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HOT DOCS 2025

Recensione: Supernatural

di 

- Il documentario di Ventura Durall suscita un senso di scetticismo e meraviglia attraverso la storia di un guaritore celebre e divisivo e della sua famiglia

Recensione: Supernatural

Nel suo ultimo film, Supernatural [+leggi anche:
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, il regista catalano Ventura Durall (Las dos vidas de Andrés Rabadán, La ofrenda [+leggi anche:
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) concepisce una meditazione emotiva e visivamente poetica sulla perenne tensione tra scienza e spiritualità. Presentato in anteprima mondiale nella competizione internazionale del Festival Internazionale del Documentario di Salonicco il mese scorso e ora in proiezione mondiale all'Hot Docs di Toronto, il lungometraggio indaga l'eredità di André Malby, un celebre quanto controverso guaritore la cui influenza si estende ben oltre la sua vita.

Legato a due figure contrastanti - Mathu, figlio di Malby e medico stoico, e Ana, un'attrice che crede che Malby l'abbia salvata con i suoi mezzi telepatici - Supernatural sembra inizialmente impostare uno scontro tra ragione empirica e fede mistica. Ma la narrazione di Durall si allontana da facili dicotomie. Al contrario, il film negozia abilmente gli spazi ambigui in cui logica e fede si intrecciano, mettendo a nudo ferite emotive non rimarginate e l'ineluttabile attrazione della storia personale.

Mathu, un uomo pratico che trova conforto nel fotografare gli uccelli, incarna il razionalismo e la distanza emotiva. Ana, al contrario, abbraccia pratiche olistiche ed è attenta alle proprie emozioni. Le loro interazioni si sviluppano attraverso viaggi, conversazioni intime e una lettura dei tarocchi che inquadra simbolicamente le loro divergenti visioni del mondo. Eppure man mano che la narrazione procede, le loro storie convergono e le barriere protettive di Mathu sembrano lentamente erodersi.

È da lodare che Durall e la sua macchina da presa seguano i protagonisti con tanto tatto e sensibilità. Nonostante questo lo spettatore può ben percepire che convincere Mathu a partecipare a questo film è stato un compito impegnativo e un processo delicato. In ogni caso la sua presenza conferisce al documentario una profondità necessaria.

Nello stesso tempo gli ampi filmati d'archivio - dalle apparizioni televisive di Malby alle teorie esoteriche registrate su cassetta - dipingono il ritratto vivido di un uomo che è stato allo stesso tempo un’attrazione mediatica e una figura magnetica ed enigmatica nella scena culturale spagnola degli anni Ottanta e Novanta.

Dal punto di vista visivo, Supernatural oscilla tra interviste concrete e sequenze oniriche: l'acqua che scorre, gli uccelli che si librano in volo e le texture eteree suggeriscono i regni intangibili in cui abitano Ana e Malby. Questi intermezzi lirici, combinati con immagini crude e intime di texture e silhouette, invitano lo spettatore a indugiare nell'incertezza, piuttosto che a trarre conclusioni affrettate.

Piuttosto che scegliere da che parte stare, Durall suggerisce che i sistemi di credenze, che siano razionali o mistiche, nascono da bisogni profondi di guarigione e di significato. Lentamente ma inesorabilmente, Supernatural riesce ad aprire una dimensione umanistica: siamo tutti vulnerabili alle storie a cui scegliamo di credere, e forse siamo sostenuti da esse.

Insomma Supernatural non si occupa tanto di dimostrare o confutare il soprannaturale, quanto di tracciare i paesaggi emotivi in cui la guarigione avviene, o non avviene. Si tratta di un'opera tenera e accurata, attenta sia allo scetticismo che alla meraviglia e che rimane a lungo nella mente dello spettatore dopo i titoli di coda.

Supernatural è prodotto dalla spagnola Nanouk Films, in coproduzione con la francese Massala Production e la belga Harald House. La londinese Taskovski Films si occupa delle vendite internazionali del film.

(Tradotto dall'inglese)

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