Recensione: L'isola degli idealisti
- Elisabetta Sgarbi porta sul grande schermo un romanzo del primo Giorgio Scerbanenco, uno dei padri del noir italiano, in un adattamento raffinato che rimane però molto letterario

“Non ho mai ospitato ladri braccati dalla polizia”, dice il pensoso Celestino (Tommaso Ragno), uno dei due figli, con la sorella scrittrice Carla (Michela Cescon), del gioviale ex direttore d'orchestra Antonio Reffi (Renato Carpentieri), proprietario di una magnifica villa sulla nebbiosa e fredda Isola della ginestra, al centro di un lago. Siamo a gennaio, negli anni Sessanta, nel raffinato noir L'isola degli idealisti, scritto (con Eugenio Lio), diretto e prodotto da Elisabetta Sgarbi, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore milanese nato a Kiev Giorgio Scerbanenco. Già in concorso alla Festa di Roma a ottobre 2024, il film è ora in sala dall'8 maggio con Fandango.
Celestino si sta rivolgendo ad una giovane coppia di ladri d’albergo che si è rifugiata nell’isola, braccata dalla polizia e ora sorpresa dal guardiano Giovanni (Tony Laudadio) e dal cane dobermann Pangloss: l’arrogante giocatore d’azzardo Guido (Renato De Simone) e la sensuale Beatrice (Elena Radonicich). Ex medico, ossessionato da una violinista di cui riguarda le immagini in super8, il pensoso Celestino propone alla coppia un patto bizzarro, certo di poter cambiare la loro vita. Non verranno denunciati al Commissario Carrua (Vincenzo Nemolato) che è già sulle loro tracce, se in cambio si sottoporranno ad un esperimento di “rieducazione”. I due, che in realtà si stanno nascondono ad un losco creditore chiamato Monsiù (Antonio Rezza), accettano di buon grado, con l’intenzione di manipolare la famiglia e rubare quel che possono da quella villa ricca di opere d’arte.
Diversi sono stati i film tratti dai libri di Scerbanenco, uno degli autori più influenti del noir italiano, in particolare dalla celebre quadrilogia di Duca Lamberti. La morte risale a ieri sera di Duccio Tessari è considerato uno dei migliori esempi di noir all’italiana, I ragazzi del massacro di Fernando Di Leo è stato uno dei primi e più fedeli adattamenti delle atmosfere scerbanenchiane mentre il celebre Milano calibro 9 del 1972 è diventato un classico del poliziesco italiano (con la colonna sonora di Ennio Morricone) incidendo profondamente nell’immaginario noir successivo.
Scritto tra il 1942 e il 1943, ritrovato dagli eredi e pubblicato solo nel 2018 da La Nave di Teseo fondata da Elisabetta Sgarbi con Umberto Eco, L'isola degli idealisti gettava soltanto i semi di quella durezza sociale e quella tensione, espresse dai dialoghi taglienti, per le quali i romanzi successi saranno così apprezzati. Lo stesso personaggio di Celestino non è altro che un abbozzo di quello che sarà Duca Lamberti, medico radiato dall’albo per aver praticato un’eutanasia e che aiuta la legge nelle indagini più difficili. Ma la regista lo ha scelto probabilmente per la sua distanza dal noir puro e per quella propensione a raccontare la classe borghese agiata che si misura con una generazione di “senza tetto né legge”, con la pretesa idealistica e illusoria di offrirle redenzione. E spostando lo sguardo sull’affascinante e ambigua figura femminile di Beatrice e sulle donne che vivono sull’isola, in metaforico isolamento. Non c’è il feroce realismo urbano che caratterizza i film tratti da Scerbanenco, ma una pura riflessione sulla responsabilità e la possibilità di cambiare e diventare qualcosa di diverso, in un gioco delle parti recitato volutamente in una forma che ne custodisca la provenienza letteraria.
L'isola degli idealisti è prodotto da Bibi Film e Betty Wrong con Rai Cinema.
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