email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

FILM / RECENSIONI Paesi Bassi

Recensione: I Shall See

di 

- Il film d’esordio di Mercedes Stalenhoef racconta le difficoltà che affronta un’adolescente dopo aver perso la vista

Recensione: I Shall See
Aiko Beemsterboer in I Shall See

Riflettendo sul tema dei sogni e della cecità nel suo debutto cinematografico, I Shall See [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
(presentato in anteprima mondiale all'IFFR 2025), la regista olandese Mercedes Stalenhoef racconta la storia di Lot (Aiko Beemsterboer), un’adolescente che perde la vista a causa di una tragica serie di eventi. Questo dramma sul passaggio all’età adulta fa parte del programma EUROPE! Voices of Women+ in Film, un’iniziativa dell’European Film Promotion (EFP) che si terrà a giugno in collaborazione con il Festival di Sydney.

Lot è un’adolescente vivace e appassionata di immersioni subacquee, con una vita piena di entusiasmo per il futuro che l’aspetta. Ma già nei primi minuti del film, quella speranza viene spezzata. Durante i festeggiamenti di Capodanno, il suo tentativo di accendere la miccia di un fuoco d’artificio si trasforma in un incidente devastante: i bagliori accecanti e i detriti le provocano gravi lesioni agli occhi.

Da quel momento inizia il doloroso percorso di Lot per confrontarsi con la sua nuova realtà, un cammino interpretato con grande intensità da Beemsterboer. Addentrandosi nella complessità di questa esperienza, il film mostra come la strada verso l’accettazione sia piena di rifiuti e resistenze. Lot si vede fin da subito nel suo rifiuto di riconoscere la disabilità — “Non sono disabile”, urla a sua madre — nella sua riluttanza a iscriversi a un centro di riabilitazione e persino nel rifiuto di usare il bastone bianco, che forse simboleggia per lei un’ammissione troppo precoce della sua condizione, mentre nutre ancora la speranza che la vista possa migliorare.

Il suo percorso è ulteriormente complicato dalle difficoltà dell' adolescenza, che comportano dolori e scelte discutibili. Il film indaga come la cecità aggravi questi cambiamenti, ridefinendo i concetti di intimità, autonomia e capacità di agire. In una scena toccante, Lot deve chiamare un membro della famiglia per controllare se i suoi pantaloni presentano segni del ciclo mestruale. In un'altra, leggermente ubriaca e visibilmente a disagio per la conversazione dei suoi amici sui prossimi esami finali e sui progetti universitari, giura di “superarli” tutti.

Beemsterboer è affiancata da Minne Koole, che interpreta Micha, un ragazzo più giovane, e da Edward Stelder, che interpreta Ed, una figura paterna per Lot. Micha e Ed sono un sostegno fondamentale per lei al centro di riabilitazione: insieme partecipano a vari laboratori, si scambiano storie di avventure e mezze verità, e spesso trovano conforto nel bere, fumare e dormire per affrontare la difficile realtà che condividono. In questa nuova condizione, i sogni diventano una via di fuga dalla “vita da ciechi”. Nei sogni di Lot i suoi occhi sono ancora sani e può vedere, cosa che rende ancora più difficile il risveglio. Questo cambia dopo una chiacchierata con Micha, che confessa che il suo unico desiderio è dormire “proprio perché così riesce a vedere”. Anche Lot inizia a dare valore ai suoi sogni, arrivando persino a prendere sonniferi per rubare qualche ora di sonno.

Per gran parte dei suoi 96 minuti, la fotografia di Mark van Aller segue da vicino l’esperienza di Lot, accompagnandola da una scena all’altra. La macchina da presa si concentra sul suo volto e evita inquadrature complete degli altri personaggi, che appaiono solo in brevi scorci o come voci che le ruotano intorno. L’uso di inquadrature strette è particolarmente efficace nel raccontare il mondo di Lot, ormai ridotto allo spazio immediatamente intorno a lei — volti parziali, superfici, o il bastone che sfiora il terreno.

Queste inquadrature si alternano a quelle dal suo punto di vista, oscurato da macchie scure e sfocature. Il film utilizza toni freddi per riflettere il distacco emotivo della protagonista, in contrasto con le sequenze oniriche radiose. L'ingresso in questi sogni è spesso segnato da motivi visivi o uditivi elementari – fuoco, vento o (l'attrazione dell'acqua profonda) – accompagnati dal sound design caleidoscopico di Michel Schöpping. Per quanto riguarda le interpretazioni, esse brillano nelle scene che descrivono i tratti più difficili del viaggio di Lot, ricchi di intensità e di alti e bassi emotivi. Alcuni momenti, però, avrebbero giovato di pause più calme e di una maggiore profondità emotiva.

I Shall See è una produzione della casa olandese di Labyrint Film, che si occupa anche delle vendite internazionali.

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy