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CANNES 2025 Concorso

Recensione: Sound of Falling

di 

- CANNES 2025: Con il suo secondo lungometraggio, la regista tedesca Mascha Schilinski amplia le possibilità del film in costume

Recensione: Sound of Falling
Hanna Heckt in Sound of Falling

Per la tedesca Mascha Schilinski, il cinema è sia uno specchio che un portale verso un mondo di sentimenti. Anche se ha diretto solo due lungometraggi finora, il suo eccezionale approccio alla narrazione fa risaltare il suo nome. In concorso ufficiale a Cannes, il suo secondo film, Sound of Falling [+leggi anche:
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, accenderà sicuramente i riflettori sulla regista tedesca più di quanto non abbia fatto in passato, visto che il suo debutto del 2017, Dark Blue Girl [+leggi anche:
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, fu proiettato nella sezione Perspektive Deutsches Kino della Berlinale. Molto dipende da ogni singola immagine in Sound of Falling, con una narrazione che unisce quattro ragazze di decenni diversi in un unico cortile. È anche un brillante esempio di come utilizzare la forma in modo misurato per offrire un dramma sommesso su scala epica, dove ogni scena può essere sia la prima che l'ultima.

Non che l'ambientazione in sé sia particolarmente bella: il film si svolge nelle stanze, nei corridoi e nel cortile di una fattoria nella zona rurale dell'Altmark (“la culla della Prussia”) nel corso di più di un secolo, fino ai giorni nostri. Alma (Hanna Heckt), Angelika (Lena Urzendowsky), Lenka (Laeni Geiseler) ed Erika (Lea Drinda) non si incontrano mai, ma sono collegate fra loro dall'edificio e il territorio. Sì, Sound of Falling è un film spettrale, dove tutto è infestato: gli angoli e le fessure della casa, il chiostro interno, il vicino fiume Elba, così come la storia e il cinema come forma d'arte: tutto questo è presente nell'atmosfera inquietante, nata dalla collaborazione involontaria (almeno all'inizio) tra la regista e la co-sceneggiatrice Louise Peter.

Per dare corpo all'atmosfera cupa del film, Schilinski collabora ancora una volta con un nutrito team di sound design, tra cui la compositrice gotico-classica Anna von Hausswolff (Personal Shopper [+leggi anche:
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), mentre il suo abituale direttore della fotografia, Fabian Gamper, fa emergere l'aspetto spettrale in varie immagini viscerali, come quella di una gamba amputata, di una persona che vomita o di un corpo messo a riposo. Il concetto di dolore fantasma ricorre ripetutamente e funge da forte metafora dell'oppressione politica e sociale, soprattutto in relazione alle donne. In modo appropriato, Gamper ci mostra gli interni della casa – a volte decorati, tenuti in modo impeccabile dai domestici, oppure fatiscenti e in attesa di essere modernizzati – mentre la sua macchina da presa ritrae i corpi di donne, giovani e anziane.

Sound of Falling ti fa attraversare lo specchio e ti riporta indietro, rendendo irrilevante la domanda “chi sta guardando?”, con inquadrature in soggettiva che occasionalmente bucano il linguaggio visivo più "oggettivo" in modi a volte stridenti. Eppure, descrivere il lavoro della macchina da presa come “soggettivo” non coglie appieno l'interazione tra estetica e trama. Per esempio, ci sono alcune scene in cui il discorso diretto squarcia il velo di un dramma d'epoca: le ragazze incrociano lo sguardo con la macchina da presa (e con lo spettatore) e l'inquadratura si ferma. Tali composizioni emanano tutta l'inquietudine delle prime fotografie in cui era facile credere che l'obiettivo della macchina fotografica potesse imprigionare l'anima di una persona. Nonostante sia un'opera che presta così tanta attenzione alle superfici, Sound of Falling respinge la solita accusa di superficialità rivolta all'uso estensivo del formalismo, poiché tratta le superfici come lo strato esterno di un organismo vivente e respirante, che sia una donna o una casa.

Sound of Falling è prodotto da Studio Zentral (Germania) e ZDF Germany; mk2 cura le vendite internazionali.

(Tradotto dall'inglese)

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