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BERGAMO 2025

Il Bergamo Film Meeting annuncia il suo programma

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- Dall’8 al 16 marzo 160 film, incontri con gli ospiti e le giornate industry sulla valorizzazione del patrimonio cinematografico europeo

Il Bergamo Film Meeting annuncia il suo programma
Fainéant.e.s di Karim Dridi

Con 160 film tra corti e lungometraggi, la 43ma edizione del Bergamo Film Meeting sarà dall’8 al 16 marzo il crocevia del cinema internazionale in Italia, proponendo inoltre ospiti, incontri, eventi speciali, webinare masterclass. Il programma del festival diretto da Fiammetta Girola e Annamaria Materazzini prevede 2 sezioni competitive, la Mostra Concorso dedicata ai lungometraggi di finzione e Visti da Vicino, dedicata al documentario; una retrospettiva su Otar Iosseliani il grande maestro georgiano naturalizzato francese scomparso nel 2023); l'omaggio al cinema del regista polacco Wojciech Jerzy Has, nel centenario della sua nascita; il consueto focus sul nuovo cinema europeo contemporaneo Europe, Now!, con le personali della regista ceca Alice Nellis  e del tedesco Christian Petzold (leggi l’articolo), che sarà arricchito da una selezione dei film di diploma delle scuole di cinema europee che aderiscono al Cilect e da Europe, Now! Film Industry Meetings (12 - 13 marzo), le due giornate rivolte ai professionisti di settore che quest’anno si concentrano sulla valorizzazione del patrimonio cinematografico europeo.

I 7 lungometraggi di fiction che concorrono al Premio Bergamo Film Meeting, tutti di produzione o coproduzione europea, sono caratterizzati come sempre dall’originalità linguistica e narrativa con cui affrontano i temi della contemporaneità. In Fainéant.e.s (Francia) di Karim Dridi, due punkabbestia sfrattate da uno squat, partono a bordo del loro vecchio camion per un viaggio senza meta, mentre Hiver à Sokcho [+leggi anche:
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intervista: Koya Kamura
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(Francia/Corea del Sud), diretto dal regista franco-giapponese Koya Kamura e presentato a Toronto e San Sebastián, l’arrivo di un illustratore francese in cerca di alloggio rompe la routine quotidiana della una giovane cuoca di una vecchia pensione in un villaggio coreano. Gina [+leggi anche:
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(Austria) di Ulrike Kofler è un dramma al femminile raccontato attraverso gli occhi di una bambina che rifiuta di arrendersi a un destino di fallimenti, mentre la adolescente protagonista di Tarika [+leggi anche:
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intervista: Milko Lazarov
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, (Bulgaria/Germania/Lussemburgo), girato in 35 mm da Milko Lazarov, deve fronteggiare una sindrome ereditata dalla madre vista con timore e superstizione dagli abitanti del villaggio. Cresciuta da una madre single in un villaggio sámi, la protagonista di My Fathers’ Daughter [+leggi anche:
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(Norvegia/Finlandia/Svezia), di Egil Pedersen, non ha mai conosciuto suo padre e sogna di essere figlia di Nikolaj Coster-Waldau, la star de Il trono di spade. In Bitter Gold (Germania/Uruguay/Cile) di Juan Olea, c’è invece una sedicenne, Carola, che lavora in segreto col padre a una vena d’oro nel deserto di Atacama, in Cile, sognando di cambiare il proprio destino.  Infine, una coppia quarantenne vive con tre figli adolescenti in un piccolo borgo della campagna slovacca in March to May [+leggi anche:
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intervista: Martin Pavol Repka
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(Repubblica Ceca), primo lungometraggio di Martin Pavol Repka, quando arriva la notizia di una nuova gravidanza.

Tra le 14 produzioni indipendenti provenienti dal panorama internazionale del documentario citiamo The Labour of Pain and Joy [+leggi anche:
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(Finlandia) di Karoliina Gröndahl, su due assistenti alla nascita che sfidano le vecchie tradizioni; in prima mondiale, Generations of Images [+leggi anche:
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(Albania/Austria) di Johannes Gierlinger, sui profondi processi di trasformazione dell’Albania; The Other One [+leggi anche:
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(Repubblica Ceca/Slovacchia) di Marie-Magdalena Kochová, documentario di formazione su responsabilità e sorellanza; Personale [+leggi anche:
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intervista: Carmen Trocker
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(Italia/Austria) di Carmen Trocker, che esplora la vita dei lavoratori migranti in un hotel delle Dolomiti; dalla Berlinale, Afterwar [+leggi anche:
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intervista: Birgitte Stærmose
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(Danimarca/Kosovo/Svezia/Finlandia) di Birgitte Stærmose, girato nell’arco di quindici anni seguendo alcuni bambini di Pristina. E ancora Dear Beautiful Beloved [+leggi anche:
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(Austria) di Juri Rechinsky, The Trail Left by Time [+leggi anche:
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(Spagna) di Luis (Soto) Muñoz e Alfredo Picazo e Nonkonform (Germania) di Arne Körner.

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