Recensione: La niña de la cabra
di Júlia Olmo
- Ana Asensio presenta un film bello e tenero su come lo sguardo innocente di una bambina vede l'oscurità e il mistero della vita

Madrid, 1988. Elena (una splendida Alessandra González al suo debutto sul grande schermo) affronta la recente perdita della nonna mentre si prepara alla sua Prima comunione. La sua amicizia con Serezade (Juncal Fernández, anche lei esordiente), una ragazzina inseparabile dalla sua capra, la porta a chiedersi se il mondo sia davvero come le è stato raccontato. Questa è la storia narrata in La niña de la cabra [+leggi anche:
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Presentato al 28mo Festival di Malaga e con un cast che include anche Lorena López, Javier Pereira ed Enrique Villén, sebbene meno cupo del suo film precedente (un inquietante thriller psicologico in cui Asensio si addentrava nelle miserie del lato oscuro del sogno americano), il film parla di come l'oscurità e il mistero della vita siano visti attraverso gli occhi innocenti dell'infanzia e, con esso, dello scontro tra il mondo dei bambini e quello degli adulti. Morte, classismo, razzismo (che non è altro che una forma di classismo), religione, fede, inganno, crudeltà, convenzioni e relazioni sociali ed emotive dal punto di vista di una bambina. Proprio in quello sguardo sta il punto di partenza e uno dei maggiori successi del film. Dall'inizio alla fine, la regista non abbandona mai la protagonista, raccontando dal suo punto di vista il mondo che la circonda: cosa vede e come lo vede, cosa pensa, cosa prova, perché ride, perché piange, quali sono i suoi sogni e i suoi incubi. In questo modo riesce a catturare con sincerità la magia dell'infanzia e la complicità unica dell'amicizia in quella fase della vita.
Attraverso questa storia, e i suoi tocchi costumbristi, il film è anche un interessante ritratto dell'infanzia di una generazione nella Madrid della fine degli anni '80. Gli appartamenti delle case popolari con le loro caratteristiche tende verdi e i panni stesi ad asciugare, i giochi nel cortile della scuola, i legami e le rivalità, l'importanza della famiglia e delle norme sociali inespresse, il peso della religione nell'istruzione, la luce intensa e i tramonti della città, un mondo che era e in parte non è più.
Tutto questo è narrato con semplicità, vicinanza e tenerezza, con qualche sprazzo di malinconia riguardo a quell'infanzia, attraverso una voce fuori campo che conferisce al film un tono narrativo unico, a metà tra realismo e fantasy, commedia e dramma. "Quella è stata l'ultima volta che ho visto Serezade. Lo spettacolo della capra è scomparso dalle piazze di Madrid. E forse Serezade e il suo mondo non sono mai esistiti", dice la voce in un momento rivelatore.
La niña de la cabra dimostra che è possibile realizzare un altro cinema per famiglie (oltre a quelli che sbancano il botteghino). Un film per famiglie che va oltre l'ovvio, capace di raccontare storie profonde con leggerezza ed emozione, capace di toccare e di deliziare grandi e piccini, lasciandoci con domande al termine della proiezione. Un film che fa centro: sincero e bello.
La niña de la cabra è una coproduzione tra Spagna e Romania delle compagnie Aquí y Allí Films, La niña de la cabra AIE, Avalon e Avanpost, venduta all’estero da Outsider Pictures (Stati Uniti). In Spagna uscirà l’11 aprile con Avalon.
(Tradotto dallo spagnolo)
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