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VISIONS DU RÉEL 2025

Recensione: Colostrum

di 

- Sayaka Mizuno ritrae con grande sensibilità e poesia il quotidiano di personaggi che sembrano vivere fuori dal tempo, attorniati da una natura che li abbraccia fino quasi a soffocarli

Recensione: Colostrum

Colostrum della regista svizzera Sayaka Mizuno, presentato in prima mondiale a Visions du Réel nel Concorso Nazionale, ci catapulta in un decoro da sogno, tra le montagne di una Svizzera da cartolina. Malgrado quest’apparente perfezione, questa bellezza che sembra irreale, il film mostra fin da subito il rovescio della medaglia, le fatiche e i sacrifici di quelli che hanno scelto di abitare a stretto contatto con una natura incontaminata. Senza scadere nel miserabilismo ma al contrario trasformando la fatica in poesia, Sayaka Mizuno cattura il quotidiano di esseri umani che vivono al ritmo delle montagne.

Nel cuore delle montagne svizzere, in un alpeggio abbracciato da una natura dai colori abbaglianti, Pascal si occupa da solo della fattoria famigliare dopo la morte del padre e del fratello. Le sue giornate sono scandite da attività che svolge con la meticolosità e l’assiduità di un orefice: mungere una trentina di mucche diventate ormai parte della famiglia, tagliare e sistemare il fieno, lavare il pavimento della stalla o dare da mangiare ai vitellini appena nati. Come ogni anno la sua solitudine è rotta dall’arrivo di un volontario o una volontaria che lo aiuta nelle faticose mansioni quotidiane.

Sayaka Mizuno filma una di loro, Solène, una trentenne che vuole fuggire dalla città e passare un mese a contatto con la natura. Solène, che è particolarmente sensibile al benessere animale, è da subito attirata e preoccupata dal bestiame che popola la fattoria di Pascal. Malgrado quest’ultimo tratti le sue mucche come se facessero parte del suo “clan”, ognuna con il suo carattere e la sua storia, Solène sembra in un primo momento reticente alla mungitura degli animali, come se anche questo gesto, in apparenza banale, fosse in realtà frutto dell’imposizione dell’uomo. La visione che ha della natura e degli animali è frutto di una visione ecofemminista del mondo, di una ricerca profonda di verità al di là di qualsiasi forma di violenza o usurpazione. Durante questo periodo di coabitazione, momento sospeso nel quale si osservano per poi cautamente avvicinarsi, Pascal e Solène trovano il loro ritmo di crociera. Sorta di tacito compromesso tra visioni del mondo in un primo momento difficilmente compatibili, i due protagonisti scoprono di avere in comune molto di più di quello che credono, soprattutto per quanto riguarda l’amore per gli animali. Toccante è in questo senso la scena in cui Pascal aiuta una mucca a partorire per poi svezzare il vitellino, come se ne diventasse la madre di sostituzione. Questo gesto, per lui diventato quasi banale, si trasforma a sua insaputa in dimostrazione che il famoso “istinto materno” non ha nulla a che vedere con il genere, appannaggio di una presunta femminilità innata, ma piuttosto dell’essere umano in quanto tale. Deciso a trasmettere al piccolo le difese immunitarie della madre che lo proteggeranno nei primi mesi di vita, Pascal lo nutre con il colostrum, il latte prodotto dopo il parto. Sorta di metafora della potenza di una natura che si libera da qualsiasi stereotipo o binarismo, questa scena ci mostra il contadino in tutta la sua maestosa fragilità e sensibilità.

Colostrum è un’ode alla natura, un ritratto anticonformista di una Svizzera multi sfaccettata che tenta di far coabitare città e montagna, opulenza e semplicità in un andirivieni costante tra smania di progresso e tradizioni ancestrali. Sayako Mizuno ci invita a partecipare a un viaggio cinematografico emozionante e poeticamente contemplativo fino alla vetta più alta di una montagna che lotta per la sua sopravvivenza.

Colostrum è prodotto da Beauvoir Films in coproduzione con la RTS Radio Televisione Svizzera. La società francese Stranger Films Sales si occupa delle vendite all’internazionale.

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