CANNES 2025 Semaine de la Critique
Recensione: Imago
- CANNES 2025: Il documentario a combustione lenta di Déni Oumar Pitsaev, che combina riflessione personale e contesto sociopolitico, racconta il suo emozionante ritorno alle radici

Selezionato per la Semaine de la Critique di Cannes di quest'anno, Imago segue il quarantenne Déni Oumar Pitsaev, regista e protagonista, mentre torna in una valle georgiana al confine con la sua Cecenia natale, che ha lasciato all'età di soli sei mesi, per confrontarsi con le sue radici e ricongiungersi con la sua famiglia. Poiché Pitsaev non può tornare in Cecenia per motivi politici, sua madre gli ha comprato un pezzo di terra nel Pankisi, un'enclave linguistica e religiosa popolata principalmente da ceceni che hanno deciso di fuggire dalla guerra e hanno trovato rifugio in Georgia. Dopo aver vissuto sia in Kazakistan che in Russia, e aver studiato in Belgio e Francia (dove attualmente risiede), il regista ha ritenuto che questo evento valesse la pena di essere documentato. Incorporando alcuni elementi di fantasia, o meglio, leggermente manipolati, ha scelto di trasformarlo in un film.
Il documentario presenta sia il contesto politico della storia, che rimane per lo più sullo sfondo, sia una prospettiva personale che prevale. Le persone con cui Pitsaev parla, principalmente familiari e amici, appaiono come parte di un viaggio introspettivo. Le conversazioni riguardano principalmente le loro esperienze personali e come queste si intersecano con dinamiche politiche e sociali più ampie. Ciononostante, uno dei punti di forza di Imago risiede nella sua capacità di mantenere questo equilibrio senza ricorrere a facili escamotage o dialoghi superficiali.
Un tema ricorrente nel film è il matrimonio e, per estensione, i figli. Dal suo lontano cugino Daoud, medaglia di bronzo olimpica di judo per la Georgia, alla madre, molti di coloro che circondano il protagonista esprimono preoccupazione per il fatto che non si sia ancora sistemato. Questa dinamica probabilmente troverà eco negli spettatori che hanno familiarità con la pressione di dover spiegare le proprie scelte di vita personale alla famiglia, soprattutto quando tali scelte non sono facili da articolare. Un punto focale del film è il rapporto del protagonista con i suoi genitori, in particolare il rapporto teso con il padre. Un amico del posto, Irakli, sembra essere l'unico in grado di comprendere appieno il conflitto interiore di Pitsaev, offrendo alcuni dei momenti più toccanti del film.
Imago affronta temi impegnativi con un tono misurato, aumentando gradualmente la sua intensità. Il film è decisamente un crescendo lento, che raggiunge il suo apice emotivo nella parte finale, quando emerge la tensione tra Pitsaev e suo padre. Il documentario a tratti appare disomogeneo (o, meglio, troppo lungo) e avrebbe beneficiato di alcuni tagli strategici. I montatori Dounia Sichov (Return to Seoul [+leggi anche:
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Il film ha sicuramente molto da dire e può vantare immagini di grande impatto, che si adattano sia agli spettatori interessati ai contesti politici sia a quelli attratti da narrazioni intime e incentrate sulla famiglia. Purtroppo, finisce per risultare poco invitante per un pubblico più ampio e, in definitiva, pur rappresentando un'ottima selezione al festival, rimane meno accessibile al grande pubblico.
Imago è prodotto dalla francese Triptyque Films e coprodotto dalla belga Need Productions. Rediance cura le vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
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