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FILM / RECENSIONI Germania / Italia

Recensione: Paternal Leave

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- Il film di esordio di Alissa Jung racconta senza retorica ma con troppa esitazione il rapporto di un'adolescente con il padre che non ha mai conosciuto, interpretato da Luca Marinelli

Recensione: Paternal Leave
Luca Marinelli e Juli Grabenhenrich in Paternal Leave

Paolo (Luca Marinelli) è un istruttore di surf quarantenne che gestisce un lido sulla riviera romagnola. È pieno inverno quando nella sua vita piomba una quindicenne tedesca di nome Leona, detta Leo (la berlinese esordiente Juli Grabenhenrich). L’adolescente è fuggita da casa dopo aver scoperto un video su Youtube del padre che non ha mai conosciuto e che la madre le nascondeva. Ora ha un indirizzo in Italia. Ed eccola finalmente di fronte a un impacciato e riluttante papà. Presentato nella sezione Generation 14plus della Berlinale (premiato dalla AG Kino Gilde dei cinema d’essai) e proiettato di recente al Bellaria Film Festival, la coproduzione tedesco-italiana Paternal Leave [+leggi anche:
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arriva ora nelle sale italiane il 15 maggio distribuito da Vision Distribution. Si tratta dell’esordio alla regia di Alissa Jung, nota al pubblico tedesco soprattutto come attrice televisiva di successo, e moglie di Marinelli.

“Ho molte domande ma non so se voglio sapere le risposte”.  La combattiva e tenace Leo si scontra contro un muro fatto di esitazioni e paure. Colto di sorpresa, il padre reagisce nascondendo la testa sotto la sabbia. Eppure Paolo ha una bambina (Joy Falletti Cardillo) con la sua ex Valeria (Gaia Rinaldi) di cui sa occuparsi con grande cura e tenerezza. Leo lo osserva e la sua rabbia cresce per questa esclusione da parte di un uomo che non ha saputo assumersi le proprie responsabilità dopo quell’avventura estiva con una giovane donna tedesca. “Eravamo giovani, ero paralizzato”, le urla lui. “Ora non voglio commettere lo stesso errore. Devo occuparmi di loro”.

Ci sono momenti di avvicinamento tra padre e figlia, con una comunicazione non verbale – la scena in cui fanno surf sul mare gelido e poi mentre osservano le colonie di fenicotteri che popolano il Delta del Po - e scatti di collera improvvisa da parte di entrambi, che la direttrice della fotografia austriaca Carolina Steinbrecher cattura bene con primi piani angolosi e bruschi del volto di  Juli Grabenhenrich, sullo sfondo delle dune della spiaggia invernale o tra le saline e le paludi di Comacchio, poetica oasi dei fenicotteri rosi. Il protagonista della recente serie M - Il figlio del secolo [+leggi anche:
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esprime qui con laconicità tutta la fragilità di una generazione e di un padre moderno incapace di mettersi in gioco. Ma confronti e scontri si ripetono per tutta la durata del film senza un vero sviluppo narrativo. C’è un altro padre inadeguato in questa storia, che non incontriamo se non attraverso le parole di un ragazzo locale (Arturo Gabbriellini) che diventa amico di Leo. In cerca di una identità sessuale, Edoardo ha in comune con la ragazza tedesca l’impossibilità di stabilire un reale contatto padre-figlio e lo dimostra l’occhio nero che gli ha procurato il padre, terrorizzato dalla possibilità che il figlio sia gay.

Non c’è retorica in questa perdente resa dei conti familiare, ma alcuni elementi fortemente metaforici, come i fenicotteri – animali che praticano la genitorialità cooperativa – non aiutano questo tentativo di esplorare la consapevolezza della paternità e le scelte affettive, da una parte, e lo sforzo impulsivo, viscerale, furioso di colmare un vuoto affettivo e identitario lasciato da quell’assenza, da parte di Leo.

Paternal Leave è prodotto da The Match Factory (che vende il film all’estero) e Wildside (società del gruppo Fremantle), in collaborazione con Vision Distribution, Rai Cinema e Sky.


Photogallery 16/02/2025: Berlinale 2025 - Paternal Leave

23 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Alissa Jung
© 2024 Dario Caruso for Cineuropa - dario-caruso.fr, @studio.photo.dar, Dario Caruso

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