Recensione: The Dating Game
- Il documentario di Violet Du Feng è un'esplorazione vivace e accattivante del mondo degli appuntamenti in Cina e, in definitiva, un film sull'autenticità

Presentato in anteprima nel concorso World Cinema Documentary del Sundance di quest'anno e ora nella sezione Special Screenings del Festival Internazionale del Documentario di Salonicco, The Dating Game di Violet Du Feng presenta uno sguardo acuto e spesso umoristico sul corteggiamento nella Cina contemporanea, seguendo tre scapoli - Zhou, Li e Wu - durante un campo di appuntamenti intensivo di una settimana a Chongqing. Con la guida di Hao e Wen, allenatori di appuntamenti sposati tra loro, questi uomini cercano di trasformarsi in partner più desiderabili, mettendo a nudo non solo le proprie insicurezze, ma anche le contraddizioni di una dating culture moderna che prospera oggi con le cosidette “curated personas”.
Al centro del documentario c'è Hao, una figura appariscente ma profondamente conflittuale, i cui metodi vanno dal discutibile al ridicolo. Il suo approccio alla seduzione è intriso di mascolinità performativa: incoraggia i suoi studenti a proiettare un'immagine di dominanza e carisma in contrasto con il loro vero io. Wen, al contrario, emerge come una presenza più solida e introspettiva. Con il progredire del campo intensivo, inizia a mettere in discussione la filosofia di Hao, sfidando sottilmente i suoi insegnamenti ed esponendo persino le fratture del loro matrimonio. Il contrasto tra queste due figure aggiunge un affascinante meta-strato al film, poiché diventa chiaro che Hao stesso sta lottando con le stesse insicurezze che cerca di sradicare nei suoi studenti.
La regia di Du Feng fa sì che il film rimanga coinvolgente per tutta la sua durata, nonostante una struttura narrativa poco omogenea. Mentre l'attenzione principale rimane su Hao e gli scapoli, occasionali spostamenti verso la prospettiva femminile - come un segmento rivelatore sulle donne che preferiscono i fidanzati virtuali creati dall’IA alle relazioni reali - sono introdotti sporadicamente, lasciando alcuni filoni tematici meno esplorati. Ma questi scorci sull'“altro lato della barricata” offrono comunque spunti di riflessione su un panorama di incontri in cui l'autenticità è sempre più sfuggente.
In effetti, The Dating Game è in definitiva un film sull'autenticità, sulla tensione tra l'essere se stessi e il diventare una versione più desiderabile di se stessi. Questa lotta si manifesta in momenti al tempo stesso comici e toccanti, dai goffi tentativi degli scapoli di proiettare fiducia in se stessi all'artificiosità dei loro profili sulle app di incontri, dove si atteggiano a “mafiosi” benestanti o ad appassionati di golf nonostante le loro origini rurali e operaie. Il documentario si astiene saggiamente da palesi moralismi, lasciando invece che sia l'assurdità intrinseca della situazione a parlare.
Tecnicamente curato, con un ritmo eccellente e la fotografia nitida di Wei Gao, il film riesce a bilanciare con successo la commedia d'osservazione con una riflessione sociologica più profonda. Il risultato è un documentario coinvolgente e accessibile che riecheggia al di là del suo contesto culturale immediato, offrendo un'esplorazione universalmente relazionabile dell’ansia da appuntamento moderna. Mentre gli appuntamenti diventano sempre più un atto performativo, con compagni in AI e regole di auto-miglioramento che sostituiscono le interazioni organiche, The Dating Game funge sia da specchio che da ammonimento.
Pur essendo a volte eccessivamente ambizioso, il documentario di Du Feng è un'opera accattivante e spesso esilarante che dovrebbe interessare un vasto pubblico di diverse fasce demografiche. Il fatto che fino ad oggi non sia stato distribuito a livello internazionale è un mistero: si spera che la situazione cambi presto, perché The Dating Game ha tutte le carte in regola per diventare uno dei film più amati dai festival e un argomento di conversazione.
The Dating Game è stato prodotto da Fish+Bear Pictures (Stati Uniti) e Violet Films (Regno Unito), in associazione con Bird Street Productions (Stati Uniti), Ten Thousand Images (Norvegia) e Chicken & Egg Pictures (Stati Uniti).
(Tradotto dall'inglese)
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