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Recensione: Muori di lei
- Il nuovo film di Stefano Sardo, ambientato durante il lockdown del 2020, parte come una commedia romantica e si fa più effervescente man mano che la sua trama si complica

Chi non ricorda la sera (era il 10 marzo del 2020) in cui il presidente del Consiglio parlò alla nazione e chiese a tutti gli italiani di rinchiudersi in casa a causa del Covid? Ebbene, come molti di noi all’epoca, i protagonisti di Muori di lei (nelle sale italiane dal 20 marzo con Medusa Film) lo ascoltano al telegiornale mentre sono seduti a cena. Nel film di Stefano Sardo, però, in quello stesso momento – mentre marito e moglie sono a tavola con ospiti il padre di lei e la sua nuova compagna di trent’anni di meno – suona alla porta una ragazza straniera, ospite del b&b della porta accanto. Ha dimenticato il codice d’ingresso, ha il cellulare scarico e ha bisogno di ricaricarlo per qualche minuto, giusto il tempo per riaccenderlo e recuperare i numeri da digitare sulla tastiera. Così, mentre l’Italia entra in lockdown, una donna misteriosa arriva a scombussolare la vita dei suoi vicini di casa.
Il nuovo film dello sceneggiatore-regista piemontese (la sua prima regia, Una relazione, era nella selezione 2021 delle Giornate degli Autori di Venezia), non è una storia sulla pandemia, anche se di quella strana atmosfera di sospensione e dell’isolamento di quei giorni si nutre. È piuttosto “la storia di Amanda… e di come mi ha rovinato la vita”, come mette in chiaro Luca, il protagonista del film incarnato da Riccardo Scamarcio. Professore di filosofia al liceo, frustrato e malpagato, sta tentando di avere un figlio con sua moglie Sara (Maria Chiara Giannetta, vista di recente nel campione d’incassi FolleMente [+leggi anche:
recensione
scheda film]), con l’aiuto del padre di lei medico (Paolo Pierobon), arrogante e sciupafemmine, che non perde occasione di ricordare a Luca che la bella casa dove loro due vivono l’ha pagata lui. Anche Sara fa il medico, e per questo sarà sottoposta a turni estenuanti in ospedale per fronteggiare l’emergenza. Così Luca, in casa da solo per giornate (e nottate) intere, cosa fa? Comincia a spiare la bella vicina (Amanda, interpretata dalla cubana Mariela Garriga) dalla finestra, e dai loro incontri casuali sul terrazzo condominiale al letto il passo sarà breve.
La prima parte di Muori di lei assomiglia quindi a una commedia romantica, piuttosto prevedibile, che indugia sulla passione proibita che l’ignavo Luca e la femme fatale Amanda consumano con urgenza dove e quando possono. Mentre l’amorevole e valorosa Sara è impegnata a salvare vite, e torna a casa sempre più stremata e con i segni della mascherina che porta ininterrottamente per ore che le rigano il volto, i nostri due eroi in pigiama fanno l’amore, prendono il sole e bevono vino tutto il giorno: fanno anche un po’ rabbia. Ma pian piano la faccenda si complica, la vera identità di Amanda esce fuori, e la trama (scritta a quattro mani dal regista con Giacomo Bendotti) comincia a inanellare un colpo di scena dopo l’altro. Virando verso il thriller, ma mantenendo una buona dose di ironia, il film acquista così interesse e brio. Cresciuto all’ombra di un padre morto da eroe, Luca per la prima volta ha l’occasione di fare qualcosa di grande e di diventare finalmente protagonista della propria vita. In quale modo e con quali esiti, è tutto da vedere. Nel cast, anche Giulio Beranek e Francesco Brandi, quest’ultimo in una nevrotica e buffa incarnazione del maschio in crisi.
Muori di lei è prodotto da Nightswim (la società di Sardo e Ines Vasiljević) in associazione con Medusa Film, ed è coprodotto da Jelena Mitrović per Baš Čelik (Serbia). Le vendite estere del film sono affidate a Minerva Pictures Group e TVCO.
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