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CANNES 2025 Proiezioni speciali

Recensione: Dites-lui que je l’aime

di 

- CANNES 2025: L'attrice francese Romane Bohringer realizza un documentario personale e generoso su queste donne rimaste orfane delle loro madri prima di diventare madri loro stesse

Recensione: Dites-lui que je l’aime
Clémentine Autain e Romane Bohringer in Dites-lui que je l’aime

Romane Bohringer, nota e apprezzata attrice francese, ha presentato il suo secondo film da regista, Dites-lui que je l’aime, tra le Proiezioni speciali del 78mo Festival di Cannes. Con questo nuovo progetto documentario, prosegue il filone autobiografico già esplorato nel suo primo lungometraggio, L’amour flou [+leggi anche:
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, la storia di due genitori che non si amano più, ma che si vogliono ancora bene, e scelgono di vivere sullo stesso piano, con i loro figli come trait d'union.

In Dites-lui que je t’aime Romane Bohringer si interroga sul suo mal d'amore e sulla paura dell'abbandono, sentimenti che la ossessionano e che risalgono alla partenza, poi alla morte della madre, nella prima infanzia. Ma per arrivarci, parte dalla storia di un'altra donna. Una sera, mentre guarda la tv, la vede. Clémentine Autain viene a presentare il suo libro, Dites-lui que je t’aime, di cui un'altra donna, Christine Angot, le parla. Evoca sua madre che se n'è andata troppo presto, un'attrice il cui ruolo migliore non è stato quello di madre, ma il cui amore cerca di riscoprire. Queste donne parlano e ascoltano. Romane conosce la storia di Clémentine. È quella di una ragazza che vive il destino della madre come una maledizione, che sfida ogni giorno della sua vita. Quella di un'assenza che genera un sentimento di abbandono anche in età adulta. Il dramma della regista è che pensa di non avere più ricordi. Grazie al libro e alla testimonianza di Clémentine, riuscirà a recuperare molto più di quanto pensasse.

Romane Bohringer esplora qui il campo del cinema documentario, con una prospettiva femminile e in prima persona, un'esplorazione genealogica di traumi familiari rievocati attraverso gli strumenti della finzione (si pensi in particolare a Little Girl Blue [+leggi anche:
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o La Mère de tous les mensonges, due film anch'essi in programma a Cannes, il secondo dei quali ha ricevuto l'Oeil d'Or ex aequo). Ibrida i formati, rimette in scena le sedute terapeutiche per far avanzare la storia, fa leggere il suo testo a Clémentine Autain in studio, trasforma i suoi ricordi d'infanzia in piccole finzioni interpretate da attrici, prima di assumere infine il cuore pulsante del suo approccio, l'indagine che la porta sulle tracce di sua madre, una figlia sacrificata durante la decolonizzazione e la guerra d'Indocina, una bambina meticcia adottata da francesi violenti e poi abbandonata, a cui l'amministrazione che ha perso i suoi documenti dirà che non esiste. Fuori dai sentieri battuti del documentario e della finzione, concedendosi un sentimentalismo dichiarato, la regista sceglie di aprire le porte della sua intimità (lei che, attraverso la sua celebre discendenza, il padre, l'attore Richard Bohringer, ha sempre vissuto una forma di notorietà) per guidare gli altri verso una migliore comprensione della propria storia. Anche se il formato a volte pende molto verso lo spettacolo, in particolare nelle ricostruzioni dei ricordi d'infanzia, dimostra comunque una vera generosità, attraverso un approccio incarnato, popolare e accessibile.

Dites-lui que je l’aime è prodotto da Escazal Films (Francia). Le vendite internazionali sono gestite da Kinology.

(Tradotto dal francese)

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