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FILM / RECENSIONI Ungheria

Recensione: Beyond Rock Bottom

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- Il documentario di Ádám Miklós esplora con sensibilità il percorso di due giovani che lottano contro la tossicodipendenza attraverso il potere terapeutico dell’arrampicata su roccia

Recensione: Beyond Rock Bottom

Di documentari sulla tossicodipendenza, sui traumi che vi sono dietro e sui tentativi di uscirne se ne sono visti parecchi negli ultimi anni, al cinema e in tv. Eppure, l’ungherese Ádám Miklós riesce ad offrire con il suo documentario Beyond Rock Bottom una prospettiva inedita su questo tema ultra sensibile, che solitamente porta a scavare nell’intimità delle persone e a metterle a nudo davanti alla telecamera. Il regista, anche sceneggiatore, direttore della fotografia e montatore del film, approfondisce infatti un metodo di recupero che viene adottato in un centro di Budapest, il Megálló, una struttura gestita da ex tossici che utilizzano metodi innovativi per superare la dipendenza. In questo caso, si tratta dell’arrampicata su roccia. E la lotta per la salvezza dalle droghe, con tutta la fatica che ci vuole e il pericolo costante di ricadere, assume – arrampicati su quelle pareti a decine di metri da terra – una forma più che mai concreta e tangibile.

Presentato in prima mondiale all’ultimo Festival di Varsavia (menzione speciale nel Concorso Documentari) e proiettato nei giorni scorsi in concorso al 9° Riviera International Film Festival, a Sestri Levante, Beyond Rock Bottom si concentra su due giovani ospiti del centro, la studentessa di liceo Boróka e il 28enne Szilveszter, e li segue per un anno, contando con loro i giorni che li separano dall’ultima dose. Sorprende la normalità di questa ragazza e di questo ragazzo: hanno facce pulite, una casa, sogni nel cassetto. Eppure, Boróka è cresciuta in una famiglia disfunzionale e si è fatta di ecstasy tutti i giorni per nove mesi, fino a perdere i sensi, mentre Szilveszter ha cominciato a drogarsi perché in conflitto col padre per via della sua omosessualità, e ora vuole disintossicarsi “per non morire”.

Può sembrare una banalità, ma è proprio l’attaccamento alla vita e la voglia di assaporarne appieno gli odori, i sapori, le emozioni (“mi sento come se smettessi di esistere quando mi drogo”, ci dice Boróka, “c’è un mondo fuori, ma dentro il nulla”) che emerge forte da questo racconto di giovani vite deviate dalle sostanze, spesso all’oscuro di parenti e amici, ma determinate a rimettersi in carreggiata, non senza enormi difficoltà. Accettare sé stessi è come scalare una montagna. Le scene più emozionanti sono proprio quelle che vedono i nostri protagonisti lottare con tutte le loro forze per arrivare fino in cima. Si trema (“non ho mai avuto così tanta paura in vita mia”, confessa Szilveszter), ci si ferma, si cade, si piange e poi si ricomincia. Quando ti arrampichi, ci viene spiegato, i sintomi dell’astinenza spariscono. L’importante è non mollare, mai. E lo spettatore non può che fare il tifo per Boróka e Szilveszter, e per tutti coloro che si rialzano.

Beyond Rock Bottom è prodotto da Arrabona Studio, società co-fondata dallo stesso Ádám Miklós, con FocusFox Studio, ed è stato realizzato con il supporto dell'Incubator Program dell National Film Institute, che ne guida le vendite internazionali.

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