un documentario. La storia viene raccontata senza troppa continuità, soffermandosi su alcuni riti (un funerale, un matrimonio, delle scene di danza) che diventano quasi dei videoclip musicali all’interno del film, assumendo una dose eccessiva di pathos che è a volte difficile da sopportare. Le sequenza hanno una durata molto breve, tutto è accelerato e per questo tutto rimane in superficie. Anita ricerca il successo, fa prova di carattere forte e deve vedersela con gli aspetti patriarcali che dominano l’industria musicale ruandese.

Ma lo sfondo sociale in cui opera Anita è solo tratteggiato, il mondo titanico citato nel titolo non si vede. I personaggi sono stereotipati, connotati dalla loro mancanza di spessore. Cosa ci racconta Minimals in a Titanic World della società ruandese che già non sappiamo? Chi è Anita, da dove viene? Un personaggio senza storia. Alcune scene sono spunti che non si sviluppano mai, inizi di idee. Bozzetti, appunto. Cose scritte per riempire. Anche l’aspetto spirituale che dovrebbe assumere un peso nella vita dei protagonisti, trattato in maniera spiccia, diventa parodico.

Non che non ci provi Philbert Aimé Mbabazi Sharangabo a inventare delle forme. Come quando la protagonista è ritratta dietro le sbarre di una finestra o due suore si avviano all’uscita di un cancello. Ma il risultato è molto confuso, col regista che mescola scene dal gusto d’autore europeo a montaggi bruschi, con qualche errore di raccordo. L’ambizione dell’opera, frutto anche della cornice nella quale è stata presentata, e cioè la sezione Forum che da sempre si fa vanto della propria visione artistica alternativa, impedisce di considerare il film dal suo lato più ingenuo. Tutto è eccessivamente serioso in Minimals in a Titanic World e paradossalmente difficile da prendere sul serio. Vederlo è fare una diagnosi di certo cinema contemporaneo. Un cinema che si vuole furbo, fatto con pochi mezzi e pochissime idee.

Minimals in a Titanic World è prodotto da Imitana Productions (Ruanda) e co-prodotto da Iyugi Productions (Ruanda), Chromosom Film (Germania) e Zili Studios (Camerun).

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