CANNES 2025 Semaine de la Critique
Recensione: Des preuves d’amour
- CANNES 2025: Ella Rumpf e Monia Chokri brillano nei panni di due pioniere della procreazione assistita nel film d'esordio di Alice Douard, che ritrae con precisione l'intimità della coppia e la maternità

"Bisogna portare il caos dentro di sé per far nascere una stella danzante". Questa citazione di Nietzsche, inserita nell'ampio racconto del salto nel buio di due donne che attendono un figlio, all'alba del matrimonio gay e delle possibilità di adozione, illumina con grande acutezza il senso profondo del primo lungometraggio di Alice Douard, Des preuves d’amour [+leggi anche:
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scheda film], svelato in proiezione speciale alla Semaine de la Critique del 78mo Festival di Cannes.
Perché se l'amore e la prospettiva di diventare genitori non hanno genere, a volte ci sono anche "valzer indecifrabili", emozioni contraddittorie, paradossi, desideri incerti, gioia e malinconia, ricongiungimenti con il passato e proiezioni nel futuro nell'urgenza del presente, e legami più o meno facili da formare o rompere. Insomma, c'è la vita, ed è proprio nel cuore di questa gestazione che la regista francese ha scelto di immergersi seguendo le trentenni Céline (Ella Rumpf) e Nadia (Monia Chokri).
"Prima dell'adozione, è come se sua moglie avesse fatto un bambino da sola". Nello studio della sua avvocata (Jeanne Herry), Céline scopre i misteri della procedura che deve seguire scrupolosamente per avere la possibilità di diventare ufficialmente la madre della bambina che aspetta con la sua compagna (e ora moglie) Nadia, che porta in grembo il bambino concepito in Danimarca tramite donazione di sperma. Deve raccogliere foto che dimostrino il suo legame con Nadia (viaggi, gravidanza, ecc.) e 15 testimonianze scritte di persone care che confermino che lei desidera questo bambino e che è stata presente fin dall'inizio della sua vita. Quindi, deve organizzarsi perché il parto è previsto tre mesi dopo, e le due donne stanno anche iniziando a materializzare, con eccitazione e ansia, la loro futura quotidianità da giovani genitori. Ma per Céline, c'è un'ulteriore difficoltà: il suo rapporto emotivo più che complicato con la madre, una famosa pianista internazionale (Noémie Lvovsky).
Sostenuto dalla potenza delle parole (un'ottima sceneggiatura con numerosi dialoghi scritta dalla regista) e dalla brillante qualità delle sue interpreti principali, Des preuves d’amour riesce a trasfigurare un argomento certamente affascinante ma relativamente "tecnico" (prendendosi il tempo di chiarire le problematiche individuali e sociali) in un'opera di finzione ispirata, nello stile di un diario personale. Un'incarnazione estremamente accattivante catturata con vitalità (e con piccoli tocchi di commedia e romanticismo) grazie a una forte inclinazione verso lunghe inquadrature di discussioni e all'esplorazione del linguaggio del corpo, per un'opera prima che centra il suo obiettivo con significato e valore.
Des preuves d'amour è prodotto da Apsara Films e coprodotto da Les Films de June e da France 2 Cinéma. Pulsar Content guida le vendite internazionali.
(Tradotto dal francese)
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