Recensione: Le assaggiatrici
- Nel suo primo period drama, Silvio Soldini si concentra sul punto di vista di un gruppo di donne che, nello spietato inganno collettivo del nazismo, subiscono violenza e sopraffazione maschile

Ossessionato dall’idea di essere avvelenato, Adolf Hitler aveva a disposizione una intera squadra scelta tra giovani donne ariane che assaggiava il suo cibo. Nessuno lo sapeva fino al dicembre 2012, quando la 95nne Margot Woelk ruppe il silenzio e raccontò in una intervista al quotidiano Berliner Zeitung di essere stata una di quelle donne. Partendo dal bestseller del 2018 di Rosella Postorino, racconto romanzato di quell’episodio storico, Silvio Soldini ha realizzato l’omonimo film Le assaggiatrici [+leggi anche:
intervista: Silvio Soldini
scheda film], scritto dal regista con Doriana Leondeff, Lucio Ricca, Cristina Comencini, Giulia Calenda e Ilaria Macchia. Il film ha aperto il Bif&st di Bari, e sarà nelle sale italiane dal 27 marzo con Vision Distribution.
Le assaggiatrici inizia con l’arrivo della protagonista Rosa (Elisa Schlott) a casa dei suoceri nel villaggio della Prussia orientale di Gross-Partsch, l'attuale Parcz, in Polonia. È il novembre del 1943, l’Armata Rossa sovietica avanza, l’aeronautica britannica ha lanciato le prime bombe su Berlino. Rosa è fuggita dalla capitale per un posto più sicuro, mentre il marito Gregor è sul fronte russo. Nel villaggio tutti sanno che a meno di tre chilometri di distanza, nel fitto bosco circondato dal filo spinato, si trova la Wolfsschanze (la Tana del Lupo), il quartier generale del fronte orientale di Hitler. Solo pochi giorni dopo le SS prelevano Rosa per portarla con altre sei giovani tedesche del luogo a Krausendorf (oggi Kruszewiec), dove i cuochi preparano il cibo per la Tana del Lupo. Rosa “la berlinese” è inizialmente guardata con sospetto ma poi accettata grazie ad un destino comune dalle altre ragazze, terrorizzate dal compito che è stato loro assegnato. Nel corso del film la protagonista stringe amicizia in particolare con la schiva e distaccata Elfriede (Alma Hasun).
L’immagine ricorrente che più si imprime nella mente dello spettatore è quella delle sette donne sedute intorno alla tavola imbandita, controllate dai soldati delle SS e il cuoco (Boris Aljinović) presenta i piatti e racconta alcuni particolari delle preferenze del Führer (“va matto per il cioccolato”). Il direttore della fotografia Renato Berta imprime alle immagini una qualità virata al bruno propria dei classici sulla guerra degli anni Settanta. Quando arriva la notizia che Gregor è disperso in Ucraina, Rosa perde ogni interesse per il suo futuro e, come a scacciare l’idea di morte, si abbandona ad una relazione segreta con il tenente delle SS Ziegler (Max Riemelt). La presa di coscienza da parte della protagonista degli orrori di quella guerra arriva dall’ufficiale, preso dai rimorsi per l’efferatezza con cui ha eseguito gli ordini superiori. Si tratta di poche frasi per arrivare ad una consapevolezza che avrebbe meritato spazio e profondità maggiori. Come ne La zona di interesse [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film], il centro della pura malvagità è molto vicino ma invisibile, ma qui la tensione che dovrebbe risultare dalla barbarie oltre il filo spinato non raggiunge mai un livello di guardia ed erompe piuttosto sbrigativamente ed in modo esitante con la rivelazione della presenza di una fuggitiva ebrea nel gruppo di donne.
Nel suo primo period drama, girato in lingua tedesca, Soldini si concentra soprattutto sul punto di vista delle donne, rispettando il romanzo e la sceneggiatura che si raccoglie attorno alla sorellanza tra donne che, all’interno di un grande inganno collettivo totalitarista che sta miseramente crollando, subiscono il coinvolgimento in questa spietata allucinazione maschile e una violenza che alla fine le vede sempre vittime. In tutte le guerre e in tutti i tempi. Nel film si accenna al fallito attentato del luglio 1944, con il comunicato alla radio di Hitler, illeso, che parla della conferma del “compito affidatomi dalla provvidenza”. Non ci ricorda le parole di un leader colpito da un proiettile all’orecchio nel luglio scorso?
Le assaggiatrici è una coproduzione Italia-Belgio-Svizzera di Lumière & Co. in associazione con Anteo, in coproduzione con Tarantula e Tellfilm, in collaborazione con Vision Distribution, che ne cura anche le vendite internazionali, e Sky.
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