Recensione: Storia di una notte
- Visivamente curato ma emotivamente glaciale, il dramma di Paolo Costella è una riflessione sulle conseguenze della perdita di un figlio sui legami familiari

Storia di una notte di Paolo Costella, nelle sale italiane dal 30 aprile da Piper Film dopo l’anteprima ad ottobre nella sezione Grand Public della Festa di Roma, affronta le conseguenze della perdita di un figlio sui legami familiari. Sulla incomunicabilità che deriva dal dolore per la morte inaspettata di un figlio si era espresso in modo quasi definitivo 24 anni fa Nanni Moretti con La stanza del figlio [+leggi anche:
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scheda film], Palma d’Oro a Cannes. Ed difficile ignorare l’impatto, negli ultimi anni, che hanno avuto il tormento distruttivo e totalizzante descritto in Alabama Monroe [+leggi anche:
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intervista: Felix van Groeningen
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scheda film] da Felix Van Groeningen o le conseguenze devastanti della perdita esplorate da Kornél Mundruczó con Pieces of a Woman [+leggi anche:
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intervista: Kornél Mundruczó e Kata Wé…
scheda film], per citarne solo due, mentre a fine anno Chloé Zhao ci darà con Hamnet una versione shakespeariana dell’argomento.
Liberamente tratto dal romanzo Nelle migliori famiglie di Angelo Mellone e sceneggiato dal regista con Tania Pedroni (L’uomo che verrà [+leggi anche:
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scheda film], Volevo nascondermi [+leggi anche:
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scheda film]), Storia di una notte racconta di una famiglia borghese apparentemente serena. Piero ed Elisabetta (interpretati da Giuseppe Battiston e Anna Foglietta) si sono sposati in giovane età, nonostante il dissenso della benestante famiglia di lei. Scopriamo presto che l’armonia è stata incrinata dalla tragica scomparsa del primogenito Flavio, vittima di un incidente, una morte di cui la coppia a finito per rimproverarsi a vicenda. Gli altri due figli adolescenti, Sara (Giulietta Rebeggiani) e Denis (Biagio Venditti), li convincono a festeggiare la vigilia di Natale sulla neve a Cortina d'Ampezzo, nello chalet dei nonni materni, come la famiglia faceva un tempo. Un incidente sugli sci che coinvolge Denis fa ripiombare la famiglia nell'incubo di una lunga notte d'attesa, attanagliata dal timore di perdere un secondo figlio (e fratello).
Paolo Costella è un regista e sceneggiatore di grande mestiere, pluripremiato (anche a Tribeca) per la sceneggiatura di Perfetti sconosciuti [+leggi anche:
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scheda film]. La sua filmografia è fatta essenzialmente di commedia di ottima fattura, e raramente ha affrontato storie drammatiche come quella trattata in questo film. La regia di Storia di una notte è calibratissima, il talento quasi esibito, come a compensare certi limiti della scrittura. La dinamica gopro nelle scene sulla neve, l’uso armonico degli spazi, fotografati con eleganza dal fedele Fabrizio Lucci anche nel crepuscolo invernale, danno il giusto respiro ai personaggi, facendoci dimenticare il rischio “cartolina” dell’ambientazione in una località di montagna simbolo della mondanità italiana e internazionale, e una certa insistenza sul product placement (in particolare il marchio dell’auto di famiglia). Alcune angolazioni oblique rendono l’idea della perdita di equilibrio familiare, mentre un’inquadratura con la camera al livello del pavimento o il drammatico plongée dal soffitto su una banale telefonata sono meno comprensibili.
È nella scrittura che il film ha difficoltà a dare forma all’irrompere del dolore in quell’esperienza devastante che può compromettere profondamente la relazione di coppia, e non riesce a esprimere l’incapacità dei protagonisti nel formulare la disperazione e andare verso una possibile ricomposizione familiare. I dialoghi artificiosi e poco focalizzati raffreddano ogni emotività, probabilmente nel tentativo di non cadere nel melodramma, da una parte, e dall’altra di rispecchiare stili familiari e norme sociali che invocano la moderazione per il vuoto acuto e lo smarrimento psicologico dovuto a un evento traumatico e profondamente destabilizzante come quello alla base del film. E persino le trovate drammaturgiche come quella dei due protagonisti che “immaginano” una versione alternativa dei fatti, in una sorta di sliding door emotiva, o la metafora naturalistica della cerva con il suo cucciolo (il branco assimilato alla famiglia) finiscono per risultare deboli e poco coinvolgenti.
Storia di una notte è prodotto da Tramp Limited con Rai Cinema.
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