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CPH:DOX 2025

Recensione: My Dear Théo

di 

- In questo inquietante diario di guerra, Alisa Kovalenko bilancia maternità e sopravvivenza, creando per suo figlio un crudo autoritratto dal fronte

Recensione: My Dear Théo

My Dear Théo di Alisa Kovalenko è un racconto profondamente intimo e straziante di guerra, amore e sopravvivenza, strutturato come una serie di lettere indirizzate al suo giovane figlio Théo. Presentato in anteprima nel concorso DOX:AWARD del CPH:DOX di quest'anno, il documentario vede la regista ucraina, ex soldatessa, offrire una prospettiva profondamente personale dal fronte, dove combatte contro l'invasione russa e, allo stesso tempo, documenta le proprie esperienze attraverso una lente cruda e senza filtri.

Kovalenko, già nota per We Will Not Fade Away [+leggi anche:
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, un documentario che esplorava l'impatto della guerra sulla gioventù ucraina, sposta il suo sguardo verso l'interno in My Dear Théo. Mentre i suoi lavori precedenti catturavano le lotte collettive di una generazione, questa volta crea un autoritratto intimo, fondendo le sue riflessioni personali con meditazioni più ampie sulla natura della guerra e sulla resilienza umana. Attraverso interventi diretti alla telecamera, momenti di osservazione silenziosa e raffigurazioni della vita militare, Kovalenko cuce insieme un complesso arazzo di emozioni, contrapponendo l'immobilità dell'attesa al caos di attacchi improvvisi. 

La struttura del film è definita dal suo formato epistolare, che permette ai pensieri della regista di fluire in modo naturale, liberi da vincoli narrativi convenzionali. Queste missive a Théo oscillano tra la cruda vulnerabilità e la stoica determinazione, esponendo le realtà contrastanti di una madre combattuta tra dovere e amore. La voce fuori campo di Kovalenko, spesso malinconica, è punteggiata da sequenze che mostrano il tacito cameratismo tra i soldati. Costretti a stare a stretto contatto, questi individui formano nuovi legami e famiglie surrogate, trovando conforto nelle esperienze condivise in mezzo alla minaccia sempre presente della violenza.

Dal punto di vista cinematografico, My Dear Théo colpisce per la sua chiarezza. Nonostante le condizioni estreme in cui è stato girato, Kovalenko riesce a comporre numerose immagini visivamente incontaminate, bilanciando la sensibilità estetica con l'immediatezza della documentazione bellica. Il suo lavoro di ripresa cattura l'inquietante tranquillità del campo di battaglia: le lunghe ore di immobilità che possono essere infrante in un istante dal fragore assordante dei bombardamenti. Questa fluidità temporale, in cui il tempo si dilata in modo imprevedibile tra azione e stasi, distingue My Dear Théo da altri documentari di guerra recenti, come 2000 Meters to Andriivka [+leggi anche:
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di Mstyslav Chernov, che privilegia le operazioni militari rispetto all'introspezione personale.

Ciò che emerge da My Dear Théo non è solo una cronaca di guerra, ma anche una testimonianza di resilienza. Kovalenko è allo stesso tempo moglie, madre, soldato e regista, incarnando molteplici identità in un paesaggio in cui la sopravvivenza spesso richiede la cancellazione dell'identità. Eppure resiste a questa cancellazione, affermando la sua esistenza e le sue emozioni attraverso le sue lettere e i suoi filmati. Il peso del suo desiderio, in particolare nei momenti in cui rivisita vecchi ricordi sereni, amplifica il tono profondamente malinconico del film.

Opera di coraggio sia cinematografico che umano, My Dear Théo è un documentario indimenticabile che ci ricorda cosa è veramente in gioco in Ucraina: non solo la terra, ma anche le vite e i cuori di coloro che sono coinvolti nel conflitto.

Produzione polacco-ceco-ucraina guidata da Haka Films, My Dear Théo è coprodotto da Moon Man, Ji.hlava e JB Films. La francese Stranger Films Sales si occupa delle vendite mondiali del film.

(Tradotto dall'inglese)

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