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CINÉMA DU RÉEL 2025

Recensione: Je suis la nuit en plein midi

di 

- Gaspard Hirschi rivisita il Don Chisciotte con sorprendente e deliziosa audacia, tracciando la mappa di Marsiglia al seguito di un improbabile duo

Recensione: Je suis la nuit en plein midi

"L’avventura guida i nostri passi meglio di quanto avremmo mai potuto sperare". Come suggerisce questa frase del celebre capolavoro di Cervantes, è proprio nel cuore di avventure insolite e ricche di un fascino eccentricamente intelligente che Gaspard Hirschi ci porta con Je suis la nuit en plein midi, presentato in concorso al 47mo Festival Cinéma du réel e proiettato questa settimana anche al CPH:DOX.

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Perché è proprio un "Don Chisciotte, cavaliere dalla triste figura", stravagante e sregolato, quello che oggi si aggira in carne e ossa nei quartieri labirintici di Marsiglia, in groppa al suo destriero, sorretto da armatura, elmo, lancia e scudo, sotto gli sguardi incuriositi e beffardi della popolazione. Chi è questo folle (Manolo Bez) fuggito dal teatro equestre del Centauro, "venuto al mondo per ristabilire l'ordine della cavalleria errante", aiutare i diseredati, ritrovare la sua Dulcinea e avventarsi contro i caterpillar nei cantieri come tanti giganti? Affascinato, il fattorino di pizze Daniel Saïd si improvvisa Sancho Panza e, sul suo scooter, accompagna le peregrinazioni urbane di un eccentrico che si rivela meno folle di quanto sembri.

"Attraverseremo dieci paesi, incontreremo venti tribù". Re di Spagna, Château-Gombert, il Vélodrome, Noailles, Saint-Charles, Félix Pyat, il XIV arrondissement, ecc.: vagando per la città focese da Sud a Nord, di giorno e di notte, l'incredibile e improbabile duo diventa uno specchio sociologico di una città invasa dalla segregazione, dai residence e dalle strade chiuse, nonché dalla pericolosa economia del narcotraffico. Ma emerge anche una gioventù simpatica ed estremamente sfrenata, oasi nel deserto di cemento dei quartieri popolari (il fast-food solidale L’Après M), conversazioni esistenziali, strade secondarie e serate sotto le stelle. Aggiungete un pizzico di Storia (dalle case di campagna ai complessi residenziali), una mappa della geografia locale, un pizzico di filosofia (“essere prima di apparire”, o il concetto di eterotopia di Michel Foucault), un grido d’allarme per la biodiversità e uno stato d’animo libero dalle norme (“ascoltiamo, respiriamo, non facciamo nulla”), e otterrete un film documentario ibrido come nessun altro.

Richiedendo un po’ di tempo per adattarsi ai suoi meccanismi e flirtando a tratti con una narrazione caotica (e volutamente artigianale) degna del suo folle protagonista, Je suis la nuit en plein midi si rivela un'opera molto originale, al tempo stesso divertente e drammatica nella sua miscela di iperrealismo e filo "teatrale" di Arianna, creando con successo uno sguardo insolito sulla società circostante. Il tutto è cullato da musiche di grande bellezza (Asturiana di Manuel de Falla e Capricho árabe di Francisco Tárrega). Ma è anche una storia umana molto toccante perché, come dice infine Don Chisciotte-Emmanuel: "Sono felice perché in questa vita che non ha mantenuto tutte le sue promesse, ho almeno incontrato un amico fedele".

Je suis la nuit en plein midi è prodotto da Les Films de l’œil sauvage e coprodotto da Image de la ville, Théâtre du Centaure e Seconde Vague Productions.

(Tradotto dal francese)

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