Recensione: Marmaille
- Con questo primo lungometraggio girato interamente in creolo a La Réunion, Grégory Lucilly traccia un toccante ritratto di un fratello e una sorella che lottano per ricostruire le loro vite nonostante l'abbandono

Il primo lungometraggio di Grégory Lucilly, Marmaille, è stato presentato al Love International Film Festival de Mons, dove ha partecipato al 40° Concorso e ha vinto il Premio della Giuria. Thomas (Maxime Calicharane) e Audrey (Brillana Domitille Clain), di 15 e 16 anni, vengono brutalmente respinti dalla madre, che li butta fuori di casa senza pensarci due volte, incurante del loro futuro. Vivendo di fatto per strada, i fratelli vengono affidati ai servizi sociali che, non avendo linee guida chiare per questo tipo di situazione, prevedono di affidarli a un istituto. Questo è ovviamente un doppio colpo per gli adolescenti, strappati dalle loro case e isolati dalle loro famiglie. Così, quando Audrey spiega di aver incontrato qualche volta il padre, tornato sull'isola da qualche mese, è necessario prendere una decisione: dovranno riallacciare i rapporti con questo padre, di cui non sanno nulla e che, guarda caso, si è ricostruito una vita e una famiglia lontano da loro. Audrey e Thomas condividono un destino comune, ma ognuno deve trovare la propria strada.
Thomas è appassionato di breakdance e particolarmente talentuoso. Il film si apre su una pista da ballo, in un'esplosione di corpi in movimento. Thomas ha appena vinto una gara, promessa di un futuro brillante, senza dubbio lontano dall'isola. Mentre la sua vita va a rotoli, lui si aggrappa al suo sogno, con la complicità delle istituzioni. La danza è un linguaggio con cui esprimere la sua rivolta, esternare la violenza, imporre la sua esistenza a una società che finora non gli ha dato spazio. È anche il fulcro di alcune scene suggestive, in cui i movimenti del corpo dicono più di quanto potrebbero dire le parole, grazie al talento folgorante di Maxime Calicharane, che prima di questo film era un ballerino nella vita reale e che ora è un vero attore.
Audrey, interpretata molto bene da Brillana Domitille Clain, è una giovane madre dal volto infantile, che porta sulle sue fragili spalle il peso della sua precoce genitorialità. Il padre, inevitabilmente immaturo, oscilla tra assenteismo e improvviso opportunismo quando alla giovane donna viene assegnato un appartamento. Priva di un modello familiare funzionante, Audrey può solo riprodurre modelli tanto logori quanto sbagliati, per poi sperimentarne il fallimento. In creolo, la parola "marmaille" significa bambini, coloro che compaiono nella vita degli adulti sopraffatti, coloro che vengono sacrificati per il loro fragile equilibrio. E mettere al mondo dei bambini è il destino di una ragazza, un destino a cui Audrey si oppone con tutte le sue forze.
Senza scadere nel pathos, il film non dice nulla del mondo ostile in cui vivono Thomas e Audrey. È un ritratto realistico, a livello umano, che non esotizza l'isola paradisiaca, che ne mostra gli aspetti più oscuri pur universalizzandoli, e che si permette anche, a volte, di vederne il lato più luminoso.
Marmaille è prodotto da Ciné Nominé, e coprodotto da Wrap Productions e Le Bureau Films (Francia). Le vendite internazionali sono a cura di The Bureau Sales e la distribuzione in Francia, dove il film è uscito lo scorso dicembre, è di Pan Distribution.
(Tradotto dal francese)
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