Recensione: Eagles of the Republic
- CANNES 2025: Tarik Saleh completa la sua trilogia del Cairo con un delizioso film noir su bugie e verità, spingendo una star del grande schermo a scelte difficili in un campo minato

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scheda film], presentato in concorso al 78mo Festival di Cannes. Rivisitando i classici, con un eroe ambivalente che pattuglia la città a bordo della sua vecchia Jaguar decappottabile, una femme fatale, i circoli del potere militare che si vantano della loro propaganda culturale, un "consigliere" burattinaio onnisciente, sconfinamenti in zone pericolose, un'aria di cospirazione e tradimento e un patto faustiano stretto sotto costrizione, il regista svedese di origine egiziana riesce con successo nel suo tentativo di riprodurre questo particolare genere cinematografico nella terra dei Faraoni, conquistando il pubblico con la sua semplicità.
"Il mio consiglio è di stare molto attenti quando si parla del presidente". L'attore George Fahmy (un perfetto Fares Fares) si ritrova in un bel pasticcio durante le riprese di La volontà del popolo, perché non è felicissimo di aver finalmente accettato di interpretare il ruolo del principale statista egiziano, il feldmaresciallo al-Sisi. Leggenda vivente del cinema nazionale, bevitore e donnaiolo seriale, separato dalla moglie e ora convivente con una donna (Lyna Khoudri) abbastanza giovane da poter essere sua figlia, George si credeva intoccabile a causa della sua immensa popolarità. Lavorare per il regime? Non ne era affatto entusiasta, nonostante il consiglio del suo agente ("non sono il tipo di persone a cui dire di no"). Ma cambia presto idea dopo alcune minacce ben formulate, sia di natura professionale che privata.
George non lo sa ancora, ma non ha più le chiavi del suo destino, e la sua impotenza non fa che aumentare con l'aumentare della complessità della situazione. Incapace di comprenderne tutti i dettagli, persiste inconsapevolmente nelle sue manovre da Casanova, questa volta con la moglie del ministro della Guerra (Zineb Triki). Ma, stavolta, sotto l'occhio vigile del Dottor Mansour (Amr Waked), nonostante la sua magistrale interpretazione ("le parole sono gli abiti delle nostre emozioni"), il nostro avventuriero del grande schermo si ritrova a pronunciare "parole e sentimenti che non gli appartengono affatto", ma che appartengono a un mondo ben preciso, i cui abitanti indossano uniformi sia davanti che dietro le telecamere e che lavorano per creare un'immagine leggendaria di sé nell'immaginario collettivo, fomentando al contempo trame dietro le quinte...
"Rilassatevi. Siamo tra di noi. Siamo lo scudo di questo Paese, le Aquile della Repubblica. Chiedeteci quello che volete". Con questo terzo capitolo della sua trilogia del Cairo, Tarik Saleh rivolge con un tocco cinematografico vellutato (i talentuosi Pierre Aïm alla direzione della fotografia e Alexandre Desplat alle musiche) un sorriso astuto allo spettatore, invitandolo a non farsi troppe domande, ma a lasciarsi coinvolgere in una storia romantica fatta di suspense e colpi di scena padroneggiati in modo eccellente, che dispensa anche, a piccoli tocchi, qualche lezione di storia sotto la superficie del percorso di un individuo che ha familiarità con le maschere, ma è caduto nella trappola di un sistema.
Eagles of the Republic è prodotto dalla società svedese Unlimited Stories e dalla società francese Memento Production con Apparaten (Svezia), Ström Pictures (Danimarca) e Arte France Cinéma. Playtime cura le vendite internazionali.
(Tradotto dal francese)
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