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MONS 2025

Recensione: Le Répondeur

di 

- La regista francese Fabienne Godet si cimenta in un delicato tentativo di commedia popolare con il suo nuovo film, in cui brilla il sorprendente Salif Cissé

Recensione: Le Répondeur
Salif Cissé e Denis Podalydès in Le Répondeur

Il 40mo Love International Film Festival Mons proietta in concorso il sesto lungometraggio della regista francese Fabienne Godet, già autrice di titoli come Sauf le respect que je vous dois [+leggi anche:
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. Presentato in anteprima mondiale al Festival internazionale del cinema comico dell’Alpe d’Huez, Le Répondeur è la storia di un vecchio scrittore che cerca l’ombra e di un giovane imitatore che cerca la luce.

Baptiste (Salif Cissé) vorrebbe vivere della sua arte, ma mentre aspetta che il successo bussi alla sua porta, vende assicurazioni al telefono. Pierre (Denis Podalydès) vorrebbe vivere della sua arte, ma le numerose esigenze che lo gravano glielo impediscono. Un giorno Pierre ha un'idea: chiede a Baptiste di diventare il suo doppiatore. Vuole affidargli il suo telefono, in modo che possa gestire tutte le sue chiamate, sia personali che professionali, permettendogli di concentrarsi sulla stesura del suo prossimo romanzo senza essere distratto dalla vita. Ovviamente, Baptiste non si limiterà a rispondere e interpretare, ma inventerà e reinterpreterà. Come una sorta di spirito buono, cerca, attraverso la sua particolare mentalità e la sua prospettiva esterna, di sistemare la vita di Pierre, il che a sua volta porterà a un vortice di incomprensioni con le sue amanti, suo padre e sua figlia. Tra triangoli amorosi, schermaglie romantiche e conflitti filiali, la gestione si trasforma presto in interferenza, forse in meglio.

Le Répondeur si basa su un argomento che a prima vista sembra del tutto inverosimile, ma basta una scena con Salif Cissé (scoperto nell'ottimo A l’abordage [+leggi anche:
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), in cui cerca di appropriarsi della voce dello scrittore, per permetterci di sospendere l'incredulità, come ogni buona fiction. È straordinario sia nell'esecuzione delle impersonificazioni sia nella sottile composizione di una mascolinità che abbraccia le sue fragilità. Tra i due uomini si crea un'intimità speciale, una sorta di fusione di circostanze, che richiede il tempo necessario per svilupparsi in un'amicizia. Pur essendo decisamente una commedia, il film flirta con una serie di generi, dal buddy movie alla commedia sentimentale, sfruttando il principio delle false identità e dei doppi per creare tensione drammatica e situazioni comiche. Il film si interroga anche sulla nostra dipendenza dagli altri attraverso i telefoni cellulari, sul nostro bisogno di essere costantemente connessi, e per una volta non dal punto di vista della dipendenza dei giovani dai social network, ma qui attraverso la dipendenza di un uomo di mezza età dal suo telefono. In che modo, in un'epoca di iperconnettività, possiamo ancora connetterci con noi stessi, e persino stare da soli con noi stessi, per rendere possibile il pensiero e la riflessione?

Grazie alla solida sceneggiatura del film, una serie di personaggi satellite che ruotano attorno al duo Baptiste-Pierre prendono davvero vita. C’è l'amante di Pierre (Aure Atika) che, lungi dal sentirsi tradita, impara a vederlo in modo diverso; la figlia artista (Clara Bretheau), che trova in Baptiste la sua arte e una musa inaspettata; l'amica sarta del giovane (Manon Clavel), la cui preziosa amicizia funge da rifugio e da bussola. Alla fine, Le Répondeur è un autentico feel good movie, con una buona dose di buoni sentimenti, una storia di amicizia, creatività, amore e lealtà.

Le Répondeur è prodotto da Le Bureau con France 3 Cinéma. The Bureau Sales guida le vendite internazionali; Tandem Films distribuirà il film il 4 giugno in Francia e  O’Brother Distribution in Belgio.

(Tradotto dal francese)

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