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FIFDH GINEVRA 2025

Recensione: The Tender Revolution

di 

- La regista tedesca Annelie Boroș racconta la lotta di chi vuole vivere valorizzando ciò che la società consumistica rigetta, per paura o per ignoranza

Recensione: The Tender Revolution

Presentato in prima internazionale al FIFDH di Ginevra nel concorso Focus, The Tender Revolution, primo lungometraggio documentario della tedesca Annelie Boroș, è l’occasione per discutere della precarietà di ciò che è conosciuto come il lavoro del “care”. Dietro questa parola si celano tante, tantissime persone dell’ombra che lavorano, spesso sette giorni alla settimana, prendendosi cura di quanti (anziani, persone differentemente abili, neurodivergenti ecc.) non possono farlo da soli. Il film parla infatti di quattro di questi idealisti che, invece di considerarsi delle vittime di un sistema interessato esclusivamente al profitto, hanno deciso di lottare, di gridare la loro indignazione in nome di una tenerezza che vorrebbero sovrana.

L’ispirazione per il film nasce da una tragedia personale che ha toccato la regista proprio nelle prime fasi di realizzazione ossia il suicidio della sua cara amica e coinquilina. Un avvenimento estremamente doloroso che l’ha spinta a riflettere a quanto il mondo in cui viviamo, troppo individualista, vorace e chiassoso, per alcuni non sia adatto. E se la sua amica avesse potuto scegliere un mondo in cui vivere, in cui sentirsi protetta, come l’avrebbe immaginato? Sicuramente più inclusivo e tenero, generoso e meno frenetico, un mondo utopico che chi si prende cura quotidianamente delle persone bisognose di cure costruisce pazientemente e silenziosamente.

Per scoprire come potrebbe essere questo mondo, la regista dà letteralmente la parola a quattro persone che hanno messo la cura al centro della loro esistenza. C’è Arnold, un uomo di mezza età che vive ad Amburgo dove si occupa, ogni giorno, di suo figlio disabile in condizioni di grande precarietà, messo alle strette da un sistema che non valorizza in nessun modo il suo lavoro ma che, al contrario, punisce la sua presunta inattività, Bożena, badante a tempo pieno che ha dovuto tralasciare sua figlia rimasta in Polonia per prendersi cura di famigliari che non sono i suoi, Amanda, attivista indigena preoccupata per la crisi climatica che sta distruggendo l’ecosistema della sua Perù natia e Samuel, persona in sedia a rotelle piena d’energia che ama divertirsi con i suoi amici e che stringe con i suoi numerosi aiutanti un rapporto tanto stretto quanto rispettoso.

Sebbene non si conoscano, Arnold, Bożena, Amanda e Samuel condividono un sentimento di abbandono e di non riconoscimento di un lavoro logorante che mobilita tanto il fisico (“ci prendiamo cura di un altro corpo mentre il nostro soffre”, dice a un certo punto Bożena) quanto le emozioni (l’attaccamento ai propri pazienti, il doversi adattare a differenti personalità e corpi, la condivisione del dolore altrui). Come dice benissimo Samuel riferendosi alle persone differentemente abili: “tutto è prezioso, non solo quello che è utile”, una costatazione che nutre il sentimento dei protagonisti del film di averne abbastanza. Con i pochi ma toccanti mezzi a loro disposizione, hanno deciso di protestare manifestando il loro rifiuto nei confronti di un sistema che pretende di non avere le risorse per sostenerli. Ma cosa ne sarebbe dalla nostra società senza di loro? Che ne sarebbe della nostra umanità, del nostro pianeta senza la tenerezza, la cura e l’amore che li anima?

Parlando direttamente alla regista, Arnold, Bożena, Amanda e Samuel ci indicano la strada verso un mondo più giusto in cui dovrebbero sicuramente essere i protagonisti.

The Tender Revolution è prodotto da Kinescope Film e coprodotto da Das Kleine Fernsehspiel e Viktor Schimpf Filmproduktion.

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