Recensione: Generations of Images
- L’austriaco Johannes Gierlinger racconta la transizione dalla dittatura comunista alla democrazia capitalista in Albania con un approccio poetico-saggistico

“Cantiamo una ninnananna, non per addormentare questo gigantesco bambino di ferro e cemento. Cantiamo una ninnananna perché cresca più forte e su di esso, incessantemente, possa camminare la rivoluzione”. I versi di questa filastrocca del periodo sovietico in Albania, in cui si cela un qualche messaggio, ricorre nel corso del documentario dell’austriaco Johannes Gierlinger, Generations of Images, proiettato in prima mondiale nel concorso Visti da vicino del Bergamo Film Meeting e a fine marzo al Diagonale di Graz. Una chiamata alla rivoluzione, o piuttosto una ninnananna conforme al regime? In questo percorso attraverso il processo di trasformazione della storia albanese, fatto attraverso il montaggio un gran quantità di materiale d’archivio e di interviste odierne sul campo, il film rivela le profonde spaccature create dalla transizione dalla dittatura comunista alla democrazia capitalista e al tempo stesso evidenzia quanto forti siano rimasti i legami con il passato.
Gierlinger è un artista visuale poliedrico, nelle sue video installazioni, cortometraggi e lungometraggi si occupa di forme di memoria, ricordo e prospettive di resistenza, esplorando tracce e connessioni tra epoche e sistemi politici diversi. Anche per Generations of Images il suo approccio è in forma poetico-saggistica. La voce fuori campo (la sua?) che ascoltiamo a commento delle immagini autocelebrative del periodo comunista - i monumenti edificati da una elite del passato, i bagni di folla plaudente da parte del leader supremo Enver Hoxha - si chiede con frasi suggestive fino a che punto quel materiale possa avere ancora effetti nella società di oggi, quanto siano intrecciati e percepibili nella contemporaneità di quel Paese. “Qui comincia l’archeologia dei drammi attraverso l’ordine delle cose, il passato decifra se stesso alla luce di immagini scoperte di recente...” Oppure: “Le costellazioni da epoche differenti sono come formazioni di stelle e si comportano in maniera diversa da ogni direzione celeste. Con quanta ansia si sogna l'epoca successiva”. Gierlinger blocca certe immagini, individua visi e particolari e li incornicia nel gesto tipico del regista, pollice e indice delle due mani a formare un rettangolo.
Più classicamente, Generations of Images mette a confronto le parole di nostalgici cittadini del regime, “quando potevi dormire per strada con un sacco di monete d’oro e nessuno ti aggrediva”, e un gruppo di giovani studenti di liceo. Dice un anziano in uno sperduto casolare di campagna: “Un solo leader, un solo partito, nessuna divisione. Non dovevamo pensare a nulla, le priorità del regime erano salute, educazione e ordine pubblico. Questo ci bastava. E nessuno avrebbe immaginato che un giorno sarebbe collassato”. Un uomo che vende libri in strada ed è tornato a Tirana dopo 20 anni da emigrato, rimpiange quando “durante il comunismo le persone si prendevano cura l’uno dell’altro, c’era più amore”. Intende forse quelle persone che faceva la fila per il cibo? I ragazzi intervistati hanno le idee chiare. “La vecchia mentalità è rimasta. La nostra è la prima generazione senza una reale connessione con il comunismo. Guideremo l’Albania in una direzione completamente diversa. Ma il Paese ora deve fare di più per convincere me e molti altri giovani a rimanere a vivere qui e vedere il nostro futuro qui”. È bella e commovente la testimonianza del 95nne Lekë Tasi, il musicista dissidente internato nel villaggio di Grabjan per 20 anni: “Siamo ancora qui e speriamo”. Tasi ha denunciato con grande lucidità il processo di degrado dell'uomo durante la dittatura, e l'ipocrisia della società una volta libera, a causa della mancanza di pentimento. Come molte altri Paesi nel mondo, in tutti questi anni la società albanese non è riuscita ad affrontare il passato.
Generations of Images è prodotto da Johannes Gierlinger e Lara Bellon con il supporto di Bmkoes, Land Salzburg, Cine Art Styria, Stadt Wien.
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