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CPH:DOX 2025

Recensione: Flophouse America

di 

- Il primo lungometraggio documentario di Monica Strømdahl è uno sguardo intimo e doloroso su un ragazzo e i suoi genitori stretti nella morsa della dipendenza

Recensione: Flophouse America

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, la direttrice della fotografia e ora regista norvegese Monica Strømdahl offre un ritratto intimo e senza fronzoli della vita ai margini della società statunitense. Girato nel corso di tre anni, il suo documentario d'esordio cattura il complesso paesaggio emotivo del dodicenne Mikal, che vive con i suoi genitori in un fatiscente motel - uno dei tanti "flophouse" diventati tragici simboli di un sistema in crisi. Il film, presentato in anteprima mondiale nel concorso DOX:AWARD del CPH:DOX, ha ottenuto una Menzione speciale.

La macchina da presa di Strømdahl entra nel mondo angusto e caotico della famiglia con una tranquilla capacità di osservazione. La sua presenza non si fa mai sentire, permettendo ai suoi soggetti di muoversi con apparente libertà mentre si confrontano con le loro difficoltà quotidiane. Il risultato è un'esperienza di visione profondamente personale e dolorosa, soprattutto nei momenti di confronto, autolesionismo e crollo emotivo.

I genitori di Mikal, Tonya e Jason, sono stretti nella morsa della dipendenza. Nonostante l'evidente amore per il figlio, non riescono a liberarsi dalla routine di abuso di alcol e povertà che caratterizza la loro realtà quotidiana. Le tensioni aumentano costantemente, soprattutto dopo la prima metà del film.

Le numerose questioni etiche che circondano documentari di questo tipo - ad esempio, dove il confine tra osservazione e sfruttamento può diventare confuso - sono inevitabili e giustificate. Tuttavia Flophouse America non ha mai un approccio pornografico alla povertà. Al contrario, mostra con onestà e sfumature come l'abbandono sistemico, la precarietà economica e la mancanza di supporto per la salute mentale corrodano le fondamenta della vita familiare. In questo ambiente desolante, Strømdahl trova fragili momenti di tenerezza e resilienza, soprattutto in Mikal stesso, costretto a maturare troppo presto, ma ancora aggrappato alla speranza.

Jason emerge come una figura particolarmente convincente.  Meno consumato dalla dipendenza rispetto a Tonya, è abbastanza lucido da comprendere il decadimento della famiglia e fa del suo meglio - anche se in modo imperfetto - per sostenere Mikal. In tutto questo, una gentile presenza felina, l'amato gatto di Mikal, diventa un testimone silenzioso del tumulto quotidiano della famiglia, aggiungendo una nota poetica di calma in mezzo al caos.

L'occhio da direttrice della fotografia della Strømdahl è evidente in tutto: le sue composizioni sono precise e il suo tempismo istintivo. Rifugge dai sentimentalismi, ma non perde mai di vista la profonda umanità che si cela nel cuore dei suoi soggetti. Il suo ritratto del mondo interiore di Mikal, con il suo dolore, la sua forza e i suoi sogni di una vita al di là delle mura del motel, è alla base del film, che diventa così un raro e commovente coming of age nato dalle avversità e che parla a tutti coloro che, come Mikal, si trovano ad affrontare circostanze simili.

Ora che Mikal ha compiuto 18 anni e ha dato la sua approvazione, Flophouse America non è solo un risultato creativo straordinario, ma anche una testimonianza del suo percorso. Dedicato ai ragazzi vulnerabili di tutto il mondo, è un potente appello ad una maggiore attenzione e compassione.

Flophouse America è una produzione norvegese-olandese-statunitense di Fri Film in coproduzione con Basalt Film. La società di vendite Lightdox si occupa dei diritti internazionali.

(Tradotto dall'inglese)

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