Recensione: Two Prosecutors
- CANNES 2025: Sergei Loznitsa torna alla fiction con un racconto incalzante e magistralmente messo in scena sulla giustizia comunista all'apice del terrore stalinista

“Viviamo in tempi difficili, immagino che lei lo sappia”. È in un mondo di rassegnazione obbligata e ostinata, di sguardi surrettizi, di sospetti paranoici, di situazioni soppesate con infinita cautela e di acuti doppi sensi burocratici, un pericoloso gioco del gatto e del topo che Sergei Loznitsa ci spinge, con l'immenso talento che gli conosciamo, con Two Prosecutors [+leggi anche:
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scheda film], presentato in concorso al 78mo Festival di Cannes. Tornando alla fiction il regista ucraino si tuffa nel 1937, sviscerando con metodo e arte il cuore oscuro del totalitarismo staliniano nel bel mezzo di una frenesia di purghe e manette, creando un'atmosfera generale di paura e silenzio, e persino di crudele soddisfazione da parte dei carnefici. È un'atmosfera mortifera che ricorda le dittature di tutte le epoche, compresa quella odierna...
“Non sarà protetto dal rischio di infezioni”. “Sai dov'è ora il suo predecessore?”. In carica da tre mesi, il giovane procuratore Kornev (Alexander Kuznetsov) non si lascia intimidire dalle insinuazioni del governatore del carcere di Bryansk, che cerca in tutti i modi di impedirgli di visitare il detenuto Stepniak (Alexander Filippenko) nella cella 84 del blocco 5, che è riuscito a far arrivare un messaggio (“ho informazioni vitali”) al di fuori delle mura del complesso ultrasicuro nello straordinario prologo del film. Ma per quanto tenace, Kornev non ha ancora idea di quanto la sua ricerca della verità lo porterà nel blocco speciale riservato ai controrivoluzionari. Facendosi aprire le porte, si mette in grave pericolo, e qui inizia una corsa contro il tempo che lo porterà fino a Mosca, nell'ufficio del procuratore generale Vishynsky (Anatoly Beliy).
“Ascoltate quello che ho da dire e guardate!" I personaggi perfettamente tratteggiati e la notevole resa atmosferica di Sergei Loznitsa (esaltata dalle fantastiche inquadrature del direttore della fotografia rumeno Oleg Mutu) danno vita a un film eccellente, condensato e intenso nel suo ritmo cesellato. Prendendosi tutto il tempo necessario per studiare le espressioni dei volti, le suggestioni delle parole, il pesante clima carcerario, il mondo ovattato e quasi kafkiano del centro del potere, iniettando al contempo un pizzico di suspense e di umorismo (molto) nero nelle tribolazioni del suo eroe idealista, che già sente o immagina il fiato dell'NKVD (poi ribattezzato MVD) sul collo, il regista ci consegna un'immagine impietosa (basata su una sceneggiatura ispirata a un romanzo di Georgi Demidov, fisico epurato sotto Stalin e inviato nei Gulag), un messaggio incisivo di denuncia di un sistema satanico corrotto che divora i suoi stessi figli, e un'opera cinematografica di altissimo livello.
Two Prosecutors è prodotto da SBS Productions (Francia) con Avanpost Media (Romania), Looks Filmproduktionen (Germania), Atoms & Void (Paesi Bassi), White Picture (Lettonia) e Studio Uljana Kim (Lituania). Coproduction Office si occupa delle vendite internazionali.
(Tradotto dal francese)
Photogallery 14/05/2025: Cannes 2025 - Two Prosecutors
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© 2025 Fabrizio de Gennaro for Cineuropa - fadege.it, @fadege.it
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