Recensione: La Muraille
- Callisto Mc Nulty ci catapulta in un mondo al contempo protetto e inquietante dove i cosiddetti lebbrosi hanno potuto curare le loro ferite lontano dal mondo esteriore

La Muraille, della regista e artista franco svizzera Callisto Mc Nulty, presentato in prima mondiale a Visions du Réel nella sezione Burning Lights, permette al pubblico di addentrarsi tra le mura di un luogo che ha rappresentato per anni la frontiera tra salute e malattia, tra normalità e mostruosità. Dopo Delphine et Carole, insoumuses [+leggi anche:
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intervista: Callisto Mc Nulty
scheda film], con il suo secondo lungometraggio Mc Nulty si interessa, al pari di sua nonna a coloro che sono stati troppo a lungo messi nell’ombra e zittiti. Finalmente, dopo anni di silenzio, la parola dei pazienti e del personale del sanatorio di Fontilles è, grazie al cinema, liberata e rivalorizzata.
Nel sud-est della Spagna si trova un muro che separa due mondi in apparenza inconciliabili: i sani e i malati, considerati contagiosi, esseri umani portatori di un morbo che li trasforma in cittadini di seconda classe. Il sanatorio di Fontilles è stato infatti una sorta di santuario per quanti e quante, malati di lebbra, venivano rigettati da una società che non sapeva o non voleva confrontarsi con le loro sofferenze. Il sanatorio offriva loro l'opportunità di vivere una vita dignitosa, senza nascondersi, tra persone che come loro erano stigmatizzate a causa della malattia. Senza giudicare, con precisione e empatia, Callisto Mc Nulty si addentra in questo mondo parallelo, per incontrare i testimoni e le testimoni di un passato non poi così lontano che sembra svanire sotto i nostri occhi. Le loro testimonianze, al contempo toccanti e coraggiose, ci permettono di accedere ad un passato che molti vorrebbero dimenticare, nel quale la malattia era percepita con terrore, causa di trasformazioni mostruose portatrici di un malessere che andava al di là del corpo. Ammalarsi di lebbra significava dover vivere con uno stigma non solo personale ma anche famigliare, il segno indelebile di un’anomalia che infettava tutta una generazione. Toccante e profonda è in questo senso la testimonianza del figlio di un malato che parla con emozione davanti alla cinepresa dell’angoscia di suo padre che temeva che, in quanto figlio, lui subisse la sua stessa sorte, quella di essere discriminato perché associato ad un morbo che ancora terrorizza.
La forza di La Muraille risiede nell’ambiguità stessa del luogo filmato, al contempo prigione e oasi dove “guarire” lontano dagli sguardi inquisitori di una società che non accetta nessuno scarto alla norma. Cosa significa essere diversi, non produttivi e fisicamente anomali in un mondo che ci vorrebbe tutti e tutte artificiosamente “perfetti”? L’ultimo film di Mc Nulty spinge il pubblico a confrontarsi con i propri limiti, con l’accettazione o il rigetto di corpi feriti da una malattia considerata a lungo come estremamente contagiosa. Il muro incredibilmente lungo che separa il villaggio dal sanatorio di Fontilles è stato eretto a causa della paura di un contagio considerato come imminente, un pericolo invisibile che doveva essere fermato. Grazie al cinema, la parola è data ai protagonisti e alle protagoniste di una storia che si preferirebbe dimenticare, un momento storico nel quale il panico ha preso il posto dell’empatia e dell’umanità.
In questo senso, La Muraille diventa una sorta di confessionale, un archivio di immagini che si trasformano in testimonianza diretta di una storia che merita di essere raccontata. Mc Nulty filma i suoi protagonisti con grande rispetto e poesia ridando alla loro parola e ai loro corpi feriti una dignità che gli è stata a lungo negata. I piccoli gesti del quotidiano: lisciare con meticolosità il lenzuolo del letto con delle mani irrigidite dalla malattia o ancora scambiare qualche parola amichevole con il personale della fondazione diventano atti politici, testimonianze di una lotta costante per esistere malgrado una differenza che marca a fuoco. La Muraille è un film potente, complesso e misterioso che ci confronta con le nostre paure, che ci obbliga a fermarci per guardarci dentro, senza fretta.
La Muraille è prodotto da Alva Film, Barberousse Films e la RTS Radio Télévisions suisse.
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