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FIFDH GINEVRA 2025

Recensione: Scars of Growth

di 

- Per il loro lungometraggio, la tedesca Monika Grassl e la slovacca Linda Osusky scelgono di parlare, con coraggio e militantismo, di un tema scottante che ci tocca tutti da vicino

Recensione: Scars of Growth

Presentato in prima mondiale al FIFDH di Ginevra nel concorso Focus, dedicata a film che testimoniano delle violazioni dei diritti umani attraverso lo sguardo incisivo e coraggioso di registi e registe o giornalisti e giornaliste militanti, Scars of Growth, della regista e montatrice Monika Grassl e della regista, documentarista e fotografa Linda Osusky tocca nel profondo. Il loro film dà voce a quanti, malgrado decisioni politiche che li stanno distruggendo, non possono esprimere il loro dissenso. Il film ci mostra come il potere, quello che si nasconde tra le rassicuranti pareti di luoghi decisionali diretti da pochi, ha delle ripercussioni dalle proporzioni planetarie.

Il tema trattato dalle due registe è quello delle miniere o meglio della costruzione di nuove miniere in nome della transizione verde. Cosa si nasconde però dietro al nome, in apparenza riconfortante, di “transizione verde”? Quali interessi economici si celano dietro decisioni prese in nome della difesa della natura? Mentre in Europa si costruiscono nuove miniere e le compagnie minerarie non fanno che rivendicare le loro prese di posizione in favore del clima, Monika Grassl e Linda Osusky danno corpo e voce a chi lotta realmente per sopravvivere: un agricoltore spagnolo, Hector, un allevatore di renne svedese, Matti e Karin, che racconta di come sono state espropriate le terre dei suoi nonni appartenenti alla popolazione indigena Sami. Tutti, sono determinati a lottare contro questi progetti che minacciano il loro stile di vita, contro decisioni spietate che, per giustificarsi, si nascondono dietro quello che Karin definisce perfettamente con il termine di “green packaging”.

In lotta per preservare il loro stile di vita, la loro identità e il loro territorio, questi personaggi dell’ombra ci raccontano il loro quotidiano, le piccole e grandi lotte per salvaguardare la loro dignità. Magnifiche in questo senso sono le immagini dei maestosi paesaggi che attorniano Kiruna, paesaggi popolati da renne che sembrano ormai aver perso la strada di casa, come se l’uomo le avesse private del loro habitat naturale. A questi guerrieri e guerriere infaticabili che lottano per difendere le proprie terre, le registe contrappongono l’immensa massa compatta di politici e industriali che discutono del futuro di queste stesse terre senza curarsi però delle popolazioni che ne dipendono. Il Green Deal, la nuova strategia di crescita europea, è la ricetta di Bruxelles per salvare il pianeta dal collasso climatico, ma è tutto così semplice come sembra? É davvero possibili, grazie alle auto elettriche e le energie rinnovabili, promuovere la crescita economica proteggendo al contempo il pianeta?

Per ridurre la dipendenza dalla Cina per quanto riguarda molti metalli critici, i politici sono favorevoli alla riapertura di miniere “verdi” in Europa. Ma il problema si trova proprio qui, nella costruzione di mostri che lacerano le terre sulle quali molte popolazioni sono sacrificate in nome della transizione energetica. Le registe collezionano con coraggio le testimonianze di persone dimenticate da un’equazione spietata che del profitto ha fatto il suo credo. Ad accompagnare la parola delle popolazioni autoctone, ci pensa Diego, di una ONG ambientalista, che viaggia attraverso l'Europa per vedere se l'attività mineraria possa davvero essere sostenibile.

Scars of Growth è un film potente sia dal punto di vista contenutistico che cinematografico, una testimonianza toccante di un mondo che sta pericolosamente per svanire, di popolazioni che lottano per il loro diritto ad esistere in una società che le vuole far tacere. Le loro lotte sono reali, forse disperate, ma sempre terribilmente toccanti e giuste.

Scars of Growth è prodotto da Dor Film et Dor Film West.

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